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La Juve Caserta: lo scudetto



Francesco Padula ci racconta della magnifica stagione di basket 1990-91 conclusasi con la conquista dello scudetto da parte dalla Juve Caserta.
Probabilmente, insieme ai trionfi del Napoli di Maradona e al lontanissimo scudetto conquistato dalla Partenope nel Rugby, la vittoria della Juve Caserta rappresenta la pagina più significativa di sempre per lo sport "a squadre" campano.



Le premesse dello scudetto della Juve Caserta


Oscar, il mito dei tifosi della Juve CasertaOscar, il mito dei tifosi della Juve Caserta


La prima regola di un miracolo è: essere nettamente sfavoriti dalla sorte, dai pronostici e dalla storia.

Correva l'estate del 1990, la stagione cestistica appena conclusa aveva visto la Juve Caserta essere eliminata in semifinale play off dai futuri campioni d'Italia della Scavolini Pesaro; la delusione era cocente, visto che ci si aspettava molto di più dopo le finali del 1986 e del 1987, perse a Milano e dopo l'eliminazione ai quarti di finale nel 1988 (sempre per mano della Scavolini) e nel 1989 (questa volta contro la Knorr Bologna).
Caserta e il basket hanno sempre avuto un legame fortissimo, quasi viscerale, l'aver sfiorato due volte l'impresa di portare lo scudetto all'ombra della Reggia inorgogliva i cittadini, ma allo stesso tempo li intristiva, sembrava che ci fosse qualcosa di malefico che impedisse ai colori bianconeri di portare a casa quel tricolore.




La campagna acquisti-vendite: l'addio a Oscar


La Juve Caserta disponeva, comunque, di una squadra importante, con il mitico Oscar, i ragazzi del vivaio (Gentile ed Esposito), il gigantesco Glouchkov sotto canestro, ma mancava qualcosa, qualcosa che potesse far fare quel salto di qualità necessario per centrare quell'obiettivo, perché Oscar era immenso, ma troppo solista, troppo accentratore per poter effettivamente regalare un successo così prestigioso e importante. Quindi l'allora general manager della Juve Caserta Giancarlo Sarti, d'accordo con il cavalier Maggiò e coach Franco Marcelletti, decise di apportare due correttivi che si rivelarono poi fondamentali, ovvero privarsi di Oscar e Glouchkov e prendere due giocatori americani che potessero completarsi con i tre italiani già in dote, che ormai erano pronti alla definitiva esplosione.
La
Schakleford, il nuovo eroe dei tifosi della Juve Caserta Schakleford, il nuovo eroe dei tifosi della Juve Caserta
decisione di non confermare Oscar, divenuto ormai un mito, fece discutere molto, soprattutto perché i due americani che arrivavano erano abbastanza sconosciuti al palcoscenico, erano due onesti mestieranti nella NBA: si trattava di Tellis Joseph Frank, ala di 208 cm nativa di Gary, che aveva giocato la stagione 89/90 con i Miami Heat, e di Charles Schakleford, centro di 209 cm, da Kinston, che aveva fatto due stagioni di fila con i New Jersey Nets. Sconosciuti fin'anche agli addetti ai lavori, i due "coloured" avevano l'ingrato compito di far dimenticare Oscar e quello che aveva significato Oscar ai tifosi casertani; mentre Frank era un americano, come dire, "atipico", molto tranquillo, sulle sue, tutto palestra e casa, diverso era Schakleford, più "casinista"; si racconta che quando si presentò per la prima volta al presidente della Juve Caserta Maggiò, il cavaliere esclamò, guardando Sarti: "ma chi mi hai preso??? Un bandito???", visto che il look di Big Charles era trasandato, per usare un eufemismo: orecchini a entrambi i lobi, capelli rasati ai lati e tenuti alti sopra tipo scossa elettrica, pantaloni larghissimi, camice con canotta, insomma non proprio quello che magari ci si aspetta da uno che deve far dimenticare Oscar.
Dicevamo di come si fa un miracolo, e una delle basi sono i pronostici e la storia: Caserta veniva da una semifinale persa, da due eliminazioni ai quarti di finale e da due finali scudetto consecutive perse, in più non aveva Oscar; chi avrebbe scommesso anche 1000 lire sulla Juve Caserta??? Soprattutto vedendo come si era rinforzata la Philips Milano di Mike D'Antoni, con gente come Pittis, Riva, Alberti, Cozell Mc Queen, Jay Vincent e Montecchi.



Il campionato della Juve-Caserta

Franco Marcelletti, il coach della Juve Caserta Franco Marcelletti, il coach della Juve Caserta

