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La condanna del sangue

La primavera del commissario Ricciardi




La condanna del sangue, la primavera del Commissario Ricciardi (2008) è un romanzo giallo di Maurizio de Giovanni. Il protagonista della storia è il commissario Ricciardi e l'ambientazione è quella della Napoli dei primi anni '30; a voler essere precisi, La condanna del sangue, alla pari degli altri tre romanzi che costituiscono il Ciclo delle stagioni e al romanzo Per mano mia, è ambientato nel 1931.



La condanna del sangue: I personaggi



La copertina della Condanna del sangue, nella edizione originaria della Fandango Ecco la copertina della Condanna del sangue, nell'edizione originaria della Fandango
I consueti...:
Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi
Il brigadiere Raffaele Maione
Il vicequestore Angelo Garzo
Ponte
Il dottor Bruno Modo
Bambinella
Rosa Vaglio
Enrica Colombo
Lucia Maione


E ancora:
Carmela Calise
Nunzia e Antonietta Petrone
Emma e Ruggero Serra di Arpaja
Filomena Russo
Gaetano e Rituccia
Tonino e Concetta Iodice
Attilio Romor
Teresa
Umberto Passarelli



E, sopra di tutti:
Il Fatto



La condanna del sangue: la trama



Primi giorni della primavera 1931; in un appartamento della Sanità viene ritrovato il cadavere di Carmela Calise. Si tratta di un evidente caso di omicidio.

Ricciardi, seguito dal brigadiere Maione e dalle guardie Cesarano e Camarda, risale via Toledo per raggiungere il luogo del delitto alla SanitàRicciardi, seguito dal brigadiere Maione e dalle guardie Cesarano e Camarda, risale via Toledo per raggiungere la Sanità (*)
Le indagini sono affidate al commissario Ricciardi, della squadra mobile della Regia Questura di Napoli, coadiuvato, come sempre, dal brigadiere Maione.

Il corpo della vittima presenta chiari segni di violenza post mortem, provocati da una gragnuola di calci.
Carmela Calise apparirebbe essere stata una tranquilla vecchietta a riposo, una persona per bene, senza alcun segreto.
La realtà è ben altra; sin dalle prime indagini gli inquirenti accertano che la Calise svolgeva, in maniera "imprenditoriale", ben due particolari attività: leggeva le carte, riuscendo misteriosamente ad indovinare tutto della vita dei creduloni che le si affidavano, e prestava i soldi ad usura.
Le indagini proseguono e coinvolgono anche personaggi della Napoli che conta; come sempre, in queste circostanze, interviene il vice-questore Garzo ad ammonire Ricciardi ad evitare di disturbare le persone potenti.
Il suicidio di uno dei sospettati sembrerebbe dettare una facile soluzione al caso; Ricciardi, non convinto, prosegue nelle indagini e riesce a concluderle provocando, grazie ad un'accurata messinscena, la reazione dell'omicida.
Nel romanzo viene poi raccontata un'altra storia, completamete slegata dal caso Calise; una bellissima donna, abitante nei Quartieri, viene sfregiata. Nel suo dramma viene aiutata dal brigadiere Maione, colpito dal fascino della signora e deciso a scoprire da solo, vista la reticenza della donna, l'autore del crimine. Anche questo caso troverà soluzione.

(*) Disegno di Nunzio Esposito


La condanna del sangue: alcune osservazioni


Nel romanzo La condanna del sangue per la prima volta i due timidi innamorati, il commissario Ricciardi e la sua Enrica, si parlano: Enrica, infatti, fa parte del lungo elenco di clienti della Calise-indovina e viene convocata dalla polizia per testimoniare; quindi i due "piccioncini", per puro caso, si ritrovano uno di fronte l'altro in un ufficio della Questura: peggior occasione per la conoscenza non poteva immaginarsi!

Il commissario Ricciardi è anche in questo romanzo perseguitato da Il Fatto; come in tutti gli altri casi, la frase che in questa occasione riesce a recepire dalla vittima (" 'O padreterno non è mercante ca pava 'o sabbato") non rappresenta alcuna utile prova; è solo un elemento rispetto al quale l'ipotesi di soluzione finale dovrà risultare coerente.
In La condanna del sangue vi è invece un utilizzo voluto del Fatto per fare chiarezza sul comportamento di uno strano vedovo sessantenne; in questo caso, Ricciardi si reca sul posto dove la moglie di questi si è uccisa, per recepire l'ultimo pensiero della signora e potere vagliare la buona fede dei comportamenti del marito.

Sul rapporto tra Ricciardi e Tata Rosa, illuminante questo periodo: "...affrontava Tata Rosa come si fa con la pioggia: si aspetta che finisca cercando di bagnarsi il meno possibile".

Nello sviluppo della storia, assume un ruolo importante la rappresentazione teatrale proposta in quei giorni della primavera 1931 da una brillante compagnia di recente formazione. Non risulta difficile comprendere che si tratta della Compagnia dei fratelli De Filippo. Neanche troppo celati i riferimenti al caratteraccio di Eduardo ed alla bravura di Peppino e Titina.

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