Pietrarsa
Pietrarsa: officina modello ieri, museo oggi
(da un articolo di Ciro La Rosa pubblicato dalla rivista l'Alfiere); segue una
galleria di foto gentilmente donateci da Elio Bellucci.
Lo stabilimento di Pietrarsa fu voluto da Ferdinando "perché del
braccio straniero a fabbricare le macchine, mosse dal vapore il Regno
delle Due Sicilie più non abbisognasse...".
Per realizzare lo stabilimento
fu acquistata un'area che si chiamava "Pietrabianca" - posta tra
i Comuni di Portici, S, Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano
detta anche "Croce del Lagno" - ma il nome della zona era stato cambiato
in Pietrarsa nel 1631 in seguito all'eruzione del Vesuvio perché
la lava era giunta fino a quel punto della costa.
L'officina aveva un'estensione di oltre 36.000 Mq. Venne costruita
con criteri di grande spaziosità affinchè il personale si sentisse a suo
agio; in continuità ideale del "Laboratorio Pirotecnico e Meccanico"
con sede a Torre Annunziata venne dotata dì una sorprendente e vasta
attrezzatura che, per l'epoca, non temeva confronti con i più moderni
ritrovati della tecnica: Torni Withworth, Foratoi Manchester, Spianatoi
Sharp e Collier. Inoltre ad essa venne annessa una "Scuola d'Arte"
dove si insegnavano matematica, geometria, scienze meccaniche, lingue,
architettura civile e disegno meccanico con applicazione pratica
di arti e mestieri (Carpentiere, tornitore, fonditore e macchinista). Nel
1842 vi lavoravano già 200 operai.
Nel 1845 iniziò la costruzione di
una serie di 7 locomotive su modello inglese. La prima fu chiamata
"Pietrarsa" e fu anche la prima ad essere consegnata alle "Regie
Strade Ferrate del Regno". Nello stesso anno le officine furono visitate
dallo Zar Nicola I di Russia, il quale ne rilevò la pianta che gli servì
poi per realizzare il complesso industriale di Kronstadt.
Dai cantieri di
Pietrarsa uscivano, sia per il fabbisogno nazionale che per l'esportazione,
locomotive, rotaie, vagoni e motori per la navigazione a vapore.
Nel 1847 i cantieri sono in pieno sviluppo, vi lavorano 982 operai, di
cui 224 militari e 738 civili, senza contare i dirìgenti e gli impiegati
amministrativi.
In quegli anni la struttura è ormai completa in
tutti i reparti: l'opificio di Pietrarsa è il primo nucleo industriale della
penisola italiana precedendo di 44 anni la nascita della BREDA e di
57 anni quella della FIAT.
Caduto nel 1860 il Regno delle Due Sicilie, cominciò il suo decadimento.
Lo stato lo cedette per un canone irrisorio di lire 46.000 annue alla ditta
Bozza che soppresse la Suola d'arte, aumentò l'orario di lavoro ed
effettuò licenziamenti, cosa che provocò il 6 agosto 1863 fermenti tra
le maestranze che furono repressi dai Bersaglieri. Lo stabilimento venne dato, tra alterne vicende, a vari Enti e
Società, ma mai si pensò di effettuare un radicale ammodernamento
delle strutture ed attrezzature che col tempo divennero usurate ed antiquate.
Il museo di Pietrarsa
Quando si pensò di ideare un Museo Nazionale delle Ferrovie, negli
anni '70 , la scelta cadde su Pietrarsa che dopo essere stata restaurata e
risistemata nella sua primaria struttura venne parzialmente aperta
come Museo nel 1982 e poi inaugurato, in occasione dei 150 anni delle
Ferrovie, nell'ottobre 1989.
Nel Museo di Pietrarsa sono esposte ben 26 locomotive a vapore,
8 elettriche, 5 diesel, 2 elettromotrici a terza rotaia e 10 carrozze.
Il treno più importante è la riproduzione funzionante del primo convoglio
Napoli-Portici del 1839. Ricostruito nel 1939 per il centenario
delle Ferrovie, è composto da una locomotiva Bayard, una carrozza di
prima classe, due di terza e un bagagliaio.
Galleria di foto del Museo
(ringraziamo Elio Bellucci per le foto della galleria)