Da qui puoi andare direttamente al contenuto principale

tre foto della campania e logo quicampania
icona per aumentare la dimensione dei caratteriicona per diminuire la dimensione dei caratteri

La eruzione del Vesuvio del 1944



L'eruzione del Vesuvio del 1944 L'eruzione del Vesuvio del 1944


Il 1944 fu l’anno dell’ultima eruzione del Vesuvio, pochi mesi dopo che la città di Napoli era stata liberata dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ultima di una lunga serie di eruzioni più o meno forti che si susseguivano, a distanza di pochi anni l’una dall’altra, fin dal 1631: in quell’anno, dopo alcuni secoli di pausa, l’attività del vulcano era ripresa con una fortissima eruzione che distrusse quasi tutti i paesi vesuviani.
Prima del 18 marzo 1944, il Vesuvio era in uno stato di perenne attività. Le ultime due eruzioni erano state quelle del 1906 e del 1929 ma, anche durante le pause tra un’eruzione e l’altra, dentro il cratere era presente un piccolo conetto dal quale fuoriusciva quasi ogni giorno un pennacchio di vapore che era diventato una delle caratteristiche del panorama del Golfo di Napoli. All’interno del crateredel Vesuvio spesso venivano emesse piccole colate di lava che però rimanevano confinate all’interno di questo.
Il 18 marzo vi fu un aumento dell’attività e alcune colate laviche iniziarono a traboccare dall’orlo del cratere. La principale colata discese in direzione nord ovest e, seguendo i fianchi del cratere del Monte Somma, si diresse verso il Fosso della Vetrana e i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano.
Gli effetti dell'eruzione del Vesuvio su un aereo americano Gli effetti dell'eruzione del Vesuvio del 1944 su un aereo americano

Dal 21 marzo, mentre le colate si fermano a meno di un chilometro e mezzo dall’abitato di Cercola, iniziano delle forti esplosioni dal cratere e i getti di lava crearono delle vere e proprie fontane alte fino a 2 chilometri sopra la cima del vulcano.
Solo dal 27 marzo le esplosioni iniziarono a diminuire di intensità e frequenza e il 29 l’eruzione si può considerare conclusa.
L'eruzione coglie di sorpresa l’aviazione americana, causando loro danni maggiori di un bombardamento: ben 88 bombardieri B-25 Mitchell, che si trovavano in una pista di atterraggio vicino Terzigno vengono coperti e distrutti dalle ceneri. Dana Craig, attendente del 486esimo squadrone scrisse sul suo diario: “Capimmo quello che stava succedendo la mattina del 23 marzo. Fino al giorno prima il Vesuvio aveva soltanto fumato. Ricorderò per sempre il momento in cui il Vesuvio ha eruttato. Non ho mai visto nessuna bomba fare tanto. Noi dovevamo lavorare tra pietre che cadevano e cenere. Tutti avevamo i giubbotti di protezione e i caschi. Poi arrivò l’ordine di evacuare verso Napoli”.
Norman Lewis, ufficiale dei servizi segreti inglesi, a Napoli in quei giorni scrisse: “Io ero proprio sotto la grande nube grigia piena di rigonfiamenti e protuberanze come un colossale pulsante cervello. Raggiunta S. Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto. La città era costruita all'estremità di una lingua di terra fin ad ora risparmiata dal vulcano, ma completamente circondata dai tremendi campi di lava lasciati dall'eruzione del 1872, anzi proprio in una valle fra di esse...
Qui, in mezzo a questa "terra di nessuno" del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità …
… la lava stava scivolando tranquillamente lungo la strada principale e, a circa 50 iarde dal fronte di questa massa debordante, una folla di diverse centinaia di persone, per la maggioranza vestite di nero, era inginocchiata in preghiere... Di tanto in tanto un cittadino più arrabbiato afferrava uno stendardo religioso e lo agitava con furia verso il muro di lava, come a scacciare gli spiriti maligni dell'eruzione.
Un certo numero di persone reggeva, a fronteggiare l'eruzione, immagini sante e statue fra cui quella dello stesso S. Sebastiano; ma in un lato della strada notai, con molte persone, la presenza di un'altra statua coperta da un lenzuolo bianco...
Questa era l'immagine di S. Gennaro contrabbandata da Napoli nella speranza che essa potesse essere di utilità se tutte le altre avessero fallito. Era stata coperta col lenzuolo per evitare un'offesa alla confraternita di S. Sebastiano e al santo stesso che si sarebbe potuto risentire di questa intrusione nel suo territorio. S. Gennaro sarebbe stato portato all'aperto solo come ultima risorsa... Il carabiniere non pensava che questo sarebbe stato necessario, in quanto gli era chiaro che la colata di lava stava rallentando."


(a cura di Dario Leone)

INVIACI UN COMMENTO

Aspettiamo i tuoi suggerimenti, le tue critiche, i tuoi commenti!


SEGNALA AD UN AMICO

Se il sito o un articolo ti sono piaciuti, perchè non dirlo ad un amico?