La mela annurca
Melannurca igp

Le mele annurche sul banco di un fruttivendolo
Uno dei prodotti tipici campani più apprezzati in tutta Italia, e non solo, è la
mela annurca.
Dal 2006 questo splendido frutto si avvale dell'Indicazione Geografica Protetta (IGP) con il nome di
Melannurca campana.
Ne parliamo con gli amici Gena e Tommaso del
ristorante la
Compagnia del ragù di Giugliano.
La chef Gena ha portato in TV, alla trasmissione Geo e Geo, nel mese di Ottobre 2012, la sua splendida ricetta della
Mousse di ricotta, ricetta impreziosita, per l'appunto, dall'utilizzo delle prelibate mele annurche.
Tommaso, invece, è stato tra gli agronomi campani che hanno combattutto per portare la mela annurca al riconoscimento IGP e al suo successo commerciale.
Si tratta di un frutto antichissimo, già esistente ai tempi dei romani; all'epoca pare che la zona di produzione fosse quella flegrea, in particolare in prossimità del lago d'Averno, creduto all'epoca la porta per l'inferno; ed infatti, Plinio il Vecchio parla del frutto come della
Mala Orcula (Orco sta, per l'appunto, per Iinferi).
Mela annurca: le zone di produzione
Ci sono due zone in Campania che rivendicano la propria superiorità nella produzione della mela annurca: quella di
Sant'Agata dei Goti e quella del giuglianese.
Tommaso non dubbi: è nel giuglianese che nel secondo dopo guerra la mela annurca non solo è stata coltivata,
ma anche lavorata con le tecniche più adatte e, infine, valorizzata.
Mela annurca: le piante e le due tipologie
Le piante sono di due tipi: la pianta "tradizionale" il cui frutto è la
Mela annurca, e quella più recente il cui frutto, del tutto simile al primo, prende il nome di
Rossa del sud. Entrambe le tipologie godono del marchio IGP
Melannurca. La prima pianta è più grande, arriva a 6-8 metri di altezza, la seconda è decisamente più bassa.
Mela annurca: la maturazione a terra
La caratteristica della mela annurca è di essere raccolta nel corso del mese di settembre, quando è ancora acerba e di colore verde. Le mele vengono poste a terra sulle cosiddette "porche", in campi definiti melai allo scopo di completare la maturazione, assorbendo nella maniera giusta ed equilibrata i raggi del sole ed evitando nel contempo gli effetti negativi delle piogge autunnali.

La lavorazione manuale delle mele annurche
(dal sito econote.it)
Le "porche" sono fondamentali
per raggiungere questi obiettivi: si tratta di rialzi di terreno di circa 1-1,5 metri di larghezza a forma, in sezione, di "collinetta", con canaline laterali di scolo, atte a non far ristagnare l'acqua piovana e farla quindi scendere sui due versanti laterali.
Sul terreno, sotto i frutti, per isolarli ancor di più, una volta si collocavano i cosiddetti "Cannavielli", residui idrorepellenti della lavorazione della canapa. L'utilizzo dei "Cannavielli" è, come ci dice Tommaso, una prova del primato del giuglianese nella lavorazione della mela annurca, in quanto era nel giuglianese che esisteva una fiorentissima attivà di lavorazione della canapa. Oggi i "Cannavielli" vengono spesso sostituiti dal più semplice truciolato.
Le mele, collocate sulle porche, vengono girate periodicamente a mano per ottenere un'esposizione al sole equilibrata su tutta la superficie. Nel caso della Rossa del sud, le mele vengono girate 2-3 volte e rimangono a terra per un periodo di circa 15 giorni. La mela annurca viene girata anche qualche volta in più e rimane sul terreno per circa un mese.
Nel periodo di maturazione a terra occorre anche evitare che le mele assorbano troppo calore; oggi si usano dei teli protettivi, mentre una volta si piantavano i rami, lunghi anche 3 metri, dei castagni in quanto le foglie del castagno, anche se secche, non cadevano e quindi non si andavano a posare sulle mele.
Mela annurca: il periodo di consumo
Il periodo di consumo della tipologia Rossa del sud è tra i mesi di dicembre e gennaio. La tipologia mela annurca dura di più e quindi la si può trovare da gennaio-febbraio sin quasi all'estate.