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Il giorno dei morti

L'autunno del commissario Ricciardi




Il giorno dei morti, l'autunno del commissario Ricciardi (2010) è il quarto romanzo giallo del cosiddetto Ciclo delle stagioni di Maurizio de Giovanni.
Il protagonista della storia, il commissario Ricciardi, risolve un nuovo caso ambientato, questa volta, nella grigia Napoli dell'autunno del 1931.
Fanno da sfondo alla narrazione della trama principale i preparativi per la visita del Duce alla città di Napoli, visita che effettivamente avvenne nell'Ottobre di quell'anno.
Il giorno dei morti è un romanzo magnificamente scritto da Maurizio de Giovanni, intriso di una profonda tristezza; tristezza per l'argomento principale trattato, le condizioni di vita dei tanti bambini abbandonati dell'epoca, tristezza per la cattiveria di tanti uomini, tristezza per l'ambientazione autunnale con tanta, ma tanta pioggia e cieli scuri e cupi, tristezza per le condizioni di salute di Ricciardi, tristezza per il finale (d'altronde il titolo del romanzo, Il giorno dei morti, l'autunno del commissario Ricciardi, ...).
A proposito del finale, probabilmente Il giorno dei morti è, tra tutti i romanzi gialli di Maurizio de Giovanni, quello caratterizzato dal "finale a sorpresa" più imprevedibile.




Il giorno dei morti: I personaggi



La copertina de Il giorno dei morti, nella edizione originaria della Fandango Ecco la copertina de Il giorno dei morti, nell'edizione originaria della Fandango


I consueti...
:
Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi
Il brigadiere Raffaele Maione
Il vicequestore Angelo Garzo
Ponte
Il dottor Bruno Modo
Bambinella
Rosa Vaglio
Enrica Colombo
Livia Lucani
Lucia Maione



E ancora:
Matteo, per tutti Tetté

Don Antonio Mansi
Eleonora De Nicola Bassi
Carmen Fago di San Marcello
Cristiano e i ragazzi di S.Maria del Soccorso
Cosimo
Edoardo Sersale






E, sopra di tutti:
Il Fatto



Il giorno dei morti: la trama



Siamo in un tristissimo autunno, quello del 1931. Pioggia, pioggia e ancora pioggia!
Sono gli ultimi giorni di ottobre e la città è in fibrillazione per l' imminente visita del Duce. Agitato più che mai, il capo diretto di Ricciardi, l'ineffabile vice-questore Garzo: il nostro alto funzionario è impegnatissimo nel tentativo di presentare al Duce una questura lustrata a nuovo, cosa fattibile, e una città libera da qualsiasi forma di crimine, operazione questa un po' più complessa... .
Il povero Tettè, seduto, sembra riposareTettè, la piccola vittima de Il Giorno dei morti, seduto, sembra riposare (*)
In questo contesto, il commissario Ricciardi è chiamato a indagare sulla morte di un bambino, Matteo detto Tettè, soprannome questo dovuto alla sua balbuzie.
Il corpicino del bambino è stato ritrovato senza vita, ma stranamente "seduto", presso le scale della rotonda di Capodimonte.
La posizione del bambino lascia intuire che il poverino è stato messo lì, ricomposto, dopo la sua fine. Appare di primo acchito una morte incidentale, cosa questa confermata anche dalle analisi post mortem volute dal nostro commissario ed eseguite dallo scrupolosissimo dott. Modo: la morte è avvenuta per avvelenamento da veleno per topi, veleno sicuramente assunto dal bambino assaggiando per fame un'esca per roditori.
C'è però un'anomalia! Il Commissario Ricciardi questa volta, sul luogo del ritrovamento del corpicino, non "avverte" l'ultimo pensiero o l'ultima sensazione del morto (la maledizione alla quale è condannato e che lui chiama Il Fatto ). Tale anomalia potrebbe confermare l'ipotesi fatta sulla sua fine o potrebbe far pensare ad una morte violenta avvenuta in un altro posto.
Ricciardi scopre che il bambino trovava rifugio, insieme ad alcuni piccoli o meno piccoli orfani, in una struttura organizzata e gestita da Don Antonio, presso la Chiesa di S.Maria del Soccorso. La struttura si avvale dei contributi di alcuni facoltosi benefattori ed, in particolare, di Carmen Fago di San Marcello, una giovane signora che appare essere stata particolarmente legata al piccolo Tettè.
Don Antonio, interrogato più volte da Ricciardi, presenta le sue rimostranze alla Curia di Napoli: la protesta ufficiale da parte del Vescovado non si fa attendere e giunge sul tavolo del vice-questore Garzo, scatenando l'ira del solerte funzionario che ordina al commissario di sospendere le indagini.
Ricciardi è però determinato a risolvere il caso, perché non reputa giusto che un bambino possa morire in questa maniera nell'indifferenza generale. Si prende quindi alcuni giorni di ferie e prosegue il suo lavoro a titolo non ufficiale. Le sue indagini scoperchieranno un mondo triste e crudele, fatto di sopraffazioni ai danni dei bambini e del povero Tettè in particolare.
La soluzione finale dal caso sarà veramente a sorpresa e vedrà protagonista Il Fatto .

