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Trevico





Trevico è una cittadina dell'Irpinia con una caratteristica particolare: è il comune piu alto (1094 m.) della Campania.
In altra pagina del sito abbiamo già parlato di Trevico: in Come eravamo poveri abbiamo riportato una testimonianza, tra l'altro, delle problematiche vissute dai cittadini di Vallesaccarda, comune che all'epoca era solo una frazione di Trevico.

Per sapere tutto di Trevico, consigliamo il sito www.trevico.net, sito molto curato e ricco di notizie.


In questa sede vi proponiamo alcuni contributi molto interessanti a cura della signora Mariangela Cioria, una gentilissima signora che di Trevico sa veramente tutto.

Vi consigliamo, in particolare, la nota relativa alle nevriere, ingegnose strutture utilizzate per la produzione del ghiaccio.


Alcune note storiche



L'appellativo di città


Per Trevico è stato un grande onore avere l’appellativo di Città. Esso era dato solo a paesi di antiche origini che avevano fra le mura autorità superiori come vescovi: "dicitur civitas quae habet episcopum".

Immagine di un documento con il doppio timbro del Regno delle due Sicilie e del Regno d'Italia il documento con il doppio timbro del Regno delle due Sicilie e del Regno d'Italia
Trevico fu sede vescovile per circa un millennio, fino al 1818, anno in cui, dopo il passaggio al Regno delle Due Sicilie, fu unita alla Diocesi di Lacedonia, perdendo così la sua sede vescovile.
Il primo Vescovo di Trevico fu Benedetto nel 964.
L’ultimo fu Agostino Gregorio Golini di Giuliano (Aversa) eletto il 27/02/1792 e morto nel 1810.
Il 4 agosto 1422 fu eletto Vescovo Nicolò Saraceno Carbonelli che era originario di Trevico.


Una chicca storica


Vi proponiamo una "chicca" storica; il documento non è purtroppo perfettamente leggibile ma è molto particolare.
Ha circa 150 anni e testimonia il passaggio dal Regno delle Due Sicilie al Re d’Italia Vittorio Emanuele; esistono infatti entrambi i timbri e quello delle due Sicilie è annullato con una croce rossa.
Si tratta di una procura fatta a Napoli da un Notaio con la seguente intestazione:

Vittorio Emanuele, per grazia di Dio e per volontà della nazione, Re d’Italia.



Le nevriere


Immagine della nevriera dell'Ariella Immagine della nevriera dell'Ariella



Erano luoghi sotterranei molto profondi, costruiti in pietra e malta, usati per ammassare grandi quantità di neve per produrre ghiaccio.
Prima di ammassarvi la neve, veniva preparato il fondo, cioè una piattaforma costituita da tronchi di legno, frasche e ginestre intrecciati.
Ciò per evitare che l’acqua dovuta allo scioglimento della neve, si depositasse sul fondo provocando lo scioglimento rapido della neve. In questo modo, si permetteva al terreno di assorbire l’acqua e inoltre vi era anche uno scolo d’aiuto che andava nei terreni sottostanti.
La neve veniva raccolta in aperta campagna, perché doveva essere molto pulita, dalle donne che la trasportavano a zolle in testa e venivano pagate mezza lira l’ora.
Arrivate alla neviera gettavano la zolla all’interno gridando "uagliò, spost’t’" in quanto qui si trovavano tre o quattro uomini con stivali di gomma ben puliti addetti a pressare il più possibile la neve. Quando la neve era abbondante, si riempiva la neviera in una sola seduta, altrimenti lo si faceva in più giorni. Lo scopo di tutto ciò era quello di formare del ghiaccio da vendere nel periodo estivo, dall’inizio di maggio, in blocchi di circa 50 o 60 kg al prezzo di 5 o 6 lire al quintale.

Immagine dell'interno della neviera dell'Ariella Immagine dell'interno della neviera dell'Ariella

Questi blocchi venivano tagliati con la sega e inseriti in sacchi di tela che venivano tirati verso l’uscita facendoli scorrere su una scala, per evitare che cominciassero a dondolare.
Il ghiaccio veniva venduto soprattutto ai commercianti che producevano gelati e sorbetti, tra cui si ricordano quelli di Carife e Flumeri, ma anche ai cittadini che lo usavano per curare le malattie e per rinfrescare le bevande.
Se la neviera veniva aperta fuori stagione, il prezzo del ghiaccio aumentava.
I sorbetti venivano preparati al caffè, al marsala e al limone. Il ghiaccio veniva venduto anche ai bambini durante le feste, 12 agosto e 8 settembre, in piccoli cubetti da mezza lira serviti in foglie di felce.
Le neviere a Trevico erano le seguenti:

  1. neviera Calabrese presso l’attuale Ariella;
  2. neviera presso le coppelle nel terreno degli eredi La Ferrara;
  3. neviera presso il "piscilo" nel demanio comunale ;
  4. neviera presso le casette nel terreno di Angelo Santacroce.
Immagine della nevriera Calabrese Immagine della nevriera Calabrese


Le date di costruzione di queste neviere sono sconosciute. Oggi solo le prime due sono rimaste intatte, la terza è stata in parte atterrata, l’ultima è stata completamente atterrata.



Descrizione della nevriera Calabrese



Le dimensioni della neviera Calabrese sono oggi di circa 9 mt di profondità e 5 mt di diametro.
La porta d’entrata è di 1 mt di altezza per 90 cm di larghezza.
Tale neviera si trova presso un luogo chiamato "lu v’ndlatur’" perché molto ventilato e quindi la neve si ammassava abbondantemente.
E’ stata usata sicuramente per circa due secoli e l’ultima neve è stata riposta nel 1945, dopo di che le neviere sono state sostituite dalle ghiacciere.
Come ultimi a gestire la neviera, che è demanio comunale, si ricordano Calabrese Francesco, Solimine Carmine, Solimine Angelo, Solimine Carmine (nipote del primo).

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