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Lo sviluppo delle Ferrovie nel Regno delle due Sicilie



Nella continua polemica tra chi tenta di rivedere e rivalutare le condizioni del Meridione al momento dell'Unità d'Italia e chi, al contrario, ritiene che non ci sia nulla da riesaminare, uno degli argomenti preferiti da parte di quest'ultimi è la facile considerazione su quali fossero le condizioni delle strade ferrate del Regno delle due Sicilie nel 1860.
Il numero di chilometri di ferrovia del Sud Italia era ampiamente inferiore a quello esistente nel Piemonte, a fronte del fatto che il primo collegamento ferroviario italiano era stato appannaggio del Regno delle due Sicilie con la famosissima tratta Napoli-Portici del 1839.
Ci si domanda a cosa possa essere servito essere stati i primi a realizzare una ferrovia, se a questo non è seguito poi un adeguato ed articolato piano realizzativo di collegamenti ferroviari su tutto il territorio.
Gaetano Fiorentino, in un lungo articolo pubblicato su L'Alfiere, propone la storia complessiva dello sviluppo delle strade ferrate tra il 1840 e il 1860 nel Regno delle due Sicilie. Noi abbiamo estratto da questo articolo l'individuazione e la trattazione delle due principali ragioni del mancato sviluppo della rete ferroviaria meridionale.



Le Ferrovie del Regno delle due Sicilie: l'orografia del territorio



Quando si parla delle dimensioni modeste delle strade ferrate delle Due Sicilie prima dell'unità, si dimentica la particolare orografia del meridione, per la maggior parte montuoso, con due sole pianure in Campania e Puglia, ed estese zone paludose un po' dovunque.
Tutto ciò portava a dover superare non pochi problemi tecnici di costruzione con costì elevatissimi e con mezzi e tecnologie da poco introdotti. Ben diversa si presentava la situazione nelle pianure del nord, ove forse le uniche questioni difficili erano il superamento dei fiumi e di terreni in qualche punto collinari.
Era quindi molto più facile procedere velocemente e con minori costi al settentrione che al sud: basti pensare ai dislivelli da superare per collegare Napoli con Foggia, o con le città del Molise e dell'Abruzzo per non parlare della Basilicata e della Calabria!






Le Ferrovie del Regno delle due Sicilie: il finanziamento


(NDR Fiorentino fa riferimento alla modalità individuata da Ferdinando II per finanziare i progetti di sviluppo della rete ferroviaria; il sovrano preferì puntare sulla concessione delle singole tratte agli imprenditori interessati, che si impegnavano alla costruzione delle linee in cambio degli incassi, o di quota di essi, per un certo numero di anni; con questa modalità Ferdinando II intendeva procedere alla realizzazione della Rete Ferrata senza dover gravare sui conti pubblici)


... costi enormi per le finanze napoletane e per una pubblica amministrazione attenta a non gravare con un eccessivo passivo il bilancio dello stato, né spremere i cittadini con eccessivi carichi tributari diretti e indiretti, a differenza di quel che avveniva in Piemonte e successivamente dopo l'unità in tutta la penisola, da parte di un governo particolarmente dotato di una eccezionale inventiva nel trovare e nell'escogitare sempre nuove e più pesanti imposte.
Per i privati dotati di concessioni alla costruzione dì linee ferroviarie ottenute dal governo borbonico, potrebbe essere avvenuto, al momento di aver effettuato con attenzione e con il progetto definitivo di tutte le opere da eseguirsi, di rilevare chi i costi economici dell'operazione fossero molto più elevati di quelli preventivati all'inizio. Perciò, pur avendo calcolato un ritorno con buoni margini di profitto dei capitali investiti nell'operazione, ma solo dopo anni di esercizio delle tratte costruite, avrebbero potuto avere qualche dubbio sull'utilità economica dell'operazione per la rilevante somma da impiegare, optando per un momento di riflessione o la ricerca di ulteriori finanziamenti.
Questo spiegherebbe i ritardi tra l'ottenimento delle autorizzazioni governative e l'avvio delle opere, come pure il non aver dato corso ad alcun lavoro nonostante fossero titolari di una concessione.





Le Ferrovie del Regno delle due Sicilie: e dopo l'Unità d'Italia?



Possiamo oggi rilevare, con profondo rammarico, che per decenni le linee più antiquate del Regno d'Italia e poi della Repubblica Italiana furono e sono una prerogativa del solo meridione, accompagnate naturalmente dalle vetture più vecchie, sporche e mal ridotte, cosi come, mentre al nord i tempi di percorrenza si riducevano grazie a nuove tratte, raddoppio dei binari, materiali nuovi e più efficienti, nessun ammodernamento veniva effettuato al sud.
Basterebbe considerare quali siano oggi i tempi di percorrenza per raggiungere da Napoli le città della Puglia, per non parlare di quelle del Molise o dell'Abruzzo.
Che dire delle ore impiegate da Reggio Calabria a Taranto per ferrovia? Percorsi che con l'automobile o con pullman privati si coprono con la metà o con un terzo del tempo.

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