Dal 21 marzo, mentre le colate si fermano a meno di un chilometro e mezzo dall’abitato di Cercola, iniziano delle forti esplosioni dal cratere e i getti di lava crearono delle vere e proprie fontane alte fino a 2 chilometri sopra la cima del vulcano.
Solo dal 27 marzo le esplosioni iniziarono a diminuire di intensità e frequenza e il 29 l’eruzione si può considerare conclusa.
L'eruzione coglie di sorpresa l’aviazione americana, causando loro danni maggiori di un bombardamento: ben 88 bombardieri B-25 Mitchell, che si trovavano in una pista di atterraggio vicino Terzigno vengono coperti e distrutti dalle ceneri. Dana Craig, attendente del 486esimo squadrone scrisse sul suo diario: “Capimmo quello che stava succedendo la mattina del 23 marzo. Fino al giorno prima il Vesuvio aveva soltanto fumato. Ricorderò per sempre il momento in cui il Vesuvio ha eruttato. Non ho mai visto nessuna bomba fare tanto. Noi dovevamo lavorare tra pietre che cadevano e cenere. Tutti avevamo i giubbotti di protezione e i caschi. Poi arrivò l’ordine di evacuare verso Napoli”.
Norman Lewis, ufficiale dei servizi segreti inglesi, a Napoli in quei giorni scrisse: “Io ero proprio sotto la grande nube grigia piena di rigonfiamenti e protuberanze come un colossale pulsante cervello. Raggiunta S. Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto. La città era costruita all'estremità di una lingua di terra fin ad ora risparmiata dal vulcano, ma completamente circondata dai tremendi campi di lava lasciati dall'eruzione del 1872, anzi proprio in una valle fra di esse...
Qui, in mezzo a questa "terra di nessuno" del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità …
… la lava stava scivolando tranquillamente lungo la strada principale e, a circa 50 iarde dal fronte di questa massa debordante, una folla di diverse centinaia di persone, per la maggioranza vestite di nero, era inginocchiata in preghiere... Di tanto in tanto un cittadino più arrabbiato afferrava uno stendardo religioso e lo agitava con furia verso il muro di lava, come a scacciare gli spiriti maligni dell'eruzione.
Un certo numero di persone reggeva, a fronteggiare l'eruzione, immagini sante e statue fra cui quella dello stesso S. Sebastiano; ma in un lato della strada notai, con molte persone, la presenza di un'altra statua coperta da un lenzuolo bianco...
Questa era l'immagine di S. Gennaro contrabbandata da Napoli nella speranza che essa potesse essere di utilità se tutte le altre avessero fallito. Era stata coperta col lenzuolo per evitare un'offesa alla confraternita di S. Sebastiano e al santo stesso che si sarebbe potuto risentire di questa intrusione nel suo territorio. S. Gennaro sarebbe stato portato all'aperto solo come ultima risorsa... Il carabiniere non pensava che questo sarebbe stato necessario, in quanto gli era chiaro che la colata di lava stava rallentando."