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Chi corre in Campania ?


immagine di podisti


Peppe Lietz



Peppe Lietz alla Mare-Monti Peppe Lietz alla Mare-Monti

Parliamoci chiaro: tutti quelli che conosco corrono per mangiare!
E anche io sono tra quelli: 4-5 anni fa, ho cominciato a viaggiare per motivi di lavoro e la sera l’unica piacevole compagnia la trovavo in trattoria. Risultato: 15 chili in più ed il colesterolo in aumento.
A quel punto delle due l’una: o smettere di mangiare o cominciare a correre! Chi mi conosce sa che non avrei mai scelto la prima soluzione!
E allora dopo aver passato la gioventù a correre dietro una palla (calcio, pallamano, tennis tavolo,etc.) mi sono trovato a  46 anni a correre “inutilmente”.
Non è esattamente piacevole; è come prendere l’olio di fegato di merluzzo, ma sai che ti fa bene e allora ti sforzi di farlo. Peraltro trovandomi sempre in giro per lavoro, per evitare di correre tra lo smog del traffico cittadino ero (e sono) costretto a scendere all’alba (per non dire di notte: alle 5 del mattino!!).
Ad un certo punto arrivato ad una condizione dignitosa e superata la paura di un infarto da sforzo ho cominciato ad entrare in contatto con altri runner e mi sono lasciato convincere (non senza sforzo) a provare una garetta per trovare uno stimolo diverso. Ho cominciato con la mezza maratona di Napoli e da allora mi sono cimentato in altre esperienze simili trovando così un motivo diverso per svegliarmi presto, mettermi in pantaloncini e maglietta e uscire al buio con una temperatura a volte sotto lo zero (corro spesso a Torino, Milano, Padova, etc.) e rendermi ridicolo ai ragazzi che a volte a quell’ora rientrano a casa dopo le loro bisbocce.
Ma un paio di anni fa mi sono lanciato in una impresa che non avrei mai creduto di riuscire a compiere: correre una Maratona, 42192 metri, 3 ore e mezza sempre di corsa. Mi sembrava una follia inarrivabile, guardavo con ammirazione altri runners che lo avevano fatto e li pensavo come eroi!
Ho cominciato a prepararmi, ho sbagliato, mi sono infortunato, ho ricominciato, ho insistito, e finalmente a Firenze ho portato a termine l’impresa: è stata una esperienza indimenticabile come capita poche volte nella vita. Corri tra moltissima gente che in qualche modo partecipa alla festa, lotti con te stesso per non fermarti, per non rallentare, non senti più le gambe che ormai vanno da sole, ma corri! E ad un certo punto vedi lo striscione dell’arrivo e capisci che ce l’hai fatta, vorresti fare salti di gioia, vorresti esultare, ma non sarebbe giusto perché la gioia vera, forte, interiore non riusciresti ad esprimerla in nessuna maniera.
Ora, dopo queste esperienze, dopo un infortunio lungo, dopo un’altra maratona, correre non è più un sacrificio, ma un piacere, non che sia diventato bello svegliarsi prestissimo, anche la domenica anche col buio anche col freddo, ma ogni volta che si torna, sotto la doccia, si prova la dolce sensazione di essere un pochino più ricco perché hai vinto un’altra piccola gara, contro te stesso, contro il cronometro, contro il contachilometri: un’altra maratona si avvicina!


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