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Oscar Schmidt


di Francesco Padula

Quando si parla di leggende si ha paura di sbagliare i termini, di non usare le parole giuste, di sembrare inadeguati. Io ci proverò, con tutto il rispetto e l'ammirazione possibili, perché per un amante e un appassionato di pallacanestro, quando si parla di Oscar Schmidt è automatico come un brivido percorra la schiena, come ci si emozioni al solo scandire quelle parole, al solo ripetere anche più volte quel nome.

Il mitico Oscar Schmidt in azione Il mitico Oscar Schmidt in azione


Oscar Daniel Becerra Schmidt nasce a Natal, città  situata a Nord-Est del Brasile, capoluogo dello stato del Rio Grande do Notre, il 16 Febbraio del 1958; figlio di un farmacista della marina si trasferisce a Brasilia a 13 anni e lì, grazie all'attenzione del tecnico Laurindo Zezão Miura, si innamorò del basket. Che Oscar fosse un predestinato lo si capì da subito, dalla passione che aveva, dalla voglia che ci metteva in ogni cosa, e fu così che, alla tenera età di 15 anni, fu convocato nella nazionale brasiliana giovanile e, successivamente, messo sotto contratto dal Palmeiras, il club brasiliano che gli ha dato più gioie, club con il quale, nel 1979, si laureò campione del mondo battendo, in finale, gli slavi del Bosna e lui, ovviamente, fu assoluto protagonista di quella partita.
Dopo la grande soddisfazione Oscar cambia maglia, prima l'Esporte Clube Sirio, dove resta fino al 1982, poi l'América Rio de Janeiro, dove continua a crescere sotto l'aspetto del rendimento e dove viene notato da Bogdan Tanjevic. Il maestro, allora allenatore della Juve Caserta, segna il nome sul taccuino e corre dal presidente Maggiò; Caserta era da poco stata promossa in serie A, iniziava a tallonare le zone alte della classifica e la squadra aveva bisogno d'innesti di valore per il salto di qualità. Tutti sanno che gli americani, nella pallacanestro, si professano dei maestri da sempre, essendo la palla a spicchi uno degli sport nazionali con maggiore seguito dall'altra parte dell'oceano, ma Tanjevic disse che il ragazzone brasiliano (205 cm per 110 kg) avrebbe fatto al caso della sua squadra e avrebbe fatto faville. E' l'estate del 1982, Oscar arriva a Caserta e ci resta per 8 anni, fino al 1990, e diventa un'assoluta leggenda del basket non solo italiano ed europeo, ma mondiale.
Ancora il grande OscarAncora il grande Oscar
Con la canotta della Juve Caserta, "Mao Santa" (Mano Santa), come venne ribattezzato dai tifosi impazziti per le sue prodezze al tiro, disputò 236 partite, vinse una Coppa Italia nel 1988, disputò due finali scudetto nel 1986 e nel 1987, entrambe perse contro l'Olimpia Milano, e una memorabile finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid di Drazen Petrovic nel 1989, partita finita ai supplementari e nella quale non bastarono i suoi 44 punti, visto che Petrovic ne segnò addirittura 62 regalando il successo alle "merengues" in quella mitica finale di Atene.
Oscar, oltre che "Mao Santa", venne soprannominato anche "O Rey do triple" (il Re delle triple), viste le percentuali altissime con le quali tirava da 3 punti ogni qual volta metteva piede su un parquet, e quando andò via da Caserta, la dirigenza decise di ritirare la maglia numero 18, quella con cui lui giocava, che mai più nessun atleta bianconero ha indossato da allora. Oscar detiene il secondo posto nella classifica di punti segnati nel campionato italiano, venendo scalzato da Antonello Riva, che però ha giocato, in Italia, quasi il doppio delle partite rispetto al fenomeno brasiliano; rimane comunque lo straniero che ha segnato di più, 13.957 punti, alla stratosferica media di 34.6 punti a partita tra Caserta e Pavia, dove giocò dal 1990 al 1993, con ripetuti high di 60 punti, il primo nel 1984, per ben 7 volte capocannoniere del campionato (1984, 1985, 1986, 1987, 1989, 1990 e 1992). Oscar è stato una leggenda anche della sua nazionale (quella maggiore), con cui ha militato dal 1978 al 2002, e con la quale ha vinto un bronzo ai mondiali del 1978, due ori e tre bronzi ai giochi Americani, un bronzo e un memorabile oro a quelli Panamericani, oro a Indianeapolis, nel 1987, che resterà storico perché vinto, in finale, contro gli Stati Uniti, padroni del gioco, una finale vinta 120-115 in cui Oscar fu pazzesco segnando oltre 40 punti, regalando una gioia immensa al Brasile cestistico che ancora oggi è ricordata come una delle maggiori imprese della storia dello sport verde/oro.
Oscar ha partecipato anche a cinque edizioni delle Olimpiadi, da Mosca 1980 ad Atlanta 1996 ed è recordman di presenze per i giochi olimpici, oltre a detenere altri diversi record per quanto riguarda i "cinque cerchi", tra i quali: punti realizzati (1093), punti realizzati in un solo incontro (55 contro la Spagna a Seoul nel 1988), media punti più alta in una singola edizione (42.2 a partita sempre a Seoul, praticamente 338 punti in 8 partite, PAZZESCO!!!).
Oscar Schimdt saluta Oscar Schimdt saluta
Oscar ha avuto una carriera lunghissima, durata ben 26 anni e conclusasi, ufficialmente, il 26 Maggio del 2003, quando ebbe il piacere, col Club de Regates do Flamengo, di giocare insieme al figlio Philip che stava muovendo i primi passi nel basket. Detiene il record mondiale assoluto di punti realizzati in carriera (49.703) e quando smise, per l'occasione, disputò due incontri in Italia, uno organizzato appositamente per lui, a Caserta, l'8 Dicembre del 2003, insieme ai migliori giocatori italiani di sempre come Riva, Pittis, Meneghin e Marzorati, oltre alle vecchie glorie della Juve Caserta come Esposito, Gentile, Dell'Agnello e Glouchkov, l'altro il giorno dopo, in occasione dell'All Star Game italiano nel quale vinse, guarda caso, la gara di tiri da 3 punti. 
Dopo il ritiro dalle gare si è dedicato all'attività manageriale nell'ambito della pallacanestro brasiliana. Si è fatto promotore della creazione di una lega indipendente dalla federazione brasiliana, la Nossa Liga de Basquetebol ("nostra lega di pallacanestro"), che intende gestire direttamente i campionati nazionali maschili e femminile, lasciando alla federazione la gestione delle nazionali, oltre a diventare Ministro dello Sport sempre in Brasile. Il tiro da 3 punti di Oscar è da annoverare tra quelle giocate fuori dagli schemi, che rendono lo sport bellissimo, quelle giocate che ti lasciano senza fiato, che ti fanno saltare dalla sedia, che ti fanno emozionare, come la rovesciata nel calcio, un sorpasso spericolato in moto GP, un "ace" a tennis o una schiacciata veloce nella pallavolo, sono quei gesti tecnici che ti fanno innamorare dello sport, in questo caso della pallacanestro, e di un campione immenso e leggendario come Oscar Schmidt.

 

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