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Il babà : la storia



La storia del babà, uno dei più tipici dolci napoletani, è molto romanzata, ma anche molto controversa.
Partiamo dai dati certi: la figura centrale nella storia del babà è quella di tal Stanislao Leszczynski. Chi fu costui? Stanislao Leszczynski è stato re di Polonia, per pochi anni, agli inizi del settecento. Successivamente fu costretto all'esilio, anche se dorato, alla corte parigina di Luigi XIV del quale divenne anche suocero. A seguito poi di altri accadimenti, gli fu riconosciuto il titolo di Duca di Lorena.
Di certo era un provetto cuoco e non disdegnava gli alcolici; sembrerebbe quindi che si debba a lui l'invenzione della "bagna", elemento centrale nella preparazione del babà. Non è certo neanche quando ciò sia accaduto, ovverosia se la cosa avvenne in Polonia o, in seguito, in Lorena.
La tesi più probabile afferma che Stanislao Leszczynski, durante il suo Regno in Polonia, avrebbe immerso nel rum, liquore di cui era un fanatico consumatore, un Kugepolos, dolce polacco molto simile al panettone di oggi.
Assaporando il dolce bagnato, e rimanendo colpito dalla bontà del risultato, avrebbe poi esclamato per la gioia "Ali babà!", a mò di un nostro "per la miseria!", da cui il nome della prelibatezza. Avrebbe influito in questa naturale esclamazione la passione di Stanislao per i racconti delle "Mille e una notte".
Il dolce sarebbe stato rielaborato anni dopo da un brillante e giovane cuoco, tal Stohrer, suo servitore al Ducato di Lorena.
Questo è quello che la "Storia del babà" ci dice circa la nascita del dolce.
Successivamente il dolce prese il nome di Savarin, in onore di un noto politico nonché gastronomo francese di fine settecento, Brillat-Savarin.
Si devono invece a tal Julien, pasticciere parigino della seconda metà dell'ottocento, una serie di modifiche fondamentali: in primo luogo Julien eliminò il ricorso all'uva e all'uvetta nell'impasto e poi adottò la forma della ciambella.
E' comunque a Napoli che il babà ha successivamente avuto la sua definitiva consacrazione, nelle forme e nel sapore noti in tutto il mondo, diventando un emblema della pasticceria napoletana.   

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