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Felice e la lupa



di Aldo Vetere


La copertina e le Illustrazioni sono di Marco Petrella




Felice e la lupa immagine
              “Che ci fai qui?” Disse la Lupa. “Perdonatemi, rispose Felice. Mi ero perduto fra le nuvole dei miei pensieri. “Eppure all’ingresso della boscaglia ci sono avvisi dappertutto : Attenti ai lupi! Possibile che tu non li abbia visti?”. “Mi dispiace ma come vi ho detto stavo seguendo i fili di  un ragionamento e non mi sono accorto di avere superato di un bel po’  il limite della foresta.” Questo è un bel guaio per te. Lo sai, vero?” “Si, lo capisco dal tono duro della vostra voce  ma oramai è fatta e non credo che voi siate disposta a farmi tornare indietro.” “Non posso. Perderei la faccia davanti a tutto il branco.” “Ma se non c’è nessuno!” “Questo lo dici tu. Sono tutti qui intorno e stanno aspettando che io dia il buon esempio” “Cioè?” “Oh Bella! Devo sbranarti. Vedi che ho la coda dritta e le orecchie tese verso l’alto e che ti sto mostrando i denti? La devi considerare una seria minaccia. Ma non hai paura?
Io no signora Lupa. Avete degli occhi a mandorla così dolci e trasparenti e un muso così gentile.” “ Non dire sciocchezze. Piuttosto dammi una mano a fare ciò che devo. Comincia a correre” “ E dove volete che vada a quest’ora di notte? E poi non ne ho alcuna voglia. Perché dovrei correre?” “Beh mi sembra evidente. Perché io  possa rincorrerti, girarti attorno, rinchiuderti in un angolo e saltarti addosso per poi morderti alla gola. E’ così che fanno i lupi.” “ Ma lo dovete proprio fare?” “Certo, è scritto nel mio Dna .  Ma com’ è che  sei così ignorante?”  

“Io sono appena arrivato e non ho avuto il tempo di imparare le cose che voi dite”. “Eppure conosci la mia lingua.”  “SI, è Vero. Me ne sono accorto solo adesso” “E’ la prima volta che incontro un umano che conosce la lingua dei lupi. Ma tu da dove vieni?” “Se devo esservi sincero non lo ricordo ma voi avete detto che sono un umano. Da cosa l’avete capito?” “ Dal fatto che sai camminare su due zampe e che sei sbadato  . Nessuno si sarebbe avventurato da solo in una foresta abitata da branchi di  lupi affamati per di più di notte che è il tempo della caccia e senza nemmeno uno schioppo o un’arma da difesa. Ma adesso ti prego aiutami a compiere il mio dovere. Scappa verso quella piccola radura laggiù. Sarà questione di  pochi secondi. Sento già che qualcuno dei miei colleghi sta rumoreggiando. Non vorrei che tornassero indietro perché sarebbero guai seri anche per me.” “ Abbiate ancora un po’ di pazienza signora Lupa. Se devo morire almeno che sappia per quale motivo. E poiché mi sembra che voi siete bene informata su come stiano le cose, vorrei che me lo spiegaste bene.” “ Avrebbero dovuto farlo i tuoi genitori. Ma a quanto pare tu o non li hai o non li hai mai conosciuti se no non mi avresti fatto questa domanda. Va bene ti dirò il perché ma poi mi prometti che ti metti a correre?” “Si ve lo prometto” La Lupa lanciò uno sguardo supplichevole verso il branco che se ne stava nascosto oltre la siepe perché pazientasse qualche minuto ancora poi si   accovacciò ai piedi della grande quercia e cominciò a parlare:” “Vedi giovanotto. A proposito come ti chiami?” “Non lo so signora Lupa. Ma mi potete chiamare Felice.

