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Giuseppe Bruscolotti

 

 

Giuseppe Bruscolotti è stato per tantissimi anni la bandiera del Napoli. Nato a Sassano (SA) il 1/6/51, Bruscolotti  ha iniziato la sua carriera calcistica nel Sorrento per poi approdare a 21 anni, nel 1972, al Napoli.
Bruscolotti: una sua foto in campo Bruscolotti: in campo
Con il Napoli Giuseppe Bruscolotti  ha giocato ben 501 partite in  16 stagioni concludendo la sua carriera nell'annata 1987/88.
Bruscolotti è stato un difensore arcigno e duro, di quelli che una volta dovevano necessariamente avere sulla schiena il numero 2, come il grande Tarcisio Burgnich. Era bravissimo in marcatura;  sempre rifacendosi alle abitudini di una volta,  la punta presa in carico da Giuseppe Bruscolotti era abitualmente quella con il numero 11; stiamo quindi parlando della punta più avanzata della squadra avversaria, dell'attaccante fisicamente più forte: tra questi  ricordiamo Gigi Riva, Pierino Prati, Paolino  Pulici.
Ebbene tutti questi giocatori e tanti altri non dimenticheranno mai il trattamento loro riservato da Giuseppe Bruscolotti!
Giuseppe Bruscolotti: un giocatore duro, forte nei contrasti ma corretto, rispettoso dell'avversario!
Ha vissuto epoche completamente diverse nella storia del Napoli, ha "servito" sotto tanti allenatori e con compagni di caratura estremamente variabile: dagli illustri carneadi nei Napoli di fine anni 70, al più grande giocatore di tutti i tempi. Giuseppe Bruscolotti è stato capitano del Napoli per molti anni prima di cedere la fascia, di sua iniziativa, per l'appunto, a Maradona.
Intervistiamo Giuseppe Bruscolotti, passando in rapida rassegna alcuni dei momenti più significativi vissuti a  Napoli; ecco gli argomenti trattati:

 

Giuseppe Bruscolotti: il soprannome di pal'e'fierro

                                             

Quicampania: Caro Bruscolotti, incominciamo con una domanda secca; quando e come è nato il soprannome di Pal'e fierro?
Giuseppe Bruscolotti: il soprannome mi è stato dato a Napoli, non a Sorrento. Alcuni amici osservarono che quando c'era uno scontro di gioco e un avversario mi sbatteva contro, immancabilmente cadeva a terra come se fosse sbattuto contro un "pal'e fierro".

 

                                             

Giuseppe Bruscolotti: l'arrivo a Napoli

 

Quicampania: sei approdato in Serie A giovanissimo; quali furono le tue sensazioni?
Giuseppe Bruscolotti: mi trovai subito molto bene grazie all'allenatore dell'epoca, Beppe Chiappella, un vero padre di famiglia.
Mi inserii molto presto, le mie doti furono subito valutate positivamente durante il ritiro ed infatti esordii nella prima giornata contro la Ternana.  Io ci misi tutta la mia volontà dal primo momento, dal primo giorno di ritiro precampionato. Mi ricordo che durante il primo allenamento, vidi il gruppo tirato da Capitan Juliano. Mi avvicinai e gli chiesi con molta umiltà  se potevo correre anch'io in prima linea, perché così ero abituato. Antonio disse di sì e da allora sempre a tirare gli allenamenti. Fui fortunato, perché in quell'anno il Napoli aveva rivoluzionato completamente la squadra a seguito della cessione di Zoff alla Juve. Da Torino la campagna acquisti fu quindi guidata dal manager, allora della Juve, Italo Allodi che fece arrivare a Napoli tanti giovani. Anche per questo non mi sentii spaesato.
Quicampania: Ti ricordi di qualcuno in particolare.
Giuseppe Bruscolotti:: mi ricordo che insieme a me arrivò un altro difensore di marcatura, un giovane di vent'anni: Gianni Vavassori. E'stato un grandissimo stopper, forte fisicamente, deciso e cattivo, bravissimo nell'anticipo, forte anche nel sostenere il centrocampo. Pur non essendo altissimo, aveva la capacità comunque di prenderla lui di testa o di non farla prendere all'avversario, anche se questi era un gigante come Chinaglia. Pensa, che nell'intero  nostro primo anno di Serie A, gli attaccanti avversari marcati da me e Gianni che fecero goal si contarono sulle dita di una mano, e sottolineo una!
Purtroppo Gianni un paio di anni dopo si fece male al ginocchio e pur continuando a giocare a buoni livelli non ebbe le soddisfazioni che meritava: per me poteva diventare un Cannavaro.

