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Pappagone



In questo articolo Emanuela Catalano, ci parla di Pappagone, la famosissima maschera creata da Peppino De Filippo in occasione della trasmissione televisiva Scala Reale, ovverosia l'edizione di Canzonissima del 1966.
Interessantissimo il collegamento tra Pappagone ed il personaggio del cuoco della commedia I casi sono due (clicca) di Armando Curcio (clicca).



Pappagone : le lontane origini


Peppino De Filippo fu, nel 1941, il primo attore ad intrpretare il ruolo del cuoco Vincenzo Esposito in palcoscenico.
Fu subito un successo, il testo era ottimo e l’interprete ne era più che degno.
Questo ruolo è difficile da interpretare perché non è un personaggio simpatico, piacione, e neppure una simpatica canaglia, è molto  peggio.
Vincenzo Esposito non è mariuolo, è ladro; ed in più superbo, volgare, impiccione, violento e soprattutto, in malafede.
Dal 1941 questo personaggio, creato da Armando Curcio si insinua nella mente e nel corpo di Peppino De Filippo.
E Peppino è quello stupendo animale da recitazione, anche estemporanea, che tutti abbiamo ammirato e che ammiriamo ancora oggi.
Con uno spirito veramente partenomediterraneo quest’attore acchiappava la comicità nell’aria e la frullava con il corpo e con la voce, per farle prendere l’andamento da lui voluto.
Non dimentichiamo che Peppino e i suoi fratelli non solo hanno recitato fin da neonati, ma ascoltavano gli spettacoli tutte le sere, dopo averli visti provare con le indicazioni del capocomico Eduardo Scarpetta.
Peppino quindi, anche senza volerlo, dentro di sé, forse inconsapevolmente, “giocava” con Vincenzo Esposito.
Occorre infine non dimenticare che anche lui, come il fratello Eduardo è Autore di commedie belle e divertenti, che soffrono della malattia tutta italiana del “paragone”. Certo che non è  il teatro di Eduardo, è quello di Peppino!
Senza togliere nulla alla grandezza del primo non si può e non si deve trascurare il secondo.


Pappagone: la nascita del personaggio



Chiamato nel 1966 in soccorso dalla Rai per una trasmissione televisiva in “apnea” Peppino De Filippo enuclea fuori di sé il lavoro di tanti anni  attorno ad un personaggio che lo aveva attratto.
Ma ”l’aiutante di cammara del Comentatore Pupino De Filippo “ è un nuovo protagonista scritturato dalla Rai e poi dall’Italia tutta.



Pappagone: il significato


Intanto il Comentatore lo ha battezzato con un nome che è un marchio di provenienza: Aitano, cioè Gaetano, Pappagone.
Per anni le astruserie della critica hanno proposto via via le più improbabili interpretazioni etimologiche  di tale pregnante cognome.  Addirittura una esilarante commistione tra Peppino ed Arpagone.
Ma Peppino stesso lo ha spiegato, ridendo sotto i baffi, a Napoli si mangia una varietà di susine dette appunto Pappagone per la delizia della loro polpa.
Aitano dunque, inurbato campagnolo è “stonato” dal traffico (derivato dal boom economico) e non ha fatto a tempo ad imparare l’italiano.
Si esprime in un linguaggio gutturale e primitivo che però è tessuto di assonanze e onomatopee e certo frutto felice della genialità del suo Autore che insegna, senza volerlo, attraverso la sua creatura, questo idioma a tutta l’Italia.
Se da una parte  in ogni famiglia c’è un Pappagone, il sesso non è determinante, che pontifica di “mescoli” o di “bàuli” o che corregge pagnotta con “pagnocca”, ad ognuno può piacere fare dei calembour con le parole, e quelli di Pappagone sono irresistibili.
Peppino De Filippo definisce Pappagone il suo alter ego, lui, il Commendatore, impersona l’aspetto più elegante del Partenopeo, il Signore in smoking che si trova a suo agio ovunque e con chiunque.
Pappagone invece è sempre fuori luogo, ma, con finta e furbesca sapienza campagnola, seraficamente fa “il fesso”, per non “pagare il dazio”! Però nei suoi monologhi vediamo anche  quelle qualità tipiche degli italiani  indicate anche da altri grandi attori come Sordi e Tognazzi, quali l’ipocrisia, la falsità, l’opportunismo, l’obbligatorietà di aver ragione.
Ecco   che da un lontano feeling  un grande attore crea, enuclea dal suo corpo per partenogenesi una creatura  che potrà vivere di vita propria.
Una serie preziosa e introvabile di 41 volumetti di storie a fumetti sceneggiate dallo stesso Peppino e disegnate appositamente ne è la testimonianza , oltre agli innumerevoli  sketch interpretati per le due trasmissioni Rai “Scala Reale” del 1966 e “Canzonissima”

.

Pappagone è l’ultimo respiro della Commedia dell’Arte, ultima maschera italiana.
Ben riconoscibile dal vestito/ costume a righe, largo e corto, dal vistoso cappello lussuoso posato su di una capigliatura lisciata, composta da capelli irti ed ispidi “leccati”, ma dai quali   un ciuffo ritto testimonia, al centro della testa, l’indomabilità.
Un volto largo, dal sorriso aperto ma astuto, occhi ammiccanti e furbi, un corpo robusto e solido, lento nei movimenti eppur capace di scatti e guizzi immediati.
Di lui il suo Creatore e Maestro e Autore ai documenti ancora esistenti negli archivi della Rai, ai 41 volumetti difumetti, ci ha lasciato anche un vocabolario e una “Filastrocca di Aitano Pappagone”.
E con questa filastrocca vogliamo chiudere questo scritto, essa farà da presentazione a quanti, oggi, a più di 30 anni dalla morte dell’Autore e della sua creatura, non hanno potuto conoscere l’ultima maschera italiana. 

 

Pappagone: la filastrocca di Aitano Pappagone

 
FILASTROCCA DI AITANO PAPPAGONE
di Peppino De Filippo

Mi chiamo Pappagone,
sono un grande ignorantone,
quando parlo l’italiano
non si sa se son siriano,
turco,russo,oppure che…
e vi dico il pirichè:
Quando al mondo son venuto
il cervello s’è perduto.
Una lingua mal creata
La favella m’ha ‘nguaiata.
Sulla Testa i miei capelli,
sempre ruvidi e ribelli,
sull’occipite un riccetto
fa più stupido il mio aspetto.
Sì lo so che sono fesso,
ma felice son lo stesso.
Già che al mondo ci si viene
Una volta, allor conviene
Che la vita te la spassi
Senza misurare i p assi.
Se vuoi vivere felice,
non sentir quel che si dice.
Fai lo scapolo e vedrai
Sempre libero sarai.
Se vuoi star di di buon umore
non recarti dal dottore
Puoi curar la malattia
Sempre stando in allegria.
Chi di solito si lagna,
la scalogna l’attaccagna.
Se vuoi farti molti amici,
fatti prima assai nemici.
Ti diran che sei sincero
Solo se non dici il vero.
Non uscire con l’ombrello
Quando fuori il tempo è bello.
Quando scoppia il temporale,
mangia pane pepe e sale…
Più la rima non mi viene
E finire mi conviene.
Questa storia , si capisce,
non aiuta nè istruisce.
E’ servita solamente
Per sentirci allegramente.
Ora fò corna e bicorna
Ed a casa me ne torno.
Pappagone se ne va
Ripetendo ecque qua!

Emanuela Catalano

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