 E’ il nome scritto sulla targhetta che porto al collo”.  “Va bene Felice, stammi a sentire. Quando ero ancora  un cucciolo di lupo vivevo in una grande tana scavata nella roccia non lontano da qui..” Felice con un balzo si sistemò nel mantello grigio e folto della lupa. “Ma che accidenti fai! Mi stai facendo perdere la pazienza. Io a quest’ora  avrei già dovuto  chiamare i miei compagni per invitarli a rosicchiare le tue ossa.” “Vi chiedo perdono ma ho avuto un brivido di freddo e poi se mi posso permettere la vostra pelliccia è soffice come una palla di zucchero filato e calda come una tazza di cioccolata” “E va bene ma questa è l’ultima confidenza che ti prendi. Chissà che cosa staranno pensando i miei compagni” “Se sono nel bosco oltre la radura forse non se ne sono nemmeno accorti”. “ Lo dici perché sei ignorante e non sai che di notte i lupi vedono a decine di  metri di distanza. Ma non perdiamo altro tempo . Allora ti dicevo della tana. Durante i 60 giorni dello svezzamento mia madre è rimasta sempre vicino a me e tra una poppata e l’altra mi ha raccontato la storia della nostra famiglia e mi ha insegnato tutte le regole per essere un buon lupo e per sopravvivere nella foresta.” “E vostro padre?” “Mio padre l’ho visto poche volte. Durante l’allattamento si affacciava nella tana per portare da mangiare a mia madre e poi se ne andava via subito con gli altri maschi del branco. Lui allora aveva una posizione dominante all’interno del gruppo e doveva prendere ogni giorno decisioni importanti e spesso queste decisioni comportavano che non di rado bisognava spostarsi di notte anche per 200 chilometri” “E cosa vi raccontava vostra madre nel buio di quella buca?” “ Mi ha insegnato per prima cosa che dovevo essere fiero di essere un lupo. Che un tempo molto lontano i lupi erano i mammiferi più diffusi sul pianeta e che vivevano felici nelle foreste e nelle praterie rispettati da tutti gli altri animali. Poi mi raccontò che un giorno gli uomini arrivarono fino all’estremità del nostro territorio ed incominciarono ad  addentrarsi nella foresta. Tagliarono molti alberi e con la legna costruirono le loro tane poi fecero dei recinti e vi rinchiusero con la forza alcuni animali . Presto presero possesso di gran parte della foresta senza curarsi degli abitanti che vi dimoravano da tempo immemorabile compreso noi lupi che fummo costretti ad arretrare fino alle grandi pietraie dove vivevano i nostri fratelli orsi. Al principio i nostri progenitori cercarono  di contrastarli ma tutti i tentativi furono vani. Da allora in poi capimmo che potevamo sopravvivere solo in gruppo nascondendoci di giorno e cacciando di notte quando di solito gli uomini hanno paura di entrare nel nostro territorio.” “Mi spieghereste che cos’è la paura? E’ una parola che avete nominato più volte ma io non ne conosco il significato” “ Questa è bella! D’altro canto non mi meraviglio. Se tu l’avessi  provata almeno una volta  non te ne staresti tranquillo e beato sdraiato nella mia pelliccia a pochi centimetri dalle mie fauci. Sei un cucciolo di uomo diverso da tutti gli altri. Se non fosse così saresti già scappato a gambe levate. Il solo fatto di avermi incontrato sulla tua strada avrebbe dovuto farti battere forte il cuore, toglierti il respiro e paralizzato le gambe.

 

 Ma non ti hanno insegnato la favola di Cappuccetto Rosso e del lupo cattivo? .Vuoi sapere che cos’è la paura? E’ presto detto. La paura è la solitudine che provano gli uomini quando sentono avvicinarsi l’ora della loro morte. Noi lupi non abbiamo questa paura perché la morte è la naturale conseguenza della nostra presenza su questa terra. Non ne facciamo una tragedia, l’importante è morire con dignità. Ecco quello che ci divide dagli esseri umani: la dignità. Scommetto che è un’altra parola che non conosci e della quale vorresti sapere il significato. Aspetta un momento. Non ti muovere. C’è qualcuno che si avvicina. Sento il suo odore nel vento. Devono aver mandato un lupo novizio in avanscoperta per capire per quale ragione non ti ho ancora sbranato e chiamato gli altri a condividere le tue carni.” La lupa si alzò ritta sulle zampe dopodiché girò più volte su se stessa e si acquattò di nuovo sotto la grande quercia. In risposta a questo segnale si udì un breve lamento intervallato da un rumore come un singhiozzo poi più niente. “ Sono riuscita ad ottenere dell’altro tempo ma oramai siamo agli sgoccioli Felice” “Vi prego lupa, aspettate ancora un momento. Mi stavate parlando della  dignità. Che cosa è? Ditemelo poi se vorrete mi  potrete sbranare.” “Non ho tempo per spiegartelo ma forse lo capirai da te. Adesso fai bene attenzione a quello che ti dico. Saltami in groppa e tieniti ben aggrappato al pelo della mia pelliccia. Fai conto che si tratta di un gioco ma stai attento a non cadere perché in quel caso io non potrò aiutarti. Dobbiamo correre più veloci del vento ed arrivare al limitare della foresta.

