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Sabato, Domenica e lunedì




Eduardo scrisse Sabato, Domenica e Lunedì nel 1959. Si tratta di una commedia moderna, che tratta di argomenti per l'epoca "contestatari", come ebbe modo di commentare lo stesso Eduardo De Filippo.
A differenza delle altre commedie più famose del drammaturgo napoletano, manca oggi la possiblità di poter assistere ad una sua personale realizzazione televisiva, in quanto è andata persa la copia della versione che Eduardo realizzò per la Rai nei primi anni '60.
Come noto, Eduardo ha diretto e interpretato tutte le sue grandi opere per la TV, in particolare in una prima serie, in bianco e nero, dei primi anni '60, ed in una seconda, a colori, degli anni '70 e oggi queste opere, sono tutte, con l'eccezione, per l'appunto, di Sabato, Domenica e Lunedì, facilmente reperibili in formato DVD, oltre ad essere periodicamente riproposte dalla Rai.
Rosa Piscopo, nell'interpretazione di Sophia Loren Rosa Piscopo, nell'interpretazione di Sophia Loren
Sabato, Domenica e Lunedì è stata poi oggetto di una rappresentazione in un film-tv del 1990 per Canale 5, in una edizione nobilitata dalla regia della Wertmuller e dalla presenza di grandi attori (e non solo...): ricordiamo, pertanto, l'interpretazione della Loren nel ruolo della protagonista Rosa Piscopo, di Luca De Filippo nella parte del marito Peppino Priore, di Pupella Maggio come zia Memè, di un grande Enzo Cannavale nella parte del nonno, di Luciano De Crescenzo, il ragioniere Ianniello, ed anche della Mussolini nella parte di Giulianella.
La RAI ha prodotto una versione di Sabato, Domenica e Lunedì nel 2004, con regia a cura di Toni Servillo. Sua anche l'interpretazione del personaggio principale, Peppino; il ruolo di Rosa fu affidato ad Anna Bonaiuto. Tutto sommato una versione passata alquanto sotto silenzio.
Finalmente la RAI ha di nuovo riproposto Sabato, Domenica e Lunedì affidandone la realizzazione a Massimo Ranieri, nell'ambito di un ciclo di quattro commedie di Eduardo riviste dal "ragazzo di Santa Lucia".
La commedia, andata in onda a maggio del 2012, è piaciuta e non poco! Probabilmente nella generale lusinghiera valutazione ha giocato un ruolo importante il fatto che gli spettatori non avevano presente, come confronto, una realizzazione a cura di Eduardo stesso.

(Ringraziamo Emanuela Catalano per la realizzazione del servizio)


Gli argomenti trattati:


Sabato, Domenica e Lunedì: la trama


(a cura di Emanuela Catalano)


