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Ettore Scola


di Emanuela Catalano




20 Gennaio 2016
La scomparsa di Ettore Scola

"Era de Maggio" quando, nel 1932, nasceva a Trevico, piccolo centro dell'avellinese, Ettore Scola.
"Era de Maggio" anche quando sono nata, ho l'età delle sue figlie, e sono diventata, naturalmente, spettatrice delle opere di Scola, già un nome della cinematografia italiana.
Dopo la visione di una delle sue  pellicole uscivo dal locale pervasa da un brivido di felicità che sapeva del batticuore dell'amore.
Così ho imparato a cercare le sue opere, a prepararmi per quegli incontri nella sala cinematografica, come fossero incontri personali, per ritrovare e dialogare con un amico in un luogo complice e confortevole.
Provavo un piacere particolare nel seguire la narrazione sempre vivace, realistica ma mai ammiccante o pietistica, lo scorrere del film pareva appagarmi, come se l’opera rispodesse, in tutto e per tutto,  ai miei più intimi desideri.
A poco a poco percepivo  un'affinità  con questo autore, sentivo di condividere con lui valori, interessi, modi, che spesso, attorno a me, con le persone che frequentavo, non mi capitava. 

Ettore ScolaEttore Scola

I  film di Scola mi piacevano subito, istintivamente, come se quelle storie mi appartenessero, già le avessi conosciute.
Pian piano distinsi in quelle  narrazioni una "doppia" realtà. Una, quella della storia, realistica quotidiana, drammatica ma profondamente umana; e poi una seconda realtà si appalesa nel veder scorrere sullo schermo non  una finzione, per quanto abile e ottima, ma qualcosa  alla cui base era un dialogo familiare relazionale, come guardare le immagini di una giornata o di una vacanza trascorsa assieme tra amici affiatati.

Oggi, in questa dolorosa circostanza del congedo dalla vita terrena di Ettore Scola, che, per sua espressa volontà, si è svolto in maniera del tutto nuova e originale: "come una festa", con anche il brindisi finale. I familiari, gli amici, gli attori, i registi, le persone del mondo della cultura e dell'arte, c'erano tutti.

Finalmente si è spiegata la liason eccezionale che legava Ettore Scola al suo pubblico, tutto, vario e vasto come si può ritrovare solo nelle sale cinematografiche.

Il feeling che io sento così forte per le opere di un uomo che non ho mai conosciuto e della cui vita privata so poco e nulla, è racchiuso nel profondo valore umano della persona che, nella cornice del "Teatro all'Aperto" di Roma e prima ancora  nella camera ardente,  gli è stato testimoniato da chi lo aveva conosciuto e aveva lavorato con lui.

Tra sorrisi inumiditi dalla commozione e voci arrochite dal pianto i "mostri sacri" del nostro cinema ci hanno mostrato il loro lato umano parlandoci dell'uomo Ettore Scola, che è stato grande nell'arte del vivere e del narrare  storie di tutti  con una sigla particolare, unica, ironica, lievissima, solo sua.
Disegnava fin da bambino e quell'amore lo aveva condotto dai banchi del liceo alla redazione del "Marc Aurelio", rivista satirica ove si stabilizzò in quell'"ironia"  dolce, mordente, evocativa, palpitante di sentimenti che è una sintesi dell' "uomo" Scola.

La moglie, le figlie, Proietti, Giannini, Stefania Sandrelli, Sophia Loren, sono accorsi per l'ultimo saluto, affettuoso e sorridente per volere del regista che, per ultimo lavoro ha diretto, con mano ferma e delicata, con ironia estrema, le sue medesime esequie.

 

Di tutti i riconoscimenti che si possono ricevere, e che certo, a Ettore Scola interessavano non oltre un certo limite, quello umano, così caldo, è stato un segno profondo della necessità che gli uomini hanno di amare e di essere amati.

Ecco, Ettore Scola, questo l'ha saputo far in modo eccelso, questa sarà la consolazione che accompagnerà i familiari nel colmare il gran vuoto di quest'assenza, ma sarà anche la forza artistica che permarrà nelle sue opere la cui vita è legata all'arte ed all'umanità non al tempo, all'occasione, ad un soggetto.

E a noi che siamo il pubblico un ulteriore sprone a credere nelle persone migliori, come lui, che tutti i giorni, lavorano silenziosamente e coerentemente, per tutti e non per se stessi esclusivamente.


Firenze, 22 Gennaio 2016
Emanuela Catalano
www.artemanuela.it

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