La prima volta che vidi il Vomero
(L’ultima volta che … non … vidi lei)
La conobbi in riva a un mare
Ci piacemmo in un momento
Corse tutto come il vento
Ma poi lei dovette andare
La vacanza era finita
Io a Milano lei laggiù
No l’avrei rivista più?
Son gli scherzi della vita
Ci scrivemmo, ci chiamammo
La Versilia ormai lontana
Ma se un fine settimana …?
Alla fine programmammo
Corsi quindi a prenotare
Già il mio cuor batteva forte
E di Napoli alle porte
La chiamai col cellulare
“Via Scarlatti trentatre
Ma sta attento al tuo tassista
Con la scusa di una svista
Ti fa fare il tourmalet
Non aprire il finestrino
Tieni d’occhio la tua borsa
Segui il prezzo della corsa
Stringi il tuo telefonino
L’orologio meglio in tasca
So che fede non ne porti
Altrimenti non esporti
Fai conto sei in Nebraska
Quando siete in tangenziale
Breve sosta al ristorante
Per le ore che son tante
Un panino non fa male.
Giunti infine, bene o male
Dove ora è transennato
Cento metri e sei arrivato
Nella zona pedonale”.
Il mio cuore accelerato
Ebbe un colpo di sussulto
Come in mezzo ad un tumulto
Cui non ero abituato
Sospettai del guidatore
Strinsi forte le mie cose
Non comprai neanche rose
Mi donai al Salvatore
Andò meglio del previsto
Poco tempo e senza inganni
Senza scippi o altri danni
Ecco il Vomero, mai visto.
Ma perché tanta premura
Tanto allarme per un niente?
Quasi fosse un deterrente
Per turbare l’avventura
Di ripetere l’evento
Non rispose al suo citofono
Forse è rotto il suo microfono
Cellulare sempre spento
Non un segno né un messaggio
Il tassista per destino
Era ancora lì vicino
Feci anima e coraggio
Stessa strada alla stazione
Questo è il Vomero pensai
Forse un giorno tornerai
Fischiettando una canzone
Senza lei ormai nel cuore
Ma la voglia sempre quella
Di vederla così bella
La città di un altro amore