(*) Disegno di Nunzio Esposito


Il giorno dei morti: alcune battute ed osservazioni



Per i fan del commissario Ricciardi l'avvenimento più clamoroso de Il giorno dei morti sta nel rapporto sessuale che il nostro ha (finalmente!) con Livia. A dire il vero, il racconto è volutamente confuso e cosa accada è lasciato un po' all'interpretazione del lettore; quello che è certo è che Ricciardi ha la febbre altissima, non è pienamente cosciente, che passa da uno strano e tormentato sogno ad un altro, con protagoniste, in alternanza, Enrica e Livia. L'evento, però, anche se avvenuto senza la piena e completa partecipazione di Ricciardi, è di grandissima importanza!


La signora De Nicola e il commissario Ricciardi lasciano per pochi attimi gli affamati ragazzi di don Antonio da soli nella loro aula, dopo aver posto sul tavolo due amaretti. Al ritorno:
"Ricciardi lanciò uno sguardo dalla porta dell'aula: i ragazzi non si erano mossi. Ma i due amaretti non c'erano più."


Donna Carmela, vittima designata delle chiacchiere di Cosimo, il rigattiere lestofante, riceve da questi un complimento:
"La donna si dimostrava un osso durissimo: distava trent'anni dall'ultimo complimento sincero, e non si lasciava prendere in giro."

Nella bellissima descrizione del funerale del piccolo Tettè, "... Carmen aprì la borsa nera e cavò una manciata di confetti bianchi, che lanciò ai lati della strada come se seminasse. Subito un nugolo di bambini scalzi e laceri, silenziosamente, si lanciarono per recuperare i dolci, cominciando a litigarseli. Ricciardi conosceva l'uso e scambiò con Modo un'occhiata d'intesa: quei confetti rappresentavano le feste che il bambino morto non avrebbe mai avuto, comunione, cresima, matrimonio.".
Questa scena de Il giorno dei morti ricorda, a sua volta, un famosissimo episodio del film capolavoro di Vittorio De Sica, L'oro di Napoli.


In Il giorno dei morti Il Fatto ha una rilevanza decisiva; infatti la sua "assenza" sul luogo dove viene ritrovato il piccolo Tetè instilla dei dubbi in Ricciardi sulla dinamica della morte del bambino. Inoltre, e soprattutto, la soluzione finale è dovuta all'improvvisa ed inaspettata riapparizione del fenomeno.
In Il giorno dei morti pertanto, non accade come nelle altre storie di Ricciardi nelle quali Il Fatto svolge, ai fini della soluzione del caso, un ruolo secondario, al pari di un qualsiasi indizio rispetto al quale la soluzione finale deve solo risultare coerente.


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