 

                                      

Giuseppe Bruscolotti: il Napoli di Vinicio


Quicampania: dopo il primo anno con Chiappella, cominciò una esperienza per te molto importante. Arrivò Vinicio. I tifosi si ricordano di quel Napoli come il più bel Napoli mai visto, a livello di gioco di squadra. Addirittura sotto questo aspetto il Napoli di Vinicio è considerato superiore anche al Napoli di Maradona. Cosa ricorda Giuseppe Bruscolotti, uno dei protagonisti di quel Napoli.

bruscolotti: il napoli di Vincio Bruscolotti: nel Napoli di Vinicio
Giuseppe Bruscolotti: fu una esperienza bellissima. Cominciammo subito alla grande: nella prima partita casalinga battemmo la Juve per 2-0; erano decenni che il Napoli non riusciva a batterla: ricordo ancora la botta tremenda da fuori area di Canè con Zoff inutilmente in volo per pararla. Ti racconto un episodio curioso: arrivammo in ritiro pre-campionato in tarda serata. Ci vennero a chiamare perché l'allenatore voleva parlarci. Era una cosa stranissima, in genere si incominciava a fare sul serio il giorno dopo. Vinicio ci parlò e ci disse che aveva intenzione di sconvolgere il modulo di gioco che allora era utilizzato. Voleva giocare "alla olandese": fuorigioco, pressing, ruoli intercambiali, nessun punto fisso per l'avversario, etc.etc. Ci disse che tale rivoluzione richiedeva il nostro pieno coinvolgimento e tanta applicazione negli allenamenti. Ci chiese di fargli sapere se eravamo d'accordo. Il mattino dopo gli demmo il nostro appoggio. Poi sapemmo che aveva già deciso di andare via se non avessimo accettato.
La squadra si rafforzò ulteriormente  l'anno dopo: arrivarono Massa al posto di Canè e soprattutto arrivò il mio idolo di gioventù: Burgnich!  Pensa che da bambino avevo i suoi poster appesi alla parete. Era il mio giocatore ideale: tosto, deciso, forte. A lui mi sono sempre ispirato.
Fu un grande Napoli. Sacchi afferma di aver fatto, detto, inventato, etc.etc. Quando noi giocavamo in quella maniera, Sacchi non era ancora un allenatore! Pensate che  con l'arrivo del grande Burgnich,  in casa giocavamo senza libero, la qual cosa oggi può sembrare normale ma all'epoca era  un fatto rivoluzionario. Burgnich era formalmente il libero, ma in casa Burgnich  passava a stopper e La Palma, che era lo stopper, passava a spingere sulla fascia sinistra: in pratica giocavamo con un uomo in più a centrocampo. Il risultato era che frequentamente in pochi minuti riuscivamo ad andare in vantaggio e spesso ci scappava la goleada. La stessa mossa fu replicata nell'anno dello scudetto: Renica era il libero, ma nel primo tempo in genere abbandonava la difesa e si spostava a laterale sinistro.
Bruscolotti: foto di Dino Zoff Dino Zoff fermò il Napoli a Torino

Quicampania:: andammo molto vicini allo scudetto. Eravamo in testa con la Juve e ci giocammo il campionato nello scontro diretto a Torino. Cosa ti ricordi?
Giuseppe Bruscolotti: la partita fu decisa da un fuoriclasse: Dino Zoff. Loro andarono in vantaggio nel primo tempo. Dopo l'intervallo ritornammo in campo convinti della nostra forza (come accadrà anni dopo quando vincemmo a Torino 3-1 nell'annata dello scudetto); attaccammo da subito, pareggiammo, continuammo ad attaccare sostenuti dal tifo di decine di migliaia di napoletani. Qui si decise la partita: due legnate di Juliano furono parate da Zoff, e solo lui ci sarebbe potuto riuscire. Poi a due minuti dal termine su un calcio d'angolo, dopo una serie di rimbalzi, Altafini ci fece goal. Da allora fu chiamato dai napoletani Cor'ngrato.  

