Giallo o non giallo
Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana, propone ai lettori di Quicampania un interessante articolo sullo scrittore
Maurizio de Giovanni. Fulvio Scaglione, tra i tanti suoi interessi, nutre una vera e propria passione per il mondo dei romanzi gialli; ha creato da poco su Facebook, per tutti gli amanti del genere, la pagina
Brividi Gialli, i cui amici possono contare su puntuali aggiornamenti sulle novità del settore.
Giallo o non giallo
Giallo o non giallo, se si ha tanto amato un libro o un personaggio, è difficile uscire soddisfatti dall’incontro con l’autore. La reazione più frequente alla conoscenza personale di solito è: tutto qui? Ricordo, per fare qualche esempio, un’intervista con P.D. James, indiscussa regina del mistery inglese, creatrice dell’amatissimo (almeno da me) commissario Adam Dalgliesh, che mi lasciò con la sensazione di aver rivisto la professoressa di Matematica delle medie. O quella con Jefferey Deaver, l’autore di Il collezionista di ossa, il padre del detective paraplegico Lincoln Rhyme: simpatico, ma parlava dei suoi magnifici libri come un impiegato del catasto può parlare dell’ultima pratica sbrigata in ufficio.
De Giovanni, che pure potrebbe essere un soggetto a rischio (dopo tutto lavora in banca, no?), da questo punto di vista è profondamente diverso. Diverso non tanto dalle mie, nostre aspettative ma piuttosto dal se stesso che scrive. Dal vivo è vitale, spumeggiante, incontrollabile. Perché, allora, la sua prosa è al contrario così precisa, mirata, controllata? Di persona è un parlatore facondo e dalla battuta facile. Perché, invece, le sue storie sono piene di personaggi che parlano poco, seccamente e curando anche le virgole (Ricciardi per primo, ma anche Maione non è che sprechi le parole. E il dottor Modo, poi…), senza tanti scherzi e, semmai, con qualche fendente intinto nel sarcasmo?
Anche Il metodo del coccodrillo, il primo romanzo sottratto ai prediletti anni Trenta, è popolato di uomini e donne taciturni, ognuno dei quali è avvolto in un bozzolo sentimentale che lo porta ad affrontare da solo le prove della vita, ad avviarsi come individuo verso la rovina o la possibile felicità. Curioso. Anche se con ogni probabilità proprio in questo spazio tra l’esistenza fisica e la proiezione letteraria, tra l’essere concreto e l’apparenza cartacea, affonda il segreto di una creatività. E se fosse così facile da capire, che segreto sarebbe?
Fulvio Scaglione
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