Il posto di ognuno, l'estate del Commissario Ricciardi (2009) è probabilmente il più "riuscito" romanzo giallo del cosidetto Ciclo delle stagioni di Maurizio de Giovanni.
Il protagonista della storia è ancora una volta il commissario Ricciardi e l'ambientazione è quella della calda estate napoletana del 1931.
In questo romanzo sono presenti tutti i temi delle storie del "commissario senza cappello": la sua personale dannazione (il fenomeno de Il Fatto), le sue due storie d'amore, originali e platoniche, il regime fascista incombente, il "fare giustizia" non rispettando in pieno le regole del Codice Penale, i tanti e curatissimi personaggi, dal superiore Garzo, interessato esclusivamente a non pestare i piedi ai potenti, al dottor Modo, e poi il brigadiere Maione, sua moglie Lucia, don Pierino, tata Rosa e Bambinella.
Nella calda estate del 1931 l'omicidio della duchessa Adriana Musso di Camparino mette in subbuglio l'alta società napoletana, non solo per l'alto lignaggio della vittima, moglie in seconde nozze del vecchio
Duca di Camparino, ma anche e soprattutto per la relazione esistente, e mai celata, tra la signora e un influente giornalista del Roma, Mario Capece.
Conduce le indagini il commissario Ricciardi, della squadra mobile della Regia Questura di Napoli, coadiuvato, come sempre, dal brigadiere Maione.
Diverse le persone che avrebbero avuto interesse a eliminare la duchessa Adriana; tra questi il marito, ormai in fin di vita, sconvolto dai tanti tradimenti perpetuati dalla moglie, e che si sarebbe potuto avvalere come esecutrice materiale del delitto della fida e robusta Concetta, sua governante da sempre. Per le stesse ragioni, suo figlio, Ettore, avrebbe desiderato la morte della matrigna.
Anche il suo amante ufficiale, il giornalista Capece, avrebbe potuto decidere di uccidere la donna, in un impeto di folle gelosia.
Queste tre ipotesi rovinano il sonno al vice questore Garzo: il superiore di Ricciardi trema al pensiero di un duca o di un influente giornalista in manette!
Le indagini portano successivamente a delle nuove possibili soluzioni, nel caso avvalorate dalle confessioni, più o meno convincenti, dei possibili colpevoli.
Quando sembra che il giallo sia completamente risolto, Ricciardi, non sentendosi pienamente soddisfatto, continua le indagini; tra l'altro, l'ultimo pensiero della vittima a lui ben noto grazie a Il Fatto ("L'anello, l'anello, hai tolto l'anello, l'anello mi manca."), non sembra del tutto coerente con quella che appare la soluzione finale.
Si arriva, quindi, solo nelle ultimissime pagine del romanzo alla ricostruzione completa e corretta dei tragici fatti che hanno portato alla morte della duchessa.
(*) Disegno di Nunzio Esposito
La storia del romanzo Il posto di ognuno, incentrata sulla relazione tra un giornalista e un'affascinante signora dell'alta società, ricorda un fatto di cronaca nera dei primi anni '80: l'omicidio della signora Anna Grimaldi, facoltosa esponente della Napoli-bene che all'epoca intratteneva una relazione con il giornalista del Mattino Ciro Paglia. Dell'omicidio fu accusata la moglie del Paglia, la giornalista Elena Massa che riuscì, nei vari gradi di giudizio, a dimostrare la propria innocenza.
Una rapida descrizione dell'indefesso lavoro del custode Sciarra:
"Sciarra, il custode, stava rammazzando il cortile, cercando di tenersi all'ombra, che però era ormai pulitissima.".
La tragica descrizione della stanza dove il duca Matteo di Camparino, malato in fin di vita, trascorre gli ultimi momenti della sua esistenza:
"La stanza dove Matteo Musso duca di Camparino stava perdendo la sua ultima battaglia era immersa nell'oscurità. Si sentiva odore di disinfettante e putrefazione, di liscivia e di orina vecchia, di medicinali e di polvere. L'olezzo della morte, riconobbe Ricciardi.".
Le indagini si intrecciano con una bella storia, quella della gelosia dell'ormai maturo brigadiere Maione nei confronti della moglie Lucia; elemento scatenante di questo sentimento, un'osservazione di Lucia sul fisico magro del fruttivendolo Ciruzzo: osservazione più che sufficiente per scatenare la reazione di Raffaele Maione che si concretizza in una dieta severissima e in un atteggiamento scostante nei confronti della moglie.
E' una situazione che, in piccolo, ricorda la storia di Sabato, domenica e lunedì .
In questo romanzo Il Fatto svolge il suo abituale ruolo; la frase che Ricciardi ascolta dalla vittima non costituisce una prova di colpevolezza; in altre parole, il nostro commissario non è aiutato nella ricerca del colpevole da quella frase. Questa rappresenta piuttosto un indizio rispetto al quale l'ipotesi di soluzione finale deve risultare coerente.
Anche in questa storia, Ricciardi "manipola" la verità finale per fare giustizia sostanziale e non solo formale.