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Il collezionista di zanzare



di Mauro Ventura



L'hobby


Collezione: Raccolta d’oggetti dello stesso tipo con intenti di cultura, piacere ed utilità; collezioni di abiti, armi, cerini, farfalle, francobolli, monete, ... zanzare.
Effetti collaterali: filatelici con dita a forma di pinzette, bottiglisti ubriachi e tappisti astemi, collezionisti d’abiti ma mai eleganti o senza originalità, numismatici senza mai spiccioli in tasca e collezionisti di quadri, vittime di continui capogiri e d’insonnie insanabili, nel trascorrere ore a spostare ed allineare chiodi, cornici e tele.
Uno stimato medico australiano fece volare giù dalla finestra la moglie perché aveva liberato l'unico pappagallino che il dottore non aveva ancora classificato. Che coerenza e che povera donna. E già perché il compito più arduo del collezionista è proprio la classificazione, il vero morboso e obiettivo dell’hobby. Il poter dire: "Ti ho preso e ti ho riconosciuto, sei la seconda emissione del 20 lire di Venezia" equivale a dire "Ho vinto, sono più forte di te e ora ti sbatto tra il 10 e il 30 lire, come prescrive il catalogo".
Ma oggetti o soggetti da collezione siamo un po' tutti. Chi non fa uso di giudizi, paragoni e classificazioni nei riguardi degli altri e chi è certo di non essere mai stato sotto una grossa e deformante lente d’ingrandimento?
Non v'è collezione che non comporti sacrifici.
Meglio le zanzare, un po' di precauzione e via!
Nelle tiepide sere da maggio a settembre c'è solo l'imbarazzo della scelta, nessun catalogo potrà mai limitare le scelte del collezionista e i doppioni sono ottima merce di scambio.


Augusto

Figlio unico di madre vedova, un classico per letteratura d'altri tempi e per esoneri militari, Augusto vive con la mamma alla Riviera di Chiaia grazie anche alla dignitosa rendita di una pensione indiretta.
Il padre, Antonio Speranza, era stato un alto funzionario di una banca locale, misurava infatti circa un metro e novanta ed era conosciuto nell'ambiente come anima longa. A  Luisella ed Augustino non aveva mai fatto mancare nulla. Veramente una cara persona, … pace all'anima sua.
Nonostante le buone prospettive genetiche Augusto misurava poco più di uno e sessanta, grazie evidentemente a mammà, donna minuta e madre adorabile.
Sempre libero d’autogestirsi nell'educazione scolastica e politica ora Augusto, si trova in una tasca una dignitosa laurea in Scienze Naturali e nell'altra le più svariate esperienze politiche a cominciare dalle partite a biliardo presso la Giovane Italia di Largo Ferrandina quando faceva filone a scuola per finire sulle meno comode scalinate sessantottesche di Servire il Popolo all'università. Estremista? No, solo esagerato come tutte le cose belle e brutte di Napoli, di cui come tanti si sente, di volta in volta accusatore o difensore.
Al quadro d'insieme del giovane vanno aggiunte le consuete attenzioni per lo sport, praticato o visto, musica varia ed un’arruffata capigliatura, la disperazione di mamma’.
Le circostanze potrebbero far pensare ad un ragazzo un tantino viziato, un po' attaccato alle sottane di donna Luisella, zuppa di latte e maglia di lana. Macché, normalissimo lui e assolutamente moderata nelle premure la mamma, i due vivono un rapporto misurato dal metro del naturale affetto, amicizia e stima reciproca, ma Augusto a mettere su casa oggi non ci pensa più, concentrando ordinari interessi per un lavoro dignitoso, per una giusta indipendenza economica, dopo aver intensamente rivolto in passato una straordinaria attenzione all’hobby delle zanzare.
E' lecito a tal punto chiedersi questo benedetto ragazzo come le catturasse e che ne facesse poi; le metteva sotto vetro? le fermava con microspilli oppure le spiaccicava contro una parete precostituita da simboli di classificazione? per caso le ingoiava e ne determinava il tipo dal sapore? No, che schifezze! Probabilmente facendosi pungere, dal prurito, dolore e rossore diversi le classificava, diciamo, in contumacia.
Niente di tutto ciò, Augusto non era mai stato aggredito da alcuna zanzara in vita sua; questa è la chiave della storia.