Rosa Piscopo e Peppino Priore sono sposati da più di trent’anni; vivono in casa Piscopo assieme all’anziano Don Antonio, padre della signora. Da alcuni mesi tra marito e moglie cresce un dissapore, alimentato da profonde gelosie, che l’uno cela all’altro in una mutua incomprensione.
Dal matrimonio sono nati tre figli, ormai grandi: Roberto, ingegnere, professionista affermato, sposato con Maria Carolina,  Giulianella fidanzata con Federico, ma smaniosa, grazie ai consigli della zia Amalia, di trovare una strada “artistica“, Rocco, terzogenito, prediletto del nonno, che dopo avergli pagato gli studi in Inghilterra, gli sta per aprire un suo negozio nel centro della nuova moda partenopea, Via Calabritto.
Col passare degli anni nella grande casa si sono venuti a stabilire anche Amelia, sorella di Peppino, vedova, col figlio Attilio, e Raffaele,  fratello di Peppino  e   Amelia, scapolo, impiegato di banca  e attore dilettante.
Donna Rosa è aiutata da Virginia, la cameriera, una giovane con una vicenda familiare molto triste: il fratello, Michele, “stonato” dagli eventi bellici, soffre di crisi di violenza e aggressività che sfoga massacrando di botte ignari passanti, da lui astutamente sollecitati, rovinandosi la vita e rovinandola ai malcapitati e in primis alla sorella che si sente responsabile di quei comportamenti violenti che non riesce ad arginare.
Nei tre atti della commedia emergeranno gli effetti dei sentimenti compressi dall’incapacità di comunicazione causata dagli egoismi e dalle gelosie personali che porteranno Rosa e Peppino a comportamenti gravi di per sè stessi, che giungono a sfiorare il ridicolo e  che potrebbero compromettere la serenità di molti.
Enzo Cannavale nella parte del papà di RosaEnzo Cannavale nella parte del papà di Rosa
Sabato, la scena si apre in una grande cucina non ammodernata agli anni ’50, dove campeggiano ancora il focolare in muratura e il lavello in pietra, sovrastato dalla “cannella” dell’acqua. L’ampio ambiente che ci riempie i polmoni e il cuore per l’odore di soffritto che già fa presagire il gusto “do’rraù”, ha un angolo pieno di forme per cappelli, feltri, ferri, panni: è il regno di Don Antonio, cappellaio per sempre, nonostante la confusione dovuta all’età avanzata. Questa antica strumenteria è il ricordo del suo negozio di cappelli artigianali al Rettifilo, che ormai da tanti anni è stato trasformato dal genero Peppino, ex commesso della cappelleria, in un negozio più al passo con i tempi: ”Piscopo e Priore abbigliamento e cappelli”, cosa che fa soffrire ancora molto Don Antonio.
Rosa e Virginia allestiscono o’rraù, Virginia piange sia per le preoccupazioni che per le cipolle che va affettando e Rosa cerca di consolarla e di capire i fatti. Ad uno ad uno vediamo comparire quasi tutti i personaggi fin qui elencati, entrano nella cucina e, con poche battute, si mostrano: Peppino che rientra dal negozio in anticipo e di umore “acido”, Amelia, “Zia Memè” saccente e scocciante femminista ante litteram, che però usa ancora modi ottocenteschi per dominare i “maschi”, la tutela o meglio, la pseudo tutela, della loro salute, ergendosi a medico praticone, dietologa e terapeuta, riducendo in tal modo, i malcapitati maschi in esseri subordinati alla sua volontà fino alla morte, così è stato per il marito di cui è già vedova e così è del figlio Attilio, che da giovane sveglio e capace per il commercio, si è già trasformato in un malato cronico.
Giulianella,  che vorrebbe uscire dallo stereotipo della donna moglie e madre, anche istigata dai consigli della zia, ha però un fidanzato col quale si comporta con le modalità tipiche della donna in caccia di marito. Rocco assieme a Federico, amico suo e fidanzato di Giulianella. I due fidanzati hanno appena litigato e continueranno. Don Antonio che approfitta per “rimettere in forma” il cappello di Peppino, slabbrandolo e allargandolo.
Compaiono anche, in fine dell’atto, i coniugi Ianniello, vicini del piano di sopra, che sono stati invitati da Rosa al pranzo domenicale. Sono venuti a portare una prelibatezza, i “purpitelli” che piacciono tanto a Donna Rosa. Proprio questa circostanza fa peggiorare tanto l’umore di Peppino da consigliare agli Ianniello di ritirarsi a casa anticipatamente.
Rimasti in presenza dei soli familiari la discussione tra Rosa e Peppino, già iniziata, evolve negli strepiti prima di Peppino e poi di  Rosa che lascia tutti di stucco con la sua veemenza.
Il Sabato e l’atto terminano con Rosa che, tornata in cucina, singhiozzando, spezza gli “zita” che man mano depone tintinnanti in una scodella, mentre il ragù “peppia” sul focolare alle sue spalle.
