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Tony Tammaro




Nel 900 la canzone comica-satirica diventa un genere a se stante e trova il suo contesto ideale nel varietà; nasce la "macchietta" e Napoli diventa uno dei centri più prolifici per quanta riguarda canzoni, cantanti specializzati e attori-cantanti. La storia della canzone comica-satirica nel 900 si può dividere in tre periodi:

  1. fino alla seconda guerra mondiale;
  2. dopoguerra e Carosone;
  3. dopo - Carosone.
Il fattore discriminante dei tre periodi è, a mio avviso, il riferimento delle canzoni alla loro realtà contemporanea. Nel primo periodo la canzone è molto comica e poco satirica; al regime la satira non piace e quindi i testi si basano su temi generici come la presa in giro di tipi universali (il vanitoso, lo spaccone, l'avaro e così via) o il doppio senso a sfondo sessuale. La realtà si affaccia solo nelle canzoni "ufficiali" e solo in modo elogiativo e celebrativo. Nel dopoguerra si riaprono i confini, c'è maggiore libertà di espressione; l'attualità entra di diritto nei temi della canzone comica, soprattutto ad opera di Renato Carosone (vedi articolo su questo stesso sito). E', fondamentalmente, satira di costume; la satira politica non riesce a contenersi nei limiti di una canzone e si affida, quindi, al monologo, allo sketch, alla pièce teatrale. Dopo Carosone c'è un certo vuoto. Gli attori comici o satirici inseriscono qualche canzone nei loro spettacoli, ma il fenomeno è più teatrale –o televisivo- che musicale. Intanto la situazione dei mezzi di comunicazione sta cambiando in maniera vertiginosa: i canali radiofonici e televisivi diventano centinaia; il cinema si fa in casa a piacimento; con Internet ci si collega in tempo reale con tutto il mondo. Le persone di cultura medio - alta o alta riescono a districarsi in questo bombardamento di messaggi operando scelte, distinzioni e selezioni; i più deboli culturalmente vengono invece letteralmente sommersi e travolti. E'questa la vera chiave di lettura del "tamarro", protagonista assoluto del repertorio di Tony Tammaro.
Definizione ufficiale di tamarro (dizionario Sabatini-Coletti): "Giovane provinciale o di periferia che si sforza di adeguarsi ai modi di vita cittadini, ma in maniera eccessiva, volgare." (il termine sembra che venga dall'arabo "tammar", venditori di datteri.)
Tony Tammaro dal vivo ad una manifestazione di solidarietà ai disabili Tony Tammaro dal vivo ad una manifestazione di solidarietà per i disabili
La figura del provinciale imbranato, con le sue ingenuità e le sue gaffes, ma anche e soprattutto quella del cittadino ignorante ma supponente, sono presenti da sempre nella letteratura, nel teatro, nel cinema. Cosa ha, dunque di tanto originale il tamarro di Tony Tammaro? Innanzitutto si esprime in musica. Il bombardamento mediatico di cui parlavamo prima è, soprattutto, musicale. Tony Tammaro frequenta indistintamente tutti i generi fingendo di prenderli sul serio (le melodie e gli arrangiamenti sono curatissimi) ma poi "sporcandoli" con la sua voce nasale, con la sua pronuncia improbabile, con le sue esilaranti estorsioni verbali. Le parodie sono rare; il più delle volte si tratta di canzoni originali composte da Tony Tammaro e perfettamente inseribili nel genere di appartenenza (se non fosse, come abbiamo visto, per l'interpretazione e, come vedremo, per i testi). A volte i risultati sono davvero sublimi, come quando Tony Tammaro "aderisce" al genere melodico - adolescenziale (Restituiscimi il mio cuore, Il mozzarellista, Chiatta) o come quando sostituisce ai dittonghi vocalici della lingua brasiliana quelli, tutto sommato abbastanza equivalenti, del puteolano.
Un successo sgrammaticato di Tony Tammaro : Se potrei avere te Lo sgrammaticato Se potrei avere te di Tony Tammaro