 

Quando saremo sulla radura salta giù e scappa. Nessuno dei miei compagni ti inseguirà perché quello è  territorio degli uomini ma devi allontanarti in fretta.” “ Ma non dovevate sbranarmi?” “Ci ho ripensato ma ora fa come ti ho detto” “ Ma cosa diranno quelli del branco?. Se non staranno al gioco se la prenderanno con voi. Ci andrete di mezzo voi e io non voglio che voi ci rimettiate per la mia sbadataggine.” “ Stammi bene a sentire Felice. Io sono la prima a sorprendermi del mio comportamento. Ma come ti ho detto ho cambiato idea. Sarà perché ti sei accucciato nel mio grembo senza nessuna paura come un cucciolo di lupo. Sarà per chissà quale motivo. Ma questo non è il momento di discuterne. Il branco è tutto schierato a poche decine di metri da noi. Hanno capito che non ti sbranerò e non vogliono rinunciare ad una preda dalle carni tenere come le tue. Perciò non mi creare altre difficoltà. Ti prego, monta sul mio dorso e tieniti forte.” Si accovacciò per favorirgli il compito. Felice ubbidì. Con un salto le salì in groppa e vi si distese per tutta la sua lunghezza affondando le mani e il viso nella  pelliccia folta e umida. “Bravo! Adesso ti faccio vedere quanto veloce può correre un lupo” Si alzò di scatto, scalciò con le zampe di dietro per darsi la spinta iniziale, drizzò le orecchie e dopo avere annusato l’aria per essere sicura della direzione da prendere spalancò i suoi occhi azzurri verso la luna dei suoi antenati e  ululò  con quanto fiato aveva in gola dopodiché partì in direzione della grande radura. Al suono di  quel  lamento  misterioso e antico di migliaia di anni che come una lama attraversava le montagne, tutti gli animali della foresta si rifugiarono nelle loro tane e  gli  uomini che con le torce stavano rastrellando il territorio in cerca del bambino scomparso rabbrividirono ed imbracciarono in tutta fretta i fucili che avevano in spalla. Contemporaneamente i lupi che erano rimasti silenziosi dentro la boscaglia in attesa di partecipare al pasto ,
uscirono dai loro nascondigli e al comando del capo branco si lanciarono all’inseguimento della lupa che aveva tradito.                                             
La lupa corse più veloce del dio dei venti, saltò i fossati, evitò le trappole, le grandi pietre nascoste tra gli arbusti, gli acquitrini, le voragini e tutti gli ostacoli della foresta finché con il cuore che le batteva a mille uscì dalla boscaglia e si ritrovò all’aperto nella grande spianata.


Felice e la lupa seconda immagine
Dietro di lei tutto il branco rassegnato per non  essere riuscito a raggiungere la fuggitiva  si era sistemato ansimante a semicerchio sul limitare della foresta alla giusta distanza di tiro dagli uomini  che con i fucili spianati  si erano fermati increduli per la scena che si presentava davanti ai loro occhi. La lupa si accucciò. “Adesso puoi scendere Felice. Sei arrivato a casa. Ci sono i tuoi simili.  Va pure. Non hai più nulla da temere.” Felice si guardò intorno. Davanti a lui un omaccione che sembrava essere il capo di quella squadra di uomini in assetto di guerra gli fece segno di avvicinarsi e gridò : “Non avere paura Felice. La lupa è sotto tiro. Non può farti più niente ma tu allontanati così possiamo ucciderla senza timore  di  colpirti. Avanti, vieni. Poi ci racconterai tutto. Certo sei stato imprudente ad inoltrarti da solo nella foresta ma adesso il peggio è passato. Forse non hai visto i cartelli o forse non sai ancora leggere.” “Io so leggere benissimo signore. Sui cartelli sta scritto “Attenti ai lupi” . Su tutti i cartelli c’è scritto la stessa cosa.” “Allora dovevi saperlo che ti andavi a cacciare in un grosso guaio. I lupi sono animali feroci e non hanno pietà per nessuno. Sei stato fortunato che non ti abbia divorato in un solo boccone. Ora scostati così posso prendere la mira.” “No, Aspettate un momento. Questa lupa non è cattiva come dite voi e non è vero che mi avrebbe mangiato in un solo boccone. Forse in principio sì ma poi ci ha ripensato. Non potete ucciderla.” “Questo non è affar tuo Felice. Sono i grandi che prendono le decisioni non i marmocchi come te. E poi come fai a dire che questa lupa è buona.