Domenica: il sipario si apre nella sala da pranzo dove  il tavolo predisposto per il pranzo domenicale domina la scena. Don Antonio riceve il sarto Catiello per la prova del vestito, Virginia svolge le sue mansioni seguita passo passo dal fratello che ha condotto con sé per evitare che, in preda ad una crisi vada a “sfogarsi” nel solito modo, Rosa appare per dare ordini. Peppino, rimasto solo con Michele lo autorizza a picchiare  come fa in strada, senza timore del rispetto per la casa che lo ospita. Raffaele cerca la “casacca” da Pulcinella stiratagli dalla cognata e richiede un pranzo anticipato alle 12 per potersi recare in teatro per la “pomeridiana”; Amelia permette al figlio di andare a teatro con Raffaele e quindi ad anticipare anche lui il pasto domenicale, che in casa Priore si serve alle 14.
Arrivano i signori Ianniello, con una cassata, dolce preferito da Donna Rosa. Peppino rimasto solo con il Ragioniere fa entrare Michele, che è pronto ad aggredire seguendo lo schema che gli è abituale, ma Ianniello , senza nulla sospettare, sfugge alla pericolosa situazione grazie alla passione per la fotografia. Giungono Roberto e Maria Carolina con un’altra cassata ed infine il dottor Cefercola, giovane medico, invitato  di Amelia. Sono già tutti accomodati a tavola, Virginia chiama Don  Antonio e arriva anche Rocco, subito inizia una discussione tra lui e Giulianella per permettere a Federico di partecipare al pranzo; dopo un drammatico intervento del Nonno, Federico sale e il pranzo ha inizio con l’arrivo di Rosa e dei piatti col ragù.
Raffaele e Attilio, salutano e si recano a teatro, ma le frasi scambiate a tavola tra i commensali irritano in maniera visibile Peppino che non solo non tocca cibo, ma addirittura in un crescendo di rabbia  e follia accusa il Ragioniere e Rosa di avere una tresca.
La scena è talmente forte e inaspettata che gli Ianniello se ne vorrebbero andare, ma Rosa li trattiene e richiama l’attenzione di tutti sulla sua risposta al marito, la veemanza che la domina giunge al punto di farla cogliere da un malore che la lascia inebetita, impedita e balbettante.
Lunedì: il sipario si apre, alle prime luci dell’alba, nella sala da pranzo della grande casa, ad uno ad uno si presentano nuovamente tutti i personaggi : Peppino  che nella sala “ha fatto nottata”, Amelia compare dalla stanza dove ha assistito nottetempo la cognata, Giulianella che, approfittando di essere sola col padre, lo rassicura del suo affetto, facendogli però comprendere le ragioni della mamma; Rocco, Roberto e Maria Carolina che hanno passato la notte sui divani del salotto, Raffaele in cerca notizie della cognata. Amelia offre a tutti una fetta di “annecchia” fredda , che ha il sapore del lunedì così come il ragù “caldo e fragrante” ha il sapore della Domenica.
Peppino chiede al ragioniere di salire e gli chiede scusa, autoaccusandosi di essere stato ad un passo dall’ucciderlo. Il Ragioniere, seppur scosso dalle parole di Peppino, accetta le scuse e dopo una breve conversazione sull’andamento futuro della loro frequentazione se ne va per svolgere i suoi impegni quotidiani.
Il chiarimento finale tra Rosa E Peppino (Luca De Filippo e Sophia Loren) Il chiarimento finale tra Rosa E Peppino (Luca De Filippo e Sophia Loren)
Rosa finalmente esce dalla camera da letto scortata dal Amelia e dal Dottor Cefercola che la fanno accomodare su di una poltrona. Peppino e Rosa sono soli, pian piano, finalmente, dopo mesi, sentono scorrere ancora tra loro quel fremito di sentimenti che fin dal loro primo incontro li aveva portati l’uno verso l’altra.  Ripercorrono così le tappe del loro amore, fino a comprendere che, anche dopo tanti anni di matrimonio tra loro la passione, quella che li ha condotti a sposarsi, è ancora e sempre viva e necessita di tanti piccoli gesti quotidiani che, quando vengono a mancare, gettano nella disperazione.
Nell’intimità sentimentale ritrovata Rosa svela al marito un segreto che non gli aveva mai confidato: quando Peppino decise di sposarla, troncando un’altra relazione che conduceva parallelamente, Rosa era già in attesa di Roberto.
Peppino che non l’ha mai sospettato, le domanda  perché abbia taciuto, la risposta di Rosa è nitida e forte: non voleva essere sposata per quel motivo, ma solo per sé stessa.
Finalmente Peppino esce di casa, facendosi promettere da Rosa che si affaccerà come sempre dalla terrazza per salutarlo. Rosa, riprende le faccende di casa con Virginia, ma scappa al terrazzo a salutare il marito con una rinnovata consapevolezza, del loro amore.




