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Il metodo del Coccodrillo



Il metodo del Coccodrillo è un romanzo giallo (2012) di Maurizio de Giovanni. Rappresenta una svolta importante nella produzione dello scrittore napoletano; egli, infatti, per la prima volta, propone al grande pubblico un giallo con un protagonista diverso dal mitico commissario Ricciardi; questa volta a condurre le indagini e ad arrivare alla soluzione finale sarà l'ispettore Giuseppe Lojacono, del commissariato San Gaetano.
I fatti si svolgono sempre a Napoli, ma l'ambientazione è quella dei giorni nostri, per la precisione siamo nel 2012.
Con il Il metodo del Coccodrillo Maurizio de Giovanni ha vinto il Premio Giorgio Scerbanenco 2012.



Il metodo del Coccodrillo: i personaggi

La coperina de Il metodo del coccodrllo Edito da Mondadori, Il metodo del coccodrillo




L'ispettore Giuseppe Lojacono
Il sovrintendente Luciano Giuffrè
Il commissario Di Vincenzo
I funzionari Scognamiglio, Marotta, Palma e Savarese
Il sostituto procuratore, dott.ssa Laura Piras
Letizia
Sonia
Marinella



Il Coccodrillo
Mirko Lorusso
la sua mamma, Luisa
Giada De Matteis
la sua mamma, Marta
Donato Rinaldi
il suo papà, prof.Sebastiano
Stella Masi
il suo papà, Orlando





Il metodo del Coccodrillo: la trama


Un serial killer tiene in scacco le forze di polizia: uno dopo l'altro, tre ragazzi cadono colpiti dai proiettili della sua calibro 22 silenziata;  il commissario Di Vincenzo e tutti gli altri funzionari di Pubblica Sicurezza che si occupano delle indagini non riescono  ad ipotizzare nulla di diverso che una serie di omicidi collegati alla  camorra.
Fortunatamente, in quanto di turno nella serata in cui avviene il primo crimine, l'ispettore Lojacono accorre sulla scena del primo omicidio, quello di un ragazzo di famiglia modesta, ragazzo che si  è da poco fatto coinvolgere in piccoli-grandi crimini, come la vendita di droga ai ragazzi della Napoli-bene: sulla scena del delitto, Lojacono si accorge in pochi minuti, anzi in pochi secondi, di una serie di particolari:
1) l'assassino ha studiato l'omicidio con molta cura, per poter riuscire a colpire la vittima da pochi centimetri con una piccola pistola, dopo un lunghissimo appostamento;
2) l'assassino durante l'appostamento ha consumato parecchi fazzolettini per asciugarsi gli occhi e li ha buttati per terra, sicuro che non costituiscano una traccia utile per gli inquirenti;
3) il quadro complessivo mal si addice ad un omicidio di camorra.
La fantasia di un giornalista attribuisce subito un soprannome all'omicida: il Coccodrillo!  La presenza dei fazzolettini intrisi di lacrime fa infatti, "romanticamente" pensare a un killer che si penta immediatamente delle sue azioni. Anche per Lojacono è corretto chiamare l'assassino Coccodrillo, ma solo per il metodo usato, per l'appunto Il metodo del coccodrillo: rimanere per ore nascosto nei pressi del luogo in cui la vittima prima o dopo dovrà passare. 
Le deduzioni  di Lojacono dopo il primo omicidio, trovano poi conferma nelle modalità con le quali vengono compiuti gli altri due delitti; sempre due ragazzi, questa volta della Napoli borghese, sempre colpiti dalla stessa piccola pistola silenziata, sempre con colpi esplosi  a pochi centimetri dalla testa delle vittime. Fazzolettini sempre presenti, a conferma dei lunghi appostamenti.
Nonostante questi elementi, testardamente i vertici della Polizia continuano a puntare sull'ipotesi camorristica e guardano con molta antipatia e soprattutto diffidenza alle conclusioni dell'ispettore Lojacono.   
Il procuratore, dott.ssa Laura Piras, tra le due ipotesi, quella dei funzionari della questura, omicidi di camorra, e quella dell'ispettore Lojacono, un serial killer motivato da ragioni al momento ignote, propende per la seconda e affida all'ispettore il compito di indagare nella direzione da lui ipotizzata.
La svolta si avrà quando Lojacono comprenderà che il legame logico e le possibili connessioni non vanno cercate tra le tre vittime, ma tra… .  


Il metodo del Coccodrillo: alcune osservazioni



Tra le tante pagine di ottima letteratura regalateci da Maurizio de Giovanni, da non perdere il capitolo dedicato alla cerimonia funebre della seconda vittima, Giada De Matteis: in quella chiesa sembra di esserci e di toccare con mano il dolore della mamma e dell'amica della ragazza.

Formidabili alcune descrizioni sintetiche di situazioni e di fatti, di grande o minima rilevanza.
Ad esempio, sul rapporto tra Napoli e il suo mare, fa parlare il siciliano Lojacono:
Una volta era andato vicino al mare; aveva avuto voglia di sentirne l'odore, di respirarne la brezza. Non l'aveva trovato. Quel lungomare cittadino, con migliaia di auto indifferenti a costeggiare la scogliera, sotto una pioggerella costante e infinita e un cielo grigio. Quell'odore di rancido, le pietre bianche buttate come una barriera. La sporcizia dimenticata, buste di plastica galleggianti sull'acqua stagnante come cadaveri di meduse. Era scappato via, cercando di ricostruire nell'anima la sua Scala dei Turchi, col bianco calcare che scintilla al sole di fronte al blu perenne di un mare amico. E si era convinto che quella non era una città di mare; che il mare e la città ostentavano indifferenza l'uno per l'altra, si ignoravano come due parenti dopo un terribile litigio.

Commentando poi la decisione di una ragazza di ritornare a "inforcare" gli auricolari per ascoltare Beyoncé durante lo studio:
E Beyoncé tornò a fare da colonna sonora a scienza delle finanze.

Ed ancora, quando il Coccodrillo sale su un taxi napoletano (attenzione, il protagonista, di queste poche righe, non è il Coccodrillo! I protagonisti sono, nell'ordine: il taxista, il taxi e noi napoletani):
Sale su una macchina malandata. Puzza di fumo stantio, sedile affossato. Mormora l'indirizzo all'autista, che lo ripete ad alta voce per averne conferma, mentre si avvia con un sobbalzo e si immette nel flusso del traffico senza dare precedenze. Nessuno protesta.


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