L'Ospedale degli Incurabili
Vi proponiamo un ampio stralcio di un articolo di Erminio De Biase, pubblicato dalla rivista l'Alfiere, a titolo "Quando un ospedale fa la storia".
De Biase ci racconta l'antica e gloriosa storia dell'Ospedale degli Incurabili, ricordando i nomi dei grandi personaggi che vi hanno lavorato e i tanti tesori di cui è ricco.
Chi potrebbe mai immaginare, stando seduti in auto nel
traffico caotico di via Foria (per la dura legge del contrappasso,
oggi una delle strade più inquinate della città) che
quella zona - un tempo chiamata Caponapoli - era una delle
più salubri di Napoli e che, molto probabilmente, proprio per
questo motivo, nel 1519, Maria Lorenza Longo la scelse per
costruirvi quella struttura ospedaliera che, ancora oggi, a
dispetto degli anni e delle istituzioni che la trascurano, è, per
importanza e per tradizione storica, una delle maggiori di
tutta l'Italia Meridionale?
L'Ospedale degli Incurabili : la nascita e la mission
La nobildonna catalana Maria Lorenza Lonc (il cognome
fu poi italianizzato in Longo) fondò l'ospedale per adempiere
ad un voto ed esso opera, ininterrottamente, dal 23 marzo
del 1522, da quando, cioè, vi furono trasferiti gli ammalati
dall'ospedale di San Nicola alla Dogana, nonostante incendi
e saccheggi subiti nel corso del tempo.
Un ospedale fondato da una donna principalmente per le
donne, questa è stata la sua maggior caratteristica: in esso si
dava non solo asilo, ma anche assistenza e dote a Pentite e
Convertite e perfino mariti a fanciulle povere e oneste.
Ed in
ossequio a questa tradizione consolidatasi nei secoli e per
attuare, forse, il pio desiderio della sua fondatrice:
"Qualsiasi donna ricca o povera, patrizia o plebea, indigena
o straniera, purché incinta, bussi e le sarà aperto", sta ora per
sorgere, al suo interno, una modernissima "Casa del Parto"
che accoglierà partorienti ed accompagnatrici, preparerà
all'evento non solo le madri ma anche i padri, in modo da
garantire ai futuri cittadini di Napoli qualcosa di più di una
pura e semplice struttura sanitaria.
L'Ospedale degli Incurabili : il perchè del nome
Anche se il nome esatto è "Ospedale di Santa Maria del
Popolo" esso è conosciuto come l'Ospedale degli Incurabili
e, molto probabilmente, deve questa definizione al fatto che
all'inizio della sua attività provvedesse a curare la sifilide,
patologia allora sconosciuta e quindi "non curabile" o, come
affermano altri, perché ospitava malati che non potevano
essere curati altrove o altrimenti, per mancanza di- disponibilità
economica.
L'Ospedale degli Incurabili : i grandi medici che vi hanno lavorato
Dalla sua fondazione ad oggi, medici famosi gli hanno
dato lustro: Domenico Cotugno, Marco Aurelio Severino,
Carlo Gallozzi, fondatore della Chirurgia Pediatrica,
Clemente Romano, Antonio Cardarelli, Giuseppe Ria, iniziatore
della terapia clinica sperimentale e Mariano
Semmola, caposcuola della Terapia Clinica, Giovanni
Antonelli e Luciano Armanni, padri della Anatomia
Patologica, Michele Troja, pioniere dell'urologia, Francesco
Vizioli, che diede il via alla elettroterapia, alla terapia fisica
ed alla radiologia, e tanti altri brillanti elementi di quella
"Scuola Medica Napoletana", tra cui Giorgio Cattaneo, antesignano
delle terapie psichiatriche, dal cui nome la fertile
fantasia partenopea trasse ispirazione per definire mastuggiorgio
l'infermiere specializzato nella sorveglianza dei
malati di mente.
L'Ospedale degli Incurabili : il Collegio Cerusico
Fin dall'inizio del '700, inoltre, era qui attivo
il Collegio Medico Cerusico
(vai al nostro articolo) che, agli studi teorici,
affiancava proprio la pratica medica, cosa che ne fece un
antesignano degli attuali college di anglosassone tradizione.
Questa "Facoltà dell'Ospedale", addirittura, rilasciava certificati
necessari all'ammissione all'esame finale di laurea in
medicina e, poiché si favorivano gli studenti poveri e meritevoli,
da ogni angolo del Regno delle Due Sicilie affluivano
giovani volenterosi di apprendere le Scienze Mediche.
Dieci anni dopo la forzata unità d'Italia, per effetto della
riforma De Sanctis, il Collegio Medico Cerusico fu definitivamente
chiuso e Napoli perse un altro dei suoi primati.
L'Ospedale degli Incurabili : i Santi e i tesori
Va riferito che anche una nutrita schiera di Santi,
ben trentatré, hanno legato il loro nome a quello dell'ospedale,
circondandolo, così, di un'ideale aureola. Fra gli altri: San
Gaetano Thiene, Sant'Andrea Avellino, San Luigi Gonzaga,
Sant'Alfonso de' Liguori, il Venerabile don Placido Baccher,
Padre Ludovico da Casoria, il Venerabile Bartolo Longo e
San Giuseppe Moscati che, pur di rimanere tra i suoi malati,
rifiutò di lasciare l'ospedale per andare ad occupare una prestigiosa
cattedra universitaria.
La struttura ospedaliera non ospita, però, solo malati.
Essa
è anche un vero e proprio complesso artistico, uno scrigno
pieno di tesori d'arte: dai cinquecenteschi portali, alla
Cappella dei Bianchi, al chiostro maiolicato ed alla Chiesa
ricca di marmorei sepolcri, di numerosi bassorilievi e di vecchi
confessionali, purtroppo in completo abbandono...
Come non ricordare, poi, la celeberrima farmacia monumentale
(colma di splendidi vasi policromi settecenteschi, contenuti
in imponenti stigli di radica di noce intarsiati in oro) dal
cui soffitto si è dovuto staccare un imponente affresco affinchè
la sua bellezza non fosse definitivamente compromessa
da infiltrazioni d'acqua.
"Eppure, numerosi turisti vengono
qui appositamente per visitarla e per fotografarla, addirittura
dal Giappone!", riferisce con orgoglio misto a rammarico
il professor Luigi De Paola.
Già, come non chiedersi perché i nostri amministratori
locali, con voluta indifferenza, abbandonino a se stessi tanti
tesori d'arte e preferiscano, invece, inchiodare sul selciato
cape di morte di metallo, innalzare incomprensibili montagne
di sale o erigere muri storti ed arrugginiti?!...
Ma torniamo a parlare dell'Ospedale degli Incurabili,
all'interno del quale merita molta attenzione la Cappella dei
Bianchi. Essa è così denominata perché appartiene ai
"Bianchi della Giustizia", compagnia sorta a Napoli agli
inizi del '500, con lo scopo di assistere e confortare i condannati
a morte e le loro famiglie, anche economicamente.
Dopo ogni esecuzione essa provvedeva al trasporto ed
all'inumazione della salma, sepoltura che avveniva proprio
nell'ambito delle mura del nosocomio, proprio nella cappella
di Santa Maria Succurre Miseris. Queste opere di misericordia
della Confraternita, sostenuta ai tempi di Ferdinando
I di Borbone con un assegno regio annuo di oltre quattrocento
ducati cessarono, come tante altre cose, nel 1860.
All'interno di questa Cappella, infine, il 12 novembre del
1806, una fossa senza nome accolse le spoglie di Fra
Diavolo, al secolo Michele Pezza, fatto afforcare dai francesi.