Sabato, Domenica e Lunedì: la versione di Massimo Ranieri


(a cura di Emanuela Catalano)

Massimo Ranieri Vs Eduardo De Filippo


Dopo questo quarto appuntamento di teatro-tv: Massimo Ranieri Vs Eduardo, dobbiamo dire SI!

SI a Massimo e alla sua decisione e SI anche alla quarta e per ora conclusiva fatica teatrale con i testi di Eduardo, e gli adattamenti del poliedrico, eterno “Guaglione” Partenopeo.

Sabato, Domenica e Lunedì è stato uno spettacolo di teatro-fiction conclusivo, di ampio respiro, grazie ai tanti ruoli offerti da questa commedia corale che colloca le insicurezze di una coppia ancora sentimentalmente passionale, dopo trent’ anni di matrimonio, incastonate in una famiglia allargata financo al condominio.
Rosa Priore, vincente come tutte le donne di Eduardo, perché impastata di vertà e realtà, ha preso, dopo Regina Bianchi, Pupella Maggio e Sofia Loren, il corpo di una grande attrice contemporanea, che deve i suoi esordi a Strelher e a Checov in parti uguali. Il successo le arride da molto ma ha avuto voglia di cimentarsi in un ruolo per lei inedito e la sfida è riuscita.
Rosa, interpretata da Monica Guerritore, ha perso un po’ di quella napoletanità in cui noi che amiamo Eduardo, a volte, lo vogliamo richiudere, risplendendo superbamente di tutte le virtù muliebri di cui noi italiane siamo, giustamente, fiere.
Questa stretta koinè partenopea, a lungo nuoce, come il vizio che si dà al bambino prediletto, perché si rischia di confinare lo spazio di un Autore grande in quello di un box da neonati, invece dello spazio infinito che gli spetta.
Ecco, Monica Guerritore, con la sua interpretazione ha spinto un grande Autore e un meraviglioso testo verso un orizzonte più ampio, non solo oltre Napoli e la Campania, ma oltre l’Italia.
Già Eduardo aveva lasciato andare questa sua creatura, questa commedia, per il mondo, così da raggiungere i freddi lidi di Ermione, col viatico della grandezza recitativa della scuola inglese.
Sir Laurence Oliver e Joan Plowright avevano visto Eduardo in Italia a teatro e da subito, dietro le quinte, in quei preziosi momenti di emozione, si era stabilito che la coppia british avrebbe scelto e recitato una sua commedia.
La scelta cadde su “Sabato, Domenica e Lunedì”, una commedia di sentimenti ,che, tradotta in inglese e recitata da questi due illustri attori, ha avuto a Londra grande successo.
Che si può dire di Massimo Ranieri in questa performance che, nonostante un personaggio arduo, ha spuntato la lotta col Maestro interprete, in questo, più che negli altri protagonisti di questa tetralogia, lo abbiamo letto e goduto, fuso nelle parole del testo, a proprio agio come nella sua propria vita privata.
Ecco cosa, finalmente, Mamma RAI ci ha mostrato, grazie alla scanzonata, ammiccante e irresistibile mediazione di Massimo Ranieri: che Eduardo è quel grande Autore Italiano che nessuno qua da noi vuole riconoscere e non solo qui, se la giuria del premio Nobel ha preferito conferire il suo riconoscimento a Dario Fo e alla sua satira politica già morta e sepolta, piuttosto che evidenziare nel mondo la grandezza dei temi e del respiro del teatro di Eduardo, che nonostante gli anni non perde la sua mordente attualità e non finisce mai di migliorare l’animo di chi ha la fortuna di vedere un testo recitato, in qualsiasi luogo teatrale, da qualsiasi compagnia messo in scena, anche nel più misero circolo dopolavoristico.