 

Tutti lupi sono dei demoni a quattro zampe. Se non avessimo i fucili quelli che ansimano alle tue spalle sul limitare della foresta ci avrebbero già  sbranati.” Felice guardò la lupa che intanto si era alzata ed aveva assunto un’aria di sfida nei confronti dell’omaccione che aveva il fucile puntato verso di lei e non sembrava per nulla disposto a recedere dalle sue intenzioni bellicose. “Ascoltami bene Felice perché non c’è molto tempo. Adesso tu devi prendere la tua strada ed io la mia. La tua avventura è appena cominciata mentre la mia finisce qui. Quell’ uomo grosso che imbraccia il fucile ha ragione. Se non fosse venuto armato i miei compagni avrebbero fatto di lui e degli altri un solo boccone e non solo per sfamare i cuccioli ma anche per ribadire una differenza che per noi lupi ha un’importanza fondamentale. Decine di migliaia di anni fa alcuni cani selvatici forse perché vecchi e malandati fecero un patto con le tribù degli uomini e accettarono di seguirli e di fare loro la guardia durante i loro spostamenti in cambio dei resti del loro cibo. Doveva essere un patto alla pari fra due specie di predatori con reciproci vantaggi. E invece gli uomini ne approfittarono. E man mano che progredivano e diventavano più numerosi misero loro una corda al collo e ne fecero dei ridicoli trastulli per i loro cuccioli. Ma il patto non funzionò con la razza dei lupi grigi. Noi non abbiamo mai accettato il compromesso con gli uomini e per quanto ci abbiano perseguitato e decimato al momento decisivo abbiamo sempre dimostrato loro  la differenza che ci contraddistingue”.




Felice e la lupa terza immagine

“Parli della dignità?” “Sì Felice. In questa parola c’è tutto il valore della vita” “Ecco perché non potete tornare indietro?” Se lo facessi i miei compagni avrebbero il diritto di sbranarmi per assicurare ai loro cuccioli la carne che io non sono stata in grado di procurare. E’ la regola del branco nei confronti dei traditori e non si discute. Ma io ho un’altra possibilità.” “Quale?” “Morire in combattimento come un vero lupo. L’omone con il fucile non avrà il coraggio di impossessarsi della mia carcassa per via dei miei compagni che fremono dietro le querce e così le mie carni potranno soddisfare la fame dei cuccioli ed io sarò riabilitata. Ricordati Felice che non devi per forza essere perfetto in ogni momento della tua vita; sarebbe troppo pretenderlo. Ma quando arriverà anche per te il momento della grande solitudine, allora sì, prenditi la tua medaglia. Ora lasciami fare la sola cosa che ho imparato da piccola: la lupa. Al mio “tre” fai un balzo alla mia sinistra. Addio Felice.” “Addio lupa”. La grande radura si illuminò all’improvviso del chiarore della luna proprio mentre la lupa partì zigzagando verso il gruppetto di uomini armati finché non valutò possibile la distanza che la separava dall’omaccione e tentò un impossibile salto verso la sua preda. La luna fece appena in tempo a colorare di luce le sue zanne bianche ed i suoi occhi azzurri quando una scarica di pallettoni pose fine alla sua esistenza.
Felice che conosceva per chissà quale diavoleria la lingua dei lupi percepì il suo ultimo e impercettibile ululato ma non ne svelò mai a nessuno il significato.

 

Chiunque che viva nella foresta o nella grande radura potrà dargli il senso ed il valore che crede.

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