Da qui puoi andare direttamente al contenuto principale

tre foto della campania e logo quicampania
icona per aumentare la dimensione dei caratteriicona per diminuire la dimensione dei caratteri

IL SEGRETO DI CELESTINA



Aurelio Capriati ci offre la lettura dell'incipit del suo nuovo romanzo. Si tratta di un romanzo storico ambientato tra medievali misteri di Napoli, Budapest, Marburgo e Abruzzo.



“Papà,vuoi dirmi perché mi avete chiamato Celestina?”
La domanda fu posta nel pieno dell’età dei “perché?”, che in un bambino sorge verso i quattro anni. Celestina,dopo averci pensato per l’intero giorno, giunta la sera chiese al suo papà perché portava un nome così strano, perlomeno unico fra le sue amichette di scuola. Il padre della piccola, Tarcisio, un volenteroso insegnante di lettere nell’illustre liceo classico “Umberto I” di Napoli, appassionato di archeologia egiziana (aveva viaggiato in lungo e largo per l’Egitto in cerca di stele sconosciute, colonne incise e sfingi sepolte) titubò molto prima di rispondere. Si rendeva conto che lui e sua moglie erano re e regina della sua vita, e dovevano fornire risposte precise e comprensibili per non innestare una nuova catena di perché che avrebbe potuto andare avanti all’infinito.
“Perché ti abbiamo chiamato Celestina?” Perché i tuoi occhi sono celesti come era celeste la mattina che uscisti dal pancione della mamma.” Alla bimba la risposta parve convincente anche se i suoi genitori erano bruni e castani mentre lei aveva capelli di colore biondo miele. Infatti la nonna materna – bionda e dagli occhi chiari -  le aveva trasmesso i suoi tratti fisici e di questo Cele era assai contenta. Voleva assai bene alla nonna Matilde. A dire il vero amava tutti i nonni ma con lei il rapporto era speciale. L’unico cruccio erano le risatine di qualche compagno di classe quando la maestra faceva l’appello: per loro Celestina era uno nome buffo.
Il problema riemerse nel momento in cui Cele (il suo diminutivo) imparò a leggere. Aveva sette anni quando alla Tv sentì che il nuovo pontefice salito al soglio di Pietro aveva assunto il suo nome: Celestino. Appena suo padre tornò da scuola gli andò incontro tutta eccitata come un cagnolino affettuoso che rivede il suo padrone desideroso di fargli festa abbaiando gioiosamente. “Papà, papà, hanno eletto un papa che porta il mio nome, anche se è da maschietto: Celestino!” Il buon Tarcisio era preparato all’entusiasmo della sua piccola perché rispose prontamente “Hai visto? Porti un nome importante, devi esserne fiera. Ora i tuoi compagni non ti prenderanno più in giro e dovranno pronuncialo con rispetto.”
La mamma, Lucia, ridacchiava compiaciuta per la figlia tanto felice di chiamarsi Celestina come il papa.
Cele era una bambina studiosa e affacciava il suo visetto sul mondo circostante per osservare con attenta curiosità gli spetti più diversi della natura, dal fiore ricco di petali alla farfalla variopinta dalle stelle più luminose alla superfice rugosa della luna.  Ben presto manifestò una  crescente voglia di conoscere la storia e la geografia. Eccelleva anche nelle scienze naturali. Era particolarmente attirata dagli eventi e dai fenomeni emananti un’aura di mistero o di segreto, le piaceva fantasticare sui retroscena delle storie di condottieri o delle grandi imprese. Quando un giorno le capitò di scorrere più attentamente i titoli della vasta biblioteca paterna, fu colpita da un voluminoso tomo sulla storia degli Angiò, dinastia regnante a Napoli nel medioevo e da un altro, pieno di annotazioni, su un papa leggendario di quell’epoca: Celestino V. Così scoprì che suo padre era un ammiratore di questo capo della chiesa e capì che i suoi occhi celesti avevano avuto una ragione per il suo nome ma che aveva concorso alla scelta dell’appellativo anche il ricordo di quel papa, famoso per il “gran rifiuto”, cioè l’essersi dimesso da pontefice.
Fu la lettura di questi due tomi a farle supporre che nell’agire delle grandi personalità era presente non solo la loro volontà o l’influenza di fattori esterni,  ma anche l’intervento di forze arcane. Le spiegazioni della storia ufficiale, insomma, non la soddisfacevano. Per lei esistevano, forse, in una dimensione parallela a quella reale, altre interpretazioni altre spiegazioni indecifrabili e imperscrutabili alla base di tanti avvenimenti umani.
Questa invincibile “curiosità” la spinse a scegliere, dopo aver conseguito la maturità, studi universitari finalizzati alla conoscenza storica, soprattutto del mondo medievale: il fascino esercitato dalla società e dalle vicende medievali su di lei aveva un’attrazione irresistibile, come la calamita attira l’oggetto in ferro. Quando si  addentrò nelle complicate vicissitudini delle famiglie angioine scoprì l’inesistenza degli archivi autentici sostituiti da copie faticosamente ricostruite mediante vecchi studi di storici ormai scomparsi e dalle parziali riproduzioni fotografiche di documenti originali. Le dissero che tutti i registri e le pergamene della Cancelleria angioina erano stati distrutti verso la fine della seconda guerra mondiale dalle  SS tedesche. Come mai? In Cele sorse una irrefrenabile voglia di conoscere i motivi di tale follia. Cosa si nascondeva dietro quell’insensato gesto delle soldataglie naziste? Decise di iniziare una approfondita ricerca sul misterioso evento. La sua indagine iniziò leggendo i rapporti ufficiali sull’incendio degli archivi.
Invano cercò un testimone di quel lontano episodio ancora vivente. Avrebbe dovuto avere quasi novant’anni. Ma non disperava.

INVIACI UN COMMENTO

Aspettiamo i tuoi suggerimenti, le tue critiche, i tuoi commenti!


SEGNALA AD UN AMICO

Se il sito o un articolo ti sono piaciuti, perchè non dirlo ad un amico?