Ischia

 

La scoperta della dote soprannaturale avvenne in campeggio quando, quindicenne, in compagnia di due amici, gli fu concesso di trascorrere una vacanza alternativa.
L’aspetto alternativo non derivava dal fatto che si trattasse di Ischia o dell'attraversamento di un po' di mare, bensì per la ‘coincidenza’ che lì, a pochi metri dal camping, erano in vacanza anche le famiglie dei ragazzi. Di fatto le pratiche igieniche, estetiche e alimentari erano svolte ‘alternativamente' presso le rispettive dimore familiari.
I ragazzi, infatti, si erano intestarditi ad andare in campeggio ma essendo una pratica nascente occorrevano alcune precauzioni. Pionieri e coraggiosi nuovi adepti si mescolavano alle poche e distanziate tende e roulotte della pineta in una sorta di scommessa con la natura che ancora comunque riusciva a disporre di leggi e sovranità.
L'organizzazione precaria, i servizi carenti e le ricorrenti difficoltà facevano sì che i tre ragazzi in pratica nel campeggio vi dormissero soltanto, almeno per ammortizzare in qualche modo la spesa della canadese acquistata pochi giorni prima e non senza sacrifici alla Fiera della Casa. Normale invece era invece la frequenza dello stabilimento balneare degli altri amici, quelli retrogradi, poco intraprendenti e che mai avrebbero apprezzato addormentarsi sotto le stelle, tra aghi di pino e canti di cicale.
Al mattino l'ingresso al lido Medusa dei tre naturisti era variamente accolto. Qualcuno si limitava a chiedere scontate informazioni sulla fauna estera del camping o su come si fossero accampati, ma la maggior parte, fra commenti più o meno ripetibili, perseguitavano i tre con argomentazioni ironiche sulla civiltà delle caverne, l'uso della clava e paleo-utensili vari mentre l'Uomo ormai era quasi sulla Luna.
L'orgoglio degli imputati però si assestava sempre su quote apprezzabili di tacita organizzazione, omertà e complicità.
Uniti di fronte al comune nemico, senza mai separarsi un solo istante col pericolo di contraddirsi, si compiacevano di narrare fatti incredibili accaduti durante le notti, episodi salgariani da turbare anche il più scettico degli uditori, le meraviglie di una pineta lontana dalla comune immaginazione, rocce dalle strane forme e perfino animaletti blu.
Quando poi la platea cominciava a scaldarsi (per il sole) qualcuno proponeva un tuffo generale e ... l'onore era salvo.


Il segnale

Giampiero e Fausto, i compagni di avventura, non avevano una costituzione particolarmente diversa da quella di Augusto, né egli pareva essere dotato di un colorito diverso dagli altri, tanto più che in primavera, prima di operarsi alle tonsille, ne aveva fatte di analisi e nessun medico aveva mai accennato a qualcosa di atipico; fatto sta che un mattino il risveglio dei tre ragazzi in tenda dette adito a non poche perplessità.
A determinare l'allarme furono le condizioni di Giampiero.
Non un solo centimetro del corpo dello sventurato era stato risparmiato dalle zanzare. Addirittura su di un braccio irriconoscibile ancora lentamente ne avanzava una, ormai incapace di sollevarsi per il ventre esageratamente rigonfio. Soddisfatta ed ubriaca di sangue ma rassegnata ormai a una pericolosa condizione pedonale la zanzara si fermò su di un piccolo neo attendendo la fatale reazione nemica. Ma Giampiero non riusciva a muovere neanche un mignolo, sussurrò quindi ad Augusto di compiere l'estremo gesto, in segno di amicizia ed in virtù dei compiti scambiati in classe. Augusto prima si preparò ad avventarsi sull'insetto, poi un po' per lo stato già precario del braccio dell'amico ed un po' per la fin troppo manifesta rassegnazione della bestiola rallentò la corsa, deviò la mano verso la propria fronte e come dinanzi ad una folgorazione si bloccò in silenzio mentre una lieve piega della guancia cambiò direzione disegnando un sorriso.
Giampiero voleva morire di rabbia e stupore. Ma come era possibile? Stava lì coperto di piaghe, il mostro, il capro espiatorio di un’orda di sanguinarie era pronto per essere giustiziato, Augusto aveva anche il neo come punto di riferimento e l'amico proprio ora si faceva venire gli scrupoli? Roba da non credere. A questo punto col poco fiato che gli restava invocò Fausto, evidentemente destatosi prima dei due e presumibilmente nei dintorni a respirare il primo ossigeno del mattino. Ma forse di ossigeno a Fausto ne sarebbe occorsa una bombola intera; giaceva infatti privo di sensi sotto un pino con i pugni chiusi e avvolto di brina. Immediatamente soccorso da Augusto riprese quattro dei propri sensi, a mala pena infatti riuscì a sollevare il lembo di una palpebra, lo spazio sufficiente per fare scivolare una lacrima di disperazione. "Sono cieco!". Esclamò. Il volto tumefatto, due salsicciotti per labbra, recava evidenti i segni di migliaia di punture; stupiva soprattutto la geometria dei segni, come un messaggio sopranaturale. Augusto si bloccò di nuovo, era il secondo segnale, un grande giorno.
Intanto Giampiero in tenda attendendo ancora aiuti e ignorando la situazione esterna cominciò a inveire, a soffiare e perfino a sputare sul proprio braccio. Ciò evidentemente dovette dare nuova ed insperata energia alla zanzara che dal neo riuscì finalmente a decollare sfiorando poi con sfacciata delicatezza la guancia di Augusto.
Dopo una visita in farmacia, la notte seguente trascorse senza problemi; Giampiero e Fausto, cosparsi integralmente di crema, al mattino erano in piena forma, curiosi di verificare le condizioni di Augusto ma al dolore del giorno prima poterono solo aggiungere stupore e un po’ di invidia.


