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La lettera di Troisi e Benigni al Savonarola



Nel 1984, quasi trent'anni dopo la realizzazione (1956) del film Totò, Peppino e la Malafemmina con la famosissima scena della lettera (clicca qui) , Massimo Troisi e Roberto Benigni si cimentano anche loro nella scrittura di una lettera, questa volta indirizzata al severissimo Savonarola. La scena della lettera di Troisi e Benigni è divenuta anch'essa un vero cult della cinematografia italiana. Noi ne parleremo riportando prima il testo e poi proponendo alcune riflessioni.

Gli argomenti

Il testo della lettera di Troisi e Benigni

Troisi e Benigni: nella scena della lettera sono alla "pari" o, piuttosto, uno dei due è spalla dell'altro?


Il testo della lettera di Troisi e Benigni



La lettera di Troisi e Benigni: Benigni trova la penna nella cartoleria... La lettera di Troisi e Benigni: Benigni trova la penna nella cartoleria...


B: Dammi un foglio!

Troisi prende un foglio di carta con sul retro i conti della macelleria.
B: Ma che mi dai un foglio con dietro i conti della macelleria? 
T: Ma dietro è bianca, puoi scrivere qua!
B: Devo scrivere  al Papa con dietro i conti della macelleria? Imbecille, allora vuoi risparmiare!

Troisi gli dà un foglio pulito. Manca la penna. Benigni strappa una penna a un "pennuto" della macelleria dove si trovano (di Vitellozzo), esclamando: "Qui c'è la cartoleria a portata di mano!".
T: M'arraccumando, Saverio!
B: Stai tranquillo.
T: Con educazione, non ci dobbiamo far riconoscere…cerchiamo di  farla un po' anonima.
B: Allora dettala te! Vai!
T: Caro Savonarola.
B: Prima la data; quanto sarà?
T: Quasi il 1500.
B: Quasi il 1500?
T: Lo sai tu quanto ne avimmo?
B: (pensando alla loro vita "normale") Che scrivi? Ti arriva una lettera, Roma quasi 2000?
T: Metti, estate quasi 1500.
B: Mi informo io della data.
T: Allora leva la data.
B: Caro…? Non è nostro amico…
T: Aspetta un attimo, non scrivere subito. Santissimo Savonarola...
B: Santissimo …
La lettera di Troisi e Benigni: Troisi detta e Benigni scrive La lettera di Troisi e Benigni: Troisi detta e Benigni scrive

T: Come sei bello!
B: Santissimo Savonarola! Quanto ci piaci a noi due! L'esclamativo ce l'avrà?
T: Allora, se non si sa se ci sta l'esclamativo, "scusa la volgarità!".
B: Scusa la volgarità? E perché?
T: Quello ogni cosa è peccato! E' capace, vede il punto esclamativo … cos'è 'sta cosa;  l'uomo con il puntino sotto, è peccato, noi ci mettiamo con le spalle al sicuro. Scusa le volgarità…
B: Allora  mettiamo una freccia, questo è un esclamativo, non una volgarità!
T: No, no; scusa le volgarità… eventuali.
B: Eventuali?
T: Eventuali! La vuoi scrivere come dico io, o no? Allora quello dice, perché hanno scritto le volgarità se non ci sono volgarità? Allora vuol dire che volevano essere volgari e non ci sono riusciti. Volgarità eventuali!
B: Lascia vivere Vitellozzo.
T: Potresti lasciar vivere Vitellozzo, se puoi?
B: Savonarola!
T: Savonarola! Mò dobbiamo cercare di spiegare per bene…
B: Savonarola!
T: Savonarola!
B: Che c'è?
T: Savonarola, e che è?
B: Diamoci una calmata!
T. E che è? Qua pare che ogni cosa uno non si può muovere, e questo e quello, pure per te, oh!
B: Oh!
T: Due persone, due personcine, noi siamo due personcine per bene che non farebbero male nemmeno a una mosca…
B: Figuriamoci!
T: Figuriamoci a un santo come te!
B: Un santone!
T: Un santone come te! Anzi…
B: Varrai più di una mosca.
T: Lascia perdere, pare che lo mettiamo in competizione. Anzi, anzi spiega ogni cosa, varrai più di una mosca.
B: Ciao.
T: No, no, qua ci vuole un saluto per bene, da peccatore umile. Noi ti salutiamo con, proprio, non sappiamo nemmeno… scrivi, ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, proprio il massimo, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!
B: Cioè, che vuol dire?
T: La faccia sotto i piedi e può camminare; quello pensa siamo proprio due umili.
B: Una bellissima immagine, la nostra faccia sotto i tuoi piedi e puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto.
T: Scusa il paragone di prima tra la mosca e il frate, non volevamo minimamente offenderti,  i tuoi peccatori di prima con la faccia dove sappiamo.
B: Gli si è detto …
T: Con la faccia dove sappiamo.
B: Sempre zitti.
T: Sempre zitti.