 

                                         

Napoli-Anderlecht ovverosia Giuseppe Bruscolotti-Anderlecht

 

Quicampania:: terminata l'era Vinicio, il Napoli tornò ad uno dei suoi allenatori storici: Pesaola. Di questo periodo il ricordo più bello è quello legato alla Coppa delle Coppe del 1976. Riusciste ad arrivare in semifinale. L'avversario designato era il temibilissimo Anderlecht, squadra belga di grandi tradizioni e soprattutto arricchita dalla presenza di un fuoriclasse olandese, l'attaccante Reesenbrink.
Tutti i napoletani ricordano lo scontro dell'andata non tanto, come un Napoli-Anderlecht,  ma come Giuseppe Bruscolotti-Anderlecht. Ci ricordi cosa accadde?

Bruscolotti: foto dell'allenatore Pesaola Il Petisso

Giuseppe Bruscolotti: per noi già era stata un'enorme soddisfazione essere arrivati  in semifinale. Il terrore di tutti era questo Reesenbrink. Il Petisso (questo era il soprannome di Pesaola) decise che la marcatura dell'olandese sarebbe stata affidata a me. Incominciò così la sua preparazione psicologica. Ricordo che il giorno prima della partita, durante il ritiro,  stavo leggendo il giornale in poltrona. Arriva il Petisso con un altro e, facendo finta di non avermi visto, attacca: "Ma che vuole questo Reesembrink? Va dicendo che viene qui, fa due – tre goal, fa quello che vuole, nessuno lo può fermare..". E così via per caricarmi. Io smisi di leggere il giornale e gli dissi che Reesenbrink era fortissimo, che avrei fatto il possibile. E lui mi disse:" Stia tranquillo, so quanto lei vale e ce la farà".
Caricato a dovere, arrivò la partita. Ci fu una palla lunga verso di noi lanciata dal centrocampo. Saltammo in due: lui per girarla, io per rinviare. Purtroppo, in questo doppio movimento, lo presi con la fronte sulla tempia. Cadde a terra e perse conoscenza. Passai alcuni minuti  di terrore pensando al peggio: tentarono di alzarlo più volte e lui si afflosciava. Poi finalmente si riprese,anche se dovette uscire dal campo.
A cinque minuti dalla fine poi, ci fu una punizione dal limite. Sulla palla Juliano. Mentre loro contestavano la punizione, io avanzai, mi piazzai  e  chiamai il capitano:  "Anto', Antonio". Lui mi diede la palla, non ho visto più niente, ho tirato e ho fatto goal! Che emozione,  sono cose che rimangono per sempre. Ancora oggi dopo gli scudetti, ancora oggi si ricordano di quella partita!

Quicampania: per la cronaca, al ritorno foste eliminati, dopo aver giocato alla grande, a causa di un arbitraggio vergognoso..
Bruscolotti: io non giocai perché ero squalificato, so solo che alla fine Tarcisio Burgnich, ormai giunto alla fine della carriera,  inseguì per tutto il campo l'arbitro….          

