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Totò e la censura



Totò è probabilmente l'attore italiano più conosciuto, i suoi film sono tra i più visti in assoluto, le sue battute ripetute a memoria e divenute quasi parte integrante del nostro linguaggio; eppure ben pochi sanno che la corposa produzione cinematografica del Principe De Curtis fu in buona parte falcidiata dalla censura dell'epoca.
Il libro di Anile: Totò proibito Il libro di Anile: Totò proibito

E' questo l'oggetto di un delizioso libro di Alberto Anile, edito dalla Lindau e dal titolo, che è tutto un programma, Totò proibito. Si tratta di un libro che non può mancare nella biblioteca dei "cultori" di Totò, ma anche in quella degli studiosi di costume e storia contemporanea.

Se è già difficile immaginare la cinematografia di Totò come un bersaglio della censura, ancor più difficile risulta immaginare le ragioni di tanto astio nei confronti del grande attore e dei suoi film.
Si potrebbe pensare, e forse il titolo del libro, ma solo il titolo, spingerebbe in tale direzione, che i film di Totò siano stati bersaglio dei censori per la presenza frequente di donnine e di ballerine in abiti discinti; ebbene in qualche circostanza la censura intervenne anche per queste ragioni, in quanto probabilmente qualche film di Totò poteva apparire per l'epoca un po' troppo spinto; ma la vera ragione di quella che fu una vera e propria persecuzione, va ricercata altrove: Totò e i sui film, per dirla con un neologismo politico, scassavano cioè prendevano sistematicamente in giro politici, magistrati, poliziotti, i bigotti, la Religione; per i censori si trattava di un vero e proprio attacco ai valori fondanti la società dell'epoca.

Tanto per provare a dare un'idea di quello che accadde in quegli anni, riportiamo, e solo per qualche film, una piccolissima parte delle censure e delle osservazioni proposte dalle autorità; per avere un quadro completo del fenomeno, rimandiamo al libro di Anile:
  • Guardia e ladri : l'inseguimento della guardia Fabrizi al ladro Totò, considerato lesivo della dignità della PS;
  • Totò e i Re di Roma: il colloquio nell'Aldilà di Totò con il Padreterno; censurata poi la presenza nella storia di un comunista;
  • Totò e Carolina: la sceneggiatura imperniata su una prostituta; ancora, la figura della guardia di PS Totò considerata poco marziale;
  • I Tre ladri: magistrati e gendarmi che raccolgono, per sè, le banconote lanciate in un'aula di tribunale;
  • Siamo uomini o caporali: il "cattivo", ovverosia il "caporale" è lo stesso personaggio in diverse epoche, e quindi sia durante il ventennio che dopo, facendo pensare a una continuità tra il "prima" e il "dopo"; da sostituire con più personaggi interpretati dallo stesso attore (Paolo Stoppa);
  • I soliti ignoti: non va bene il titolo originario del film, Le madame: è il nome irriverente con il quale i delinquenti chiamano la Polizia; quindi il nuovo titolo, "I soliti ignoti";
  • Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi: il pasticciere Totò offre la sua produzione ai dipendenti di un ministero; è considerato lesivo della dignità di una struttura dello Stato;
  • I due marescialli: un gruppo di bersaglieri che, per paura dei tedeschi, butta le proprie divise per indossare abiti borghesi;
  • Sua eccellenza si fermò a mangiare: il titolo originario del film, ambientato in epoca fascista, era "Il ministro si fermò a mangiare"; il ministro in questione non fa una bella figura nel film; per evitare equivoci con i ministri del dopoguerra, "Il ministro" diventa "Sua eccellenza";
  • Chi si ferma è perduto: originariamente ambientato in un ministero; ma la lotta tra i due impiegati per fare carriera è considerata oltraggiosa per il decoro di un ministero; diventano quindi impiegati di un'azienda di spedizioni.


I film di Totò, oltre a subire tagli e modifiche, dovettero, spesso, anche scontare un'ulteriore "punizione": il divieto di visione ai minori di 16 anni. Questa circostanza rappresentava per i produttori un danno incalcolabile, in considerazione del fatto che all'epoca al cinema si andava quasi sempre "in famiglia".

Nel libro viene poi spiegato il funzionamento della macchina censoria, dei vari gradi di giudizio, della presenza, tra i censori, di alcuni personaggi ancora oggi ben noti: Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro.

Da notare, ancora, che alla censura ufficiale dello Stato Italiano, si associava anche quella della Chiesa; in questo caso la condanna consisteva nell'esclusione del film dai circuiti parrocchiali; in ogni caso, il bollino rosso assegnato dalle strutture ecclesiastiche determinava un ulteriore danno economico per i produttori.


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