E' difficile capire perché, ma sta di fatto che in Campania, negli anni 90, molte persone che da tempo suonavano soltanto per sé, decidono di mettere in piedi una band.
Sono professionisti in vari campi, medici, bancari, avvocati, magistrati, professori, etc. con una grande passione per la musica e con discrete, e in taluni casi anche notevoli, competenze tecniche.
Questa passione e queste competenze non sono improvvisate e, per lo più, risalgono ai mitici anni '60 e '70.
Facciamo un salto indietro nel tempo e vediamo un po' chi erano questi musicisti e cantanti e qual era la situazione all'epoca per chi voleva fare musica.
Personaggi: adolescenti maschi, capelluti e basettati, con tentativi più o meno riusciti di barbe e baffi; presenze femminili solo in funzione di supporters, dato che non c'erano femmine tra i Beatles o i Rolling Stones(e nemmeno nei Camaleonti o nei Dik Dik).
Strumentazioni: un amplificatore Jolly 3 (o, per chi se lo poteva permettere, Jolly 4) sopportava eroicamente le elettroniche impedenze di due o anche tre strumenti; a un altro amplificatore, dotato di "effetto eco ", veniva collegato il microfono per il canto. L'effetto eco e gli ineliminabili fischi dell'amplificatore rendevano del tutto indistinguibili le parole delle canzoni (il che tornava utile se il brano era in inglese). La batteria era rappresentata da due o tre dei suoi elementi fondamentali; le tastiere avevano meno effetti delle attuali tastiere giocattolo e, opportunamente programmate, emettevano suoni inquietanti mai più uditi nel contesto della musica occidentale.
Repertorio: per lo più ci si atteneva a un repertorio commerciale per accontentare il pubblico danzante. C'era, però, chi disdegnava il repertorio commerciale e limitava le sue scelte stilistiche al solo Rock "duro ". I rappresentanti di questa tendenza si riconoscevano dagli abiti trasandati, lo sguardo torvo e i capelli sugli occhi. Di solito erano pluriripetenti.
Dove si provava: l'iconografia tradizionale indicherebbe cantine e garages, ma, in realtà, ci si riuniva per lo più in casa, dentro stanze affollate e stipate all'inverosimile.
Le esibizioni: il contesto fondamentale era la festa in casa, chiamata enigmaticamente "o'balletto ". Il balletto in casa, se lo spazio lo consentiva e, spesso anche se non lo consentiva, si avvaleva della musica dal vivo; di solito si alternavano più gruppi e ciò per i seguenti motivi:
1) nell'ambito di ogni scuola c'erano almeno 7-8 complessi musicali e invitarne uno solo significava scontentare gli altri;
2) i gruppi invitati a esibirsi potevano mettere in comune le risorse (amplificatori, microfoni etc.) e arrivare, così, ad una strumentazione quasi decente.
Il repertorio:
fino alla metà degli anni 70 la proporzione dei balli era di tre lenti contro uno svelto; spesso i lenti coinvolgevano più degli svelti. Nella messa a punto del proprio programma il gruppo musicale doveva tenere ben presente questa proporzione che si alterò completamente negli '80 con l'avvento della disco-music. Nello stesso periodo finì la moda della festa in casa e si affermò sempre più la discoteca. Finì anche la moda dei complessi musicali "da ballo " e rimasero attivi solo i gruppi rock.
Come abbiamo visto prima, questi nostri amici cantanti e musicisti, dopo alcuni lustri di silenzio ufficiale, ritrovano il gusto di suonare insieme.
All'inizio si prova per puro divertimento ma poi, visto che i risultati musicali ci sono e sono buoni, viene la voglia di esibirsi. Ma dove? E' un momento, gli anni '90, in cui la musica dal vivo piace; ci sono molti locali che propongono musica (a Napoli, tra gli altri, Shamrock, Otto jazz, Around midnight, Bourbon, etc.) ma spesso in modo piuttosto specializzato: jazz, rock, celtico, blues, etc.
Sono generi da ascolto; i locali non sono molto grandi e, insomma, l'idea generale è quella del "caffè-concerto ". In questo contesto, i nostri amici musicisti non trovano spazio in quanto il loro genere mira al coinvolgimento danzante del pubblico e non al puro e semplice ascolto; in altre parole, con altra musica e con ben altra strumentazione, il loro punto di riferimento rimane "o'balletto ".
Ma il gruppo "da ballo " ha un asso nella manica: è in grado di mobilitare gente. e tanta. Oltre ai supporters, amici, parenti, amanti, colleghi, dipendenti, clienti, fornitori, pazienti e così via.
Questa potenzialità diventa vincente quando, nei primi anni del nuovo secolo, i locali vanno in crisi perché l'affluenza di pubblico diminuisce e gli incassi non sono più sufficienti a pagare la musica dal vivo.
Così, poco alla volta, i nostri amici musicisti soppiantano i gruppi "mestieranti ".
a cura di Giancarlo Sanduzzi