 

                                                    

Napoli-Perugia


Quicampania: passiamo all'annata 1980-81; è l'anno del terremoto. Il Napoli, partito malissimo, si riprende, fa tanti punti e a cinque giornate dal termine è in testa alla classifica con un calendario favorevole.
In programma al San Paolo Napoli-Perugia, con il Perugia che viene a Napoli senza alcuna pretesa. Prima di parlare di questa partita, ci dici qualcosa di quella  squadra?
Giuseppe Bruscolotti: eravamo partiti male, poi arrivarono Rudi Krol e Luciano Marangon.
Rudi era un fuoriclasse, aveva un modo d calciare incredibile, i suoi lanci erano un piacere da vedere. All'inizio però non andammo bene: non conosceva il  calcio italiano e noi difensori marcatori (io e Moreno Ferrario) eravamo invece abituati a sentire alle nostre spalle la presenza di un libero pronto a chiudere. Qui invece ci giravamo e non trovavamo nessuno. Però bastarono poche partite per metterci d'accordo e tutto andò per il meglio. Marangon, poi, fece moltissimo, la fascia sinistra la consumava. In avanti avevamo due giocatori rapidissimi, Pellegrini e Damiani e il nostro gioco era finalizzato alle loro caratteristiche. In quel campionato vincemmo però solo una volta fuori casa: troppo poco per chi vuole vincere il campionato.
Quicampania:: arriviamo a Napoli-Perugia
Giuseppe Bruscolotti: Moreno Ferrario nel primo tempo fece purtroppo un autogoal. Ci riversammo in attacco; abbiamo tirato tante, tante volte, abbiamo preso pali, traverse. Non avessimo avuto occasioni!  Ma noi ne avemmo tante, ma il pallone non volle entrare. La settimana dopo pareggiamo con la Fiorentina in casa e il sogno finì.

 

                                   

Giuseppe Bruscolotti: i segreti delle sue marcature

 

Quicampania: ci sveli qualche segreto delle tue marcature?
Giuseppe Bruscolotti: io appartengo alla vecchia razza di marcatori, per intenderci alla Burgnich. La palla a metà tra difensore ed attaccante deve essere del difensore! Ero duro, ma corretto con tutti. Ho marcato nei miei 16 anni di carriera tutti i più grandi attaccanti di due generazioni: Riva, Boninsegna, Prati, Anastasi, Elkjaer, Juary, Rumenigge.  Con Bianchi sono poi  passato a marcare anche i cosidetti numeri 10: Platinì, Zico, Conti, Fanna tutti giocatori che la palla la nascondevano.
Quicampania: qualche antipatia?
Bruscolotti: antipatie personali, no. Mi è sempre piaciuto giocare contro i giocatori che le davano e le prendevano come me, senza mai lamentarsi. E' il caso di Riva, potente ma corretto, i gomiti li teneva alti per difendere la palla, non per far del male agli avversari. Mi hanno sempre infastidito invece  i giocatori pronti a lamentarsi per niente, "arbitro qua, arbitro là". Poi questi giocatori veloci, piccoli e tecnici, come Fanna, Bruno Conti, Juary erano i tipi che se gli andava bene una prima azione poi si esaltavano e non li tenevi più: la mia tattica era di fermarli dall'inizio, facendo sentire da subito la mia fisicità….  
Quicampania: ti ricordi di qualche scontro in particolare?
Bruscolotti: il primo anno a ventuno anni feci capire a San Siro a Boninsegna, un tipo che picchiava, che non avevo paura di niente e di nessuno. Con Elkjaer a Verona, lo scontro durò per tutta la partita, le presi e le diedi: nei due anni successivi  non è venuto a giocare  al San Paolo!
Con Vialli a Napoli, intervenni per sedare una lite con Bagni; Viali non capì e dopo ci furono scintille con un mio intervento un po’ pesante…

 

                                          

Giuseppe Bruscolotti: laurea ad honorem


Quicampania:: recentemente in occasione di una partita della Nazionale, Gigi Riva ha parlato di te.
Giuseppe Bruscolotti: ha detto: "Voi non sapete come era duro Giuseppe Bruscolotti!"; poi mi ha dato una grande soddisfazione; ha infatti affermato che solo tre giocatori gli avevano dato fastidio nel corso della sua grande carriera di bomber: Burgnich, Vogts( NDR è il mitico terzino della nazionale tedesca avversaria dell'Italia nel celeberrimo Italia-Germania 4-3) e Bruscolotti.
Quicampania: una vera e propria Laurea ad honorem per Giuseppe Bruscolotti!

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