Le conferme

A settembre di quell’anno la Piedigrotta vinse il solito confronto a distanza col Carnevale.
Preparativi accurati, speciali rappresentazioni in piazza, vecchie trovate rispolverate celebravano anche il gemellaggio con una città giapponese; i carri allegorici, dopo tanto tempo, si riaffacciavano lungo il tradizionale percorso.
La famiglia Speranza, da poco rientrata da Ischia, un'attrazione come quella non poteva perdersela. Abitare alla Riviera in occasione della Festa di Piedigrotta era una vera fortuna; c'era un tempo perfino chi dava in fitto i balconi per assistere alla sfilata. Per la serata finale don Antonio aveva invitato colleghi, amici e parenti. Mancavano solo gli amici di Augusto, preferendo assistere alla ‘amichevole’ allo stadio S.Paolo dove addirittura era di scena sua maestà Pelè.
Come sardine gli ospiti erano stipati sui tre balconi fronte-strada e forse la sola presenza di Fausto e Giampiero sarebbe stata fatale per l'integrità generale.
Il solidale aggregato di corpi al centro del quale era capitato Augusto emanava copiosamente effluvi di deodoranti, lavande e odori più naturali. L'inevitabile emicrania fu solo l'aperitivo di ciò che l'aspettava: i fuochi a mare.
Uguali a sempre, come sempre interminabili e fragorosi, venivano chiusi dalla granata finale, una via di mezzo tra la bomba atomica e la fine del mondo. Come tradizione prescrive il gruppo si trasferì quindi in massa nell'adiacente Villa Comunale per consumare gli ultimi tarallucci sugna e pepe, qualche lupino e casomai un bicchiere di Gragnano ghiacciato.
Augusto restò in casa. Quell'insperato silenzio di uomini e cose lo voleva tutto per se, ne approfittò per stendersi, mani alla nuca, senza il minimo sonno, pervaso da una strana ansia; chiuse gli occhi, come nell'imminenza di una sorpresa.
La luna in cielo o un pesciolino in un immenso acquario in quel momento avrebbero fatto fin troppo rumore per le tempie del povero Augusto eppure rimase piacevolmente colpito da un lieve fruscio e un delicato soffio sulla fronte seguiti a breve da una vocetta sottilissima e gentile.
"Finalmente ti ho trovato, ti chiami Augusto, vero?"
"Ma chi è, che scherzo è questo? Avanti, su, entrate!"
"No Augusto, sono io, non mi riconosci, e pensare che sono settimane che ti cerco dopo l’attraversamento di un oceano, affrontando questo mondo così nuovo, solo per vederti e ringraziarti per quella volta in pineta".
"Di cosa? Ma forse sei ..., si, sei quella zanzara sul neo di Giampiero, poveraccio, lo combinasti proprio per le feste. Ehi, ma tu parli? Sto sognando o l'emicrania mi porta le allucinazioni ma sembra così reale".
"E’ proprio vero, Augusto, solo che noi zanzare non parliamo, ci facciamo capire vibrando le ali ma non credere che sia così con tutti, è un tuo privilegio, rarissimo al mondo.
Quando si è sparsa la voce, dell'episodio in pineta, c'è stata molta agitazione nella nostra comunità e per me è stato un vero onore essere prescelta per questa missione".
Il dialogo si protrasse purtroppo per poco, il rientro dei familiari interruppe bruscamente il prodigio. Donna Luisella entrò per augurare la buona notte al figliolo ricordandogli di chiudere la finestra per non far entrare le zanzare.
Rimasto di nuovo solo Augusto aprì meglio la finestra e accese ogni luce disponibile.
Convincersi di essere nel pieno delle proprie facoltà quando accadono certi fatti è molto difficile eppure lì c'era poco da dubitare; un altro essere vivente cui la scienza ufficiale non riconosceva alcuna capacità espressiva aveva avuto con lui un dialogo per nulla immaginario o intuitivo ma ragionato e recitato, addirittura in italiano.
Rifletteva emozionato, ma come per colui che avendo ormai messo piede sulla luna non ne fa più un fatto prodigioso, così Augusto ora pensava solo a rincorrere senza emozioni la straordinaria strada che il destino gli stava spianando.
Non dovette attendere molto per confermare le attese e compiere un ulteriore passo non meno importante del primo.
Conobbe così la seconda creatura, Zara, e si, perché ora doveva pensare a riconoscerle, una specie di classificazione.
Zara non conosceva Augusto ma ne aveva ovviamente sentito parlare; questa volta però il dialogo fu quasi a senso unico. Tante erano le cose da chiedere che non si rese conto di lasciare spazio all'ospite solo per brevi risposte.
Seppe così che Zara proveniva dal bosco di Capodimonte e che non era una novità per una zanzara parlare con un animale di filogenesi così lontana: una di loro, di Agnano, unica al mondo, riusciva a parlare con i cavalli, molti i cavalli, ma solo lei e anche qui tutto era accaduto per caso.
La notizia apriva ad Augusto scenari insperati. Mettendosi in contatto con quella zanzara avrebbe in pratica esteso la comunicazione ai cavalli e casomai con uno in particolare di essi capace di conversare con scimmie, leoni e così via.
Tramite una zanzara e un po' di pazienza, avrebbe potuto a poco a poco interloquire alla fine con un altro uomo, coinvolgendo però tutto il Regno Animale.
Una nuvoletta breve di fumo e di Zara ne rimase solo il nome.
La sua tragica fine fu causata da un diabolico congegno elettronico per lo sterminio degli insetti 'estivi', una specie di esecuzione su sedia elettrica dopo una sentenza dettata dalla legge del più forte, l'uomo.
Nessuna giustizia universale avrebbe mai consentito che una creatura come Zara, già condannata per natura a breve esistenza, finisse così per aver causato qualche prurito.
In quella nuvoletta svaniva l'esistenza di un originale creatura e nasceva la trama di una singolare storia d'amore.


