Serenata senza nome è un romanzo giallo di Maurizio de Giovanni pubblicato nel mese di Giugno 2016, esattamente un anno dopo Anime di vetro. Si tratta del nono romanzo con protagonista il commissario Ricciardi.
In Serenata senza nome abbiamo un'ulteriore ma, ovviamente, lenta evoluzione della storia del rapporto tra il nostro bel commissario e la sua Enrica; non per merito del protagonista (ci mancherebbe...) ma della ragazza che decide di non accettare il fidanzamento con l'ufficiale tedesco, il maggiore Manfred Kaspar von Brauchitsch, preferendo rimanere in attesa di un possibile futuro avvicinamento da parte di Ricciardi.
Serenata senza nome è il secondo romanzo della Trilogia della Canzone, dopo Anime di vetro; la trama assegna un ruolo importante ad una canzone dell'antica tradizione napoletana. Questa volta il brano è Voce 'e notte.
La storia del romanzo scorre nel mese di Ottobre 1932, mese caratterizzato da un pessimo clima e da pioggie torrenziali; non è la prima volta che le storie di Ricciardi sono ambientate in un contesto climatico poco... napoletano.
La trama principale è, ancora una volta, "accompagnata" da un'avventura di Maione, chiamato ad intervenire dal suo grande cuore in aiuto di Bambinella.
I consueti...:
Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi
Il brigadiere Raffaele Maione
Il vicequestore Angelo Garzo
Il
dottor Bruno Modo
Nelide
Bambinella
Enrica Colombo
Livia Lucani
Falco
Il maggiore Manfred Kaspar von Brauchitsch
Bianca Borgati dei marchesi di Zisa, contessa Palmieri di Roccaspina
Tanino
E ancora:
Romualdo Palmieri, Conte di Roccaspina
Vincenzo Sannino, detto Vinnie The Snake
Cettina
Costantino Irace
Avvocato Capone
Michelangelo Taliercio
Penny Wright
Jack Biasin
Paolo Forino
Gerardo Merolla
Nicola Martuscelli
Luisella Bartoli di Castronuovo
Duca Carlo Maria Marangolo
Gustavo 'a zoccola
E, sopra di tutti:
Il Fatto
Ottobre 1932: in un vicolo della zona degli Orefici viene ritrovato il cadavere di Costantino Irace. Già ad un primissimo esame risulta evidente che la vittima sia stata picchiata selvaggiamente prima di ricevere il colpo mortale alla tempia destra.
Sembra un caso di facile e scontata soluzione: Irace ha ricevuto, solo qualche ora prima di morire, una minaccia di morte da parte di Vincenzo Sannino; si tratta di un famoso pugile, già campione del mondo dei medio-massimi, notissimo nel mondo sportivo; ha fatto grande clamore il suo ritiro dall'attività agonistica, da detentore del Titolo, a seguito della morte del suo avversario sul ring causata dal suo colpo preferito, un vero "marchio di fabbrica": il gancio sinistro.
Vince è il vecchio fidanzatino di Cettina, moglie della vittima, donna che lui vorrebbe riconquistare. Il caso appare quindi banale: il reo aveva sia il movente che le capacità per portare a termine quell'omicidio. Inoltre non ha alcun alibi: afferma di non ricordare nulla di quella notte lasciando intendere, lui stesso, che potrebbe essere stato lui a uccidere la vittima.
Spingono verso una rapida incriminazione del pugile le indicazioni che arrivano da Roma al superiore di Ricciardi, l'ossequioso Garzo: Vince è mal visto dal regime fascista perché considerato un vigliacco, un pessimo esempio per la gioventù littoria per la sua decisione di ritirarsi. In fondo, nel combattimento, ha ucciso "solo" un nero!
Il nostro Ricciardi non tralascia comunque altre ipotesi investigative, anche se costretto a mettere in stato di fermo Vince per tener buono il suo superiore: altri avrebbero tratto vantaggio dalla morte di Costantino Irace; ad esempio, il commerciante Gerardo Merolla che, riuscendo a soffiare un importantissimo affare alla vittima, avrebbe potuto rimettere in sesto la propria attività commerciale, ridando slancio alla propria azienda giunta, oramai al limite del fallimento.
Come sempre, Ricciardi avrà l'intuizione decisiva che comunicherà al fido Maione. Troverà facilmente i dovuti riscontri.
La soluzione sarà coerente con la frase
ascoltata da Il Fatto "tu, di nuovo tu, tu, di nuovo tu, un'altra volta tu, di nuovo tu". E, questa volta più che mai, rispetterà la nota teoria di Ricciardi: "Si uccide per fame o per amore".