Troisi e Benigni: nella scena della lettera sono protagonisti alla "pari", o uno è spalla dell'altro?


Nella scena della lettera alla malafemmina è opinione diffusa che il protagonista sia Totò e che Peppino ricopra esclusivamente il ruolo della spalla. Nella nostra pagina dedicata a quella scena (clicca qui), abbiamo comunque osservato che il ruolo di Peppino è molto meno secondario di quello che apparirebbe.
Nella scena della lettera di Troisi e Benigni, sembrerebbe che i due grandi attori svolgano un ruolo paritario; a un'osservazione più attenta le cose, al contrario, non appaiono essere così.
La scena della lettera sembrerebbe girata "all'impronta" o quasi, e in questo contesto è Troisi a creare e Benigni ad andargli, alla grande, dietro. Su cosa basiamo questa tesi? Su un'analisi attenta del testo e sull'osservazione degli atteggiamenti in scena dei due grandi attori.
La lettera di Troisi e Benigni: Roberto "contesta" Massimo La lettera di Troisi e Benigni: Roberto "contesta" Massimo
Ci sono ben tre argomenti, che nel complesso costituiscono l'ossatura della lettera, "lanciati" da Troisi e sui quali Benigni non fa altro che "andare dietro" ; stiamo parlando del "punto esclamativo", delle "volgarità eventuali" e del saluto finale con "la nostra faccia sotto i tuoi piedi".
Analizzando il testo, sono chiaramente argomentazioni lanciate da Massimo e sulle quali Benigni per "reggere la battuta" non fa altro che contestare prima (a gesti o con delle osservazioni), per poi accettare, i suggerimenti di Troisi.
Nel caso del "punto esclamativo", Troisi ipotizza che possa essere interpretato dal Savonarola come una volgarità, Benigni rimane un po' perplesso e si mostra non d'accordo. Analogamente, Troisi ritiene pericoloso parlare di "volgarità" nella lettera senza aggiungervi l'aggettivo "eventuali", Roberto non comprende, non è d'accordo e subisce.
Anche nel famosissimo saluto finale, "la nostra testa sotto i tuoi piedi", proposto da Troisi, Benigni all'inizio non capisce ma, a differenza degli altri due casi, si adegua ed aggiunge, al "la nostra faccia sotto i tuoi piedi senza nemmeno chiederti di stare fermo, puoi muoverti" di Massimo, un "quando ti pare e piace e noi zitti sotto". Da notare che nelle battute successive, conclusive della scena, Benigni riafferma un "sempre zitti" quasi a voler firmare la battuta più famosa della scena e Massimo la ripete, come per avere l'ultima parola.
Di Benigni invece un accostamento tra una mosca e il Savonarola, accostamento subito stigmatizzato da Troisi e successivamente "contestato" nelle ultimissime battute.
Sarà perchè il nostro sito si chiama Quicampania, ma a noi sembra che in questa scena " chi la comanda" sia Massimo!

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