E, infatti, l'avventura inizia con una sonora batosta a Treviso, 101-87 con Minto e Iacopini a far man bassa dei bianconeri, con i primi malumori che serpeggiano tra le vie della città. E' solo un momento, i ragazzi di Marcelletti si rialzano e inanellano una serie di quattro vittorie consecutive prima di cadere, nuovamente e malamente, in quel di Trieste (111-77 con Pilutti, Middleton e Gray alfieri micidiali della squadra del maestro, ed ex di turno, Bogdan Tanjevic). Il girone di andata si chiude con la Juve Caserta in testa alla classifica in compagnia di Treviso, undici vittorie e quattro sconfitte, sembra andare tutto per il meglio, nonostante la bestia nera trevigiana venga a prendersi i due punti anche al Palamaggiò in apertura di girone di ritorno. Il gruppo casertano è compatto, rema dalla stessa parte, c'è grande sinergia tra italiani e americani, c'è entusiasmo, si sorride molto; ad esempio, a Reggio Emilia, penultima partita del girone di andata, la Juve Caserta entra negli spogliatoi per prepararsi al match, tutti in silenzio mentre Schakleford inizia a imprecare a voce altissima, si era dimenticato la scarpa destra a casa, era venuto a Reggio Emilia con due scarpe sinistre e non sapeva come fare in quanto di domenica i negozi erano chiusi; la cosa provocò generale ilarità a partire dai senatori Gentile ed Esposito. Schak decise di giocare con le scarpe da passeggio, un paio di normalissime scarpe da ginnastica, non da gioco e, per la cronaca, la Juve Caserta sbancò il Pala Bigi (81-105), Schakleford segnò ventitré punti e catturò diciannove rimbalzi, risultando decisivo.  Il cammino bianconero prosegue senza grossi intoppi, la stagione regolare si chiude al secondo posto, alle spalle della solita Milano, ci sono i play off da disputare, in città l'entusiasmo è enorme, si parla di pallacanestro ovunque, i ragazzini hanno un nuovo eroe, quell'americano sconosciuto che, col suo carattere giocoso, col suo look da "bandito", ha fatto breccia nei cuori di tutti, tant'è vero che se non portavi i capelli alla "Schakleford" eri uno qualunque, non eri nessuno, e questo faceva anche la fortuna dei barbieri casertani.



I Play-off


Si comincia il 21 aprile, al Palamaggiò arriva la Scavolini, la solita, quella che aveva fermato la corsa casertana in semifinale la stagione precedente, arrivano i campioni in carica. La Juve Caserta non ha più paura, è consapevole della sua forza, di avere una squadra importante, si vince gara 1, si perde male gara 2 in trasferta, si chiudono i conti in casa, 107-91 con capitan Gentile che griffa ben 31 punti al 40° minuto, è di nuovo semifinale, la cabala inizia a sorridere al sodalizio caro al presidente Maggiò, perché s'è eliminato il primo spauracchio.
Passano due giorni dalla vittoria con Pesaro e si ospita la Knorr Bologna, che due anni prima aveva sorriso ai quarti di finale. Gara 1 è tiratissima, la Juve Caserta la spunta nel finale, Schakleford è stratosferico, 24 punti e 25 rimbalzi; si va a Bologna 4 giorni dopo, si sfiora l'impresa perchè hanno la meglio i felsinei (75-73), quindi si torna al Palamaggiò, gremito in ogni ordine di posto, Milano ha regolato Roma in due partite e aspetta, la Juve Caserta vince 91-76 e vola via, con un nuovo appuntamento con la storia, ancora Milano, dopo il 1986 e il 1987 è di nuovo Caserta-Milano, il destino sportivo ha deciso così.
Si comincia al Pala Mazda, la spuntano loro, le scarpette rosse, grazie a un dominante Mc Queen, tre giorni dopo a Caserta il pareggio è cosa vera, 94-80, 1-1, si deve tornare a Milano, niente da fare, Vincent e Riva condannano la Juve Caserta alla sconfitta, il solito Schakleford, da solo, non può nulla. Si torna al Palamaggiò, la gente assiste a gara 4 seduta sui tubi dell'aria perché non c'è un posto libero, la partita è bellissima, Dell'Agnello è fantastico, segna 29 punti con due canestri da 3, è il vero uomo in più che permette a Caserta di pareggiare il conto e di tornare a Milano per gara 5, l'atto finale, dove si decide tutto.


Lo scontro finale

Nando Gentile, capitano della Juve Caserta Nando Gentile, capitano della Juve Caserta


E' il 21 maggio del 1991, è il Pala Mazda di Milano, da Caserta si raggiunge l'impianto lombardo con ogni mezzo, pur di non perdersi questo appuntamento con la storia. La gente sa che il miracolo è possibile, lo sa la squadra, che arriva a questa partita con la consapevolezza di essere forte e determinata, lo sa Milano, che nonostante giochi in casa sa di avere di fronte un avversario che non mollerà mai. All'intervallo la Juve Caserta è avanti di 4 punti (39-43), a inizio secondo tempo il dramma, Esposito, in seguito a un contatto di gioco, cade male e si contorce dal dolore, il ginocchio è andato, lui insiste, piange, vuole restare in campo, ma non ce la fa, troppo dolore, è fuori da gara 5. Caserta trema, un'opzione importante come Esposito non può finire la partita, ma l'orgoglio del capitano è dietro l'angolo, Gentile si carica la squadra sulle spalle, segna canestri di una difficoltà immane, quasi deride Riva e Pittis che non riescono a contenerlo, Dell'Agnello e Schakleford, con la difesa di Frank, fanno il resto, per Sandokan ci sono altri 30 punti, per Big Charles 20 punti e 20 rimbalzi, quasi canonici, quasi da copione, Caserta scappa, Milano non ce la fa più, finisce 88-97, la Juve Caserta è campione d'Italia, è il primo scudetto del basket del Sud Italia, è lo scudetto degli "scugnizzi" Esposito e Gentile, di un condottiero fiero e mai domo come Franco Marcelletti, è lo scudetto delle scelte coraggiose, è lo scudetto di una città che, dopo lo scetticismo iniziale, s'è unita attorno alla squadra non facendola sentire mai sola, 21/05/1991, la storia del basket italiano è stata riscritta, le potenze del Nord cadono, il tricolore è a Caserta.

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