E cosa accadde poi

Augusto non uscì più di casa per giorni. Col tempo si arricchiva il suo bagaglio di conoscenze.
Prese contatto con ogni tipo di zanzare italiane, straniere munite di interprete, grandi, piccole e finanche eroine con recenti passati di guerra.
A entusiasmarlo molto fu la visita dell'unica superstite, detta Zanzibar, di una squadriglia di kamikaze che la sera prima aveva aggredito in picchiata il succulento braccio del cavalier Masullo del piano di sopra, vittima predestinata e perciò munita di spray, zampironi e fornellini vari.
Conobbe poi un gruppo di profughe dalla vicina palude bonificata del lago Patria e in attesa della terra promessa.
Augusto decise così il suo futuro: l'entomologia con particolare riguardo ai ditteri. Quando fu dunque il momento,  si iscrisse alla Facoltà di Scienze aspettando con ansia i corsi di Zoologia-2, Anatomia comparata ed Etologia.
Superò quasi distrattamente gli esami con lo sguardo sempre rivolto oltre.
Proprio la distrazione gli costò cara. Nel frequentare le esercitazioni di Genetica sperimentale realizzò solo alla fine che nelle provette, centrifughe, e soprattutto sotto la lente del suo microscopio e in tutto il laboratorio l'oggetto della ricerca erano i cromosomi delle cellule giganti delle ghiandole salivari della Drosophila Melanogaster.
Quante vittime innocenti, sorelle assassinate per amore di quella scienza che proprio lui voleva rivoluzionare. Prima dell'esame voleva mollare tutto ma poi stringendosi una mano sul cuore andò a prendersi l’unico diciotto del suo libretto.
Quel giorno aveva sul collo un vistoso cerotto che non riusciva a coprire del tutto un purpureo alone infiammatorio, il segno di una vendetta che nessuno avrebbe mai profetizzato, l'ultimo rapporto che Augusto avrebbe avuto con una zanzara, una puntura rapida, precisa e silenziosa.

Gli amici vanno spesso a trovarlo nella sua solitudine ricca di pensieri, rassegnazione e finestre spalancate per lunghe ed interminabili notti nella attesa di un fruscio, una carezza, ..... un perdono.

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