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Sergio Bruni e la "voce nasale"



Si potrebbe dire che Sergio Bruni ha inventato la "voce nasale", divenuta uno dei modi più caratteristici e autoctoni d'interpretazione del repertorio napoletano. Sarebbe sbagliato.
La voce nasale è un modo popolare e antico di cantare, uno stile rimasto in uso specialmente nelle campagne e nei paesi meno toccati dal contatto con le grandi scuole di canto della Napoli Capitale; si può dire, in altre parole, che la voce nasale nasca dalla stessa parlata napoletana.
Sergio BruniSergio Bruni
L'aver scoperto in sé questa cifra stilistica e averla saputa veicolare con sensibilità e coerenza: questi i meriti di Sergio Bruni.
Voglio raccontare un aneddoto personale. Diversi anni fa fui contattato da un cantante semiprofessionista per degli arrangiamenti strumentali. Quando si presentò a casa mia questo distinto signore si proclamò subito e senza mezzi termini un "Bruniano naturale". Davanti alla mia manifesta perplessità fu costretto a spiegarmi che lui, sì, insomma cantava come Sergio Bruni, ma la cosa gli veniva assolutamente spontanea e naturale. La sua spiegazione sottintendeva –con un certo disprezzo- l'esistenza di un'altra categoria, i biechi "Bruniani artificiali", che imitavano evidentemente Sergio Bruni in maniera del tutto forzata e quindi –in qualche modo- fraudolenta. L'episodio ci dimostra in che considerazione fosse tenuto Sergio Bruni ma ci dice anche, nella sua ingenuità, che la voce di Bruni era –ed è- effettivamente una voce naturale, una voce del popolo.
Dagli anni 50-60 in poi il successo di Bruni fu unanime e nazionale, visto che fece diverse incursioni nel repertorio in italiano (ricordiamo la celebre "Il mare"). Il fatto è che, all'epoca e anche a livello nazionale, si volevano voci nuove che fossero originali e fortemente caratterizzate; potevano anche avere dei difetti, l'importante era che fossero immediatamente riconoscibili e identificabili. L'esatto contrario di quanto avviene oggi. Senza citare i cantautori, si pensi a Celentano, Dorelli, Morandi, Reitano, o a Massimo Ranieri, divenuto poi grande interprete della canzone napoletana.
Qual è lo stile di Massimo Ranieri? Semplicemente quello di madre natura che gli ha fatto dono di una voce inconfondibile e inimitabile. Che però, proprio per questo, non può fare scuola, come invece ha fatto scuola Sergio Bruni. Attualmente la più bella voce nasale napoletana –sia pure abbastanza diversa da quella di Bruni- appartiene a Giovanni Mauriello, già membro della Nuova Compagnia di Canto Popolare e ora cantante solista. Devo aggiungere -per concludere- che, nel progressivo degrado della Canzone napoletana a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, lo stile alla Sergio Bruni si è notevolmente imbarbarito; il timbro nasale è esagerato e condito da inutili e prolissi gorgheggi che spesso fanno a pugni con arrangiamenti strumentali gonfi di effetti elettronici (nell'illusione di rendere il tutto "più moderno").
Sergio Bruni, uomo di gusto, buon chitarrista e autore non eccelso ma delicato, si rendeva conto del germe di decadenza insito nella produzione in serie, nell'acritica proliferazione di canzoni sempre più indifferenziate e simili l'una all'altra. E, infatti, "festeggiò" la definitiva soppressione del Festival di Napoli che era diventato, a suo avviso, una vera e propria fabbrica di canzoni insulse.
Che penserebbe dell'attuale situazione?     

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