Insomma, la figura magistralmente descritta e impersonata da Tony Tammaro è quella del cantautore napoletano dotato di buon intuito musicale ma di una cultura a dir poco confusa e di un lessico approssimativo e sgrammaticato (Se potrei avere te); pensando di fuggire da quella che ritiene essere una condizione di provincialismo musicale, decide di esprimersi incondizionatamente e acriticamente in tutti gli stili e i generi. Oltre ai già citati, e per fare solo pochi esempi: La Disco-music (Ballerino, Aerobic tamar dance), Il Rock (Rock dei tamarri), Il Rap (Puzzolan rap, Auchan), Il Blues (O'trirrote), Il Country (La Smart), La Canzone "d'autore" (Come).
A volte "torna" anche alla canzone napoletana, classica (A'cinquecento) o neomeodica (Torre Gaveta). In poche parole, Tony Tammaro non si fa mancare niente, cerca sempre di "essere alla moda". L'unica cosa che non cerca è di essere se stesso. Perché essere se stessi non è alla moda. (infatti in televisione nessuno ne parla e –soprattutto- nessuno lo fa). La condizione descritta dal dizionario va ora riletta in chiave di globalizzazione; al povero tamarro non basta sentirsi cittadino colto, vuole essere cittadino del mondo. Il bello è che, attraverso la musica, in qualche modo ci riesce; è al momento di cimentarsi con il testo letterario che mostra tutti suoi limiti di appartenenza culturale. I suoi contenuti descrittivi ci mostrano scene di un mondo, proletario o piccolo borghese, fortemente basato su valori materiali e indiscutibilmente condizionato da pubblicità e mode effimere (e, infatti, oltre alle canzoni, un altro momento di alta comicità nel repertorio di Tony Tammaro è costituito dagli spot pubblicitari). Si tratta, stavolta, di un "essere alla moda" che non trova un suo riscatto (come con la musica), ma che rimane supina e passiva accettazione di modelli imposti e mal digeriti. Il tutto confinato nella solita vecchia realtà fatta di fidanzate fedifraghe, suoceri gelosi e violenti, amici scemi, parenti insopportabili, mangiate a crepapelle, case sovraffollate e file per il bagno, automobili a volte complici e a volte traditrici.
A parte le incursioni nel puteolano e qualche già citato brano in napoletano, la lingua di Tony Tammaro è l'italiano, ma l'italiano di chi non sa parlarlo correntemente e si sforza di farlo solo come segno di distinzione. Inevitabili, quindi, gli scivoloni vernacolari, i neologismi, le parole ibride, il tutto orchestrato con grande abilità e senso del comico. Sulla copertina di una sua celebre raccolta discografica Tammaro ha fatto stampare un piccolo "dizionario tamarro"; consultandolo ci accorgiamo che sono pochi i termini riconducibili al napoletano classico. Per la maggior parte le parole e le espressioni sono moderne e, in larga misura, ci riportano alle periferie e al proletariato. Mettete nel frullatore questo napoletano un po' corrotto, un italiano problematico e sgrammaticato, delle parole inglesi buttate lì a caso: ecco, a tutto tondo, lo stile di Tony Tammaro. Uno stile –tutto sommato- comprensibilissimo quasi sempre anche fuori dal contesto napoletano e campano; oserei dire, a questo punto, che le canzoni di Tammaro meriterebbero una più vasta diffusione nazionale (il tamarro è dappertutto…). Il fatto è che, però, la sua satira di costume è molto "tra le righe", molti suoi brani sono diventati dei veri e propri "inni tamarri" senza che i fruitori si siano accorti minimamente dell'intento satirico e, insomma, si ha l'impressione che Sarnelli (il vero nome di Tammaro) si sia identificato nel suo personaggio in modo ormai indistinguibile. Tutto ciò ha contribuito alla durata del suo successo (il fenomeno Tammaro esiste ormai da più di venti anni) ma l'ha tenuto un po' lontano dal panorama nazionale e, soprattutto, dalla critica specializzata che l'ha spesso ignorato o sottovalutato. In realtà, e lo dico senza tema di smentite, la produzione di Tammaro s'inserisce di diritto nella storia della canzone napoletana nel momento storico particolare in cui il napoletano ha smesso di voler "fare l'americano"e ha deciso di "fare il globalizzato". Non ci riesce e fa ridere. Ma fa anche tenerezza.   


a cura di Giancarlo Sanduzzi



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