Sabato, Domenica e Lunedì: il commento di Eduardo



Da un'intervista di S. Lori a Eduardo De Filippo (Intervista con il grande autore-attore napoletano del 1969) :

In Sabato, domenica e lunedì c'è un fermento contestatario, un'anticipazione dell'avvento del divorzio in Italia, una apparente fusione di finti rapporti cordiali in una famiglia in cui convivono i rappresentanti di tre generazioni: nonni, figli, nipoti, ma dietro la facciata bonaria si avverte un ammonimento a tutti i coniugi che non vanno d'accordo: spiegatevi, chiaritevi i vostri dubbi, i vostri tormenti. Alla fine della commedia non c'è chi non comprenda che soltanto l'amore può tenere insieme due esseri; non certo il matrimonio, e nemmeno i figli.



Sabato, Domenica e Lunedì: 'O rraù



Il ragù rappresenta quasi il "filo conduttore" di Sabato, Domenica e Lunedì, commedia che si sviluppa intorno al tradizionale pranzo domenicale di una famiglia napoletana: si comincia dai preparativi, per poi passare al pranzo vero e proprio. Nelle primissime pagine della commedia vi è una descrizione molto accurata del ragù e della sua preparazione, con una particolare sottolineatura delle doti di pazienza necessarie per poter preparare un sugo all'altezza della tradizione. Riportiamo queste poche righe, riprendendole dal libro a titolo "Sabato, Domenica e Lunedì" edito dalla Giulio Einaudi Editore.
Ecco il protagonista assoluto della commedia: il ragù! (questo, della versione della Wertmuller ha un colore decisamente troppo chiaro...) Ecco il protagonista assoluto della commedia: il ragù! ( dal colore, questo, della versione Wertmuller, è solo"carne bollita con pomodoro...")


Presso il tavolo centrale c'è donna Rosa che sta preparando il rituale ragù. Sta legando il girello, il pezzo d'annecchia di cinque chilogrammi che dovrà allietare la mensa domenicale dell'indomanì. Virginia la cameriera, gomito a gomito con la padrona, affetta cipolle; ne ha già fatto un bel mucchio, ma ne deve affettare ancora. La poverina ogni tanto si asciuga le lacrime o con il dorso della mano o con l'avambraccio, ma continua stoicamente il suo lavoro.
ROSA Hai fatto?
VIRGINIA (piagnucolando] Devo affettare queste altre due.
ROSA E taglia, taglia... fai presto.
VIRGINIA Signo', ma io credo che tutta questa cipolla abbasta,
ROSA Adesso mi vuoi insegnare come si fa il ragù? Più ce ne metti di cipolla più aromatico e sostanzioso viene il sugo. Tutto il segreto sta nel farla soffriggere a fuoco lento. Quando soffrigge lentamente, la cipolla si consuma fino a creare intorno al pezzo di carne una specie di crosta nera; via via che ci si versa sopra il quantitativo necessario di vino bianco, la crosta si scioglie e si ottiene così quella sostanza dorata e caramellosa che si amalgama con la conserva di pomodoro e si ottiene quella salsa densa e compatta che diventa di un colore palissandro scuro quando il vero ragù è riuscito alla perfezione.
VIRGINIA Ma ci vuole troppo tempo. A casa mia facciamo soffriggere un poco di cipolla, poi ci mettiamo dentro pomodoro e carne e cuoce tutto assieme.
ROSA E viene carne bollita col pomodoro e la cipolla. La buonanima di mia madre diceva che per fare il ragù ci voleva la pazienza di Giobbe. Il sabato sera si metteva in cucina con la cucchiaia in mano, e non si muoveva da vicino alla casseruola nemmeno se l'uccidevano. Lei usava o il tiano di terracotta o la casseruola di rame. L'alluminio non esìsteva proprio. Quando il sugo si era ristretto come diceva lei, toglieva dalla casseruola il pezzo dì carne di annecchia e lo metteva in una sperlunga come si mette un neonato nella connola, poi situava la cucchiaia di legno sulla casseruola, in modo che il coperchio rimaneva un poco sollevato, e allora se ne andava a letto, quando il sugo aveva peppiato per quattro o cinque ore. Ma il ragù della signora Piscopo andava per nominata.





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