Giuseppe Bruscolotti è stato per tantissimi anni la bandiera del Napoli. Nato a Sassano (SA) il 1/6/51, Bruscolotti ha iniziato la sua carriera calcistica nel Sorrento per poi approdare a 21 anni, nel 1972, al Napoli.
Quicampania: Caro Bruscolotti, incominciamo con una domanda secca; quando e come è nato il soprannome di Pal'e fierro?
Giuseppe Bruscolotti: il soprannome mi è stato dato a Napoli, non a Sorrento. Alcuni amici osservarono che quando c'era uno scontro di gioco e un avversario mi sbatteva contro, immancabilmente cadeva a terra come se fosse sbattuto contro un "pal'e fierro".
Quicampania: sei approdato in Serie A giovanissimo; quali furono le tue sensazioni?
Giuseppe Bruscolotti: mi trovai subito molto bene grazie all'allenatore dell'epoca, Beppe Chiappella, un vero padre di famiglia.
Mi inserii molto presto, le mie doti furono subito valutate positivamente durante il ritiro ed infatti esordii nella prima giornata contro la Ternana. Io ci misi tutta la mia volontà dal primo momento, dal primo giorno di ritiro precampionato. Mi ricordo che durante il primo allenamento, vidi il gruppo tirato da Capitan Juliano. Mi avvicinai e gli chiesi con molta umiltà se potevo correre anch'io in prima linea, perché così ero abituato. Antonio disse di sì e da allora sempre a tirare gli allenamenti. Fui fortunato, perché in quell'anno il Napoli aveva rivoluzionato completamente la squadra a seguito della cessione di Zoff alla Juve. Da Torino la campagna acquisti fu quindi guidata dal manager, allora della Juve, Italo Allodi che fece arrivare a Napoli tanti giovani. Anche per questo non mi sentii spaesato.
Quicampania: Ti ricordi di qualcuno in particolare.
Giuseppe Bruscolotti:: mi ricordo che insieme a me arrivò un altro difensore di marcatura, un giovane di vent'anni: Gianni Vavassori. E'stato un grandissimo stopper, forte fisicamente, deciso e cattivo, bravissimo nell'anticipo, forte anche nel sostenere il centrocampo. Pur non essendo altissimo, aveva la capacità comunque di prenderla lui di testa o di non farla prendere all'avversario, anche se questi era un gigante come Chinaglia. Pensa, che nell'intero nostro primo anno di Serie A, gli attaccanti avversari marcati da me e Gianni che fecero goal si contarono sulle dita di una mano, e sottolineo una!
Purtroppo Gianni un paio di anni dopo si fece male al ginocchio e pur continuando a giocare a buoni livelli non ebbe le soddisfazioni che meritava: per me poteva diventare un Cannavaro.
Quicampania: dopo il primo anno con Chiappella, cominciò una esperienza per te molto importante. Arrivò Vinicio. I tifosi si ricordano di quel Napoli come il più bel Napoli mai visto, a livello di gioco di squadra. Addirittura sotto questo aspetto il Napoli di Vinicio è considerato superiore anche al Napoli di Maradona. Cosa ricorda Giuseppe Bruscolotti, uno dei protagonisti di quel Napoli.
Quicampania:: terminata l'era Vinicio, il Napoli tornò ad uno dei suoi allenatori storici: Pesaola. Di questo periodo il ricordo più bello è quello legato alla Coppa delle Coppe del 1976. Riusciste ad arrivare in semifinale. L'avversario designato era il temibilissimo Anderlecht, squadra belga di grandi tradizioni e soprattutto arricchita dalla presenza di un fuoriclasse olandese, l'attaccante Reesenbrink.
Tutti i napoletani ricordano lo scontro dell'andata non tanto, come un Napoli-Anderlecht, ma come Giuseppe Bruscolotti-Anderlecht. Ci ricordi cosa accadde?
Quicampania: per la cronaca, al ritorno foste eliminati, dopo aver giocato alla grande, a causa di un arbitraggio vergognoso..
Bruscolotti: io non giocai perché ero squalificato, so solo che alla fine Tarcisio Burgnich, ormai giunto alla fine della carriera, inseguì per tutto il campo l'arbitro….
Quicampania: passiamo all'annata 1980-81; è l'anno del terremoto. Il Napoli, partito malissimo, si riprende, fa tanti punti e a cinque giornate dal termine è in testa alla classifica con un calendario favorevole.
In programma al San Paolo Napoli-Perugia, con il Perugia che viene a Napoli senza alcuna pretesa. Prima di parlare di questa partita, ci dici qualcosa di quella squadra?
Giuseppe Bruscolotti: eravamo partiti male, poi arrivarono Rudi Krol e Luciano Marangon.
Rudi era un fuoriclasse, aveva un modo d calciare incredibile, i suoi lanci erano un piacere da vedere. All'inizio però non andammo bene: non conosceva il calcio italiano e noi difensori marcatori (io e Moreno Ferrario) eravamo invece abituati a sentire alle nostre spalle la presenza di un libero pronto a chiudere. Qui invece ci giravamo e non trovavamo nessuno. Però bastarono poche partite per metterci d'accordo e tutto andò per il meglio. Marangon, poi, fece moltissimo, la fascia sinistra la consumava. In avanti avevamo due giocatori rapidissimi, Pellegrini e Damiani e il nostro gioco era finalizzato alle loro caratteristiche. In quel campionato vincemmo però solo una volta fuori casa: troppo poco per chi vuole vincere il campionato.
Quicampania:: arriviamo a Napoli-Perugia
Giuseppe Bruscolotti: Moreno Ferrario nel primo tempo fece purtroppo un autogoal. Ci riversammo in attacco; abbiamo tirato tante, tante volte, abbiamo preso pali, traverse. Non avessimo avuto occasioni! Ma noi ne avemmo tante, ma il pallone non volle entrare. La settimana dopo pareggiamo con la Fiorentina in casa e il sogno finì.
Quicampania: ci sveli qualche segreto delle tue marcature?
Giuseppe Bruscolotti: io appartengo alla vecchia razza di marcatori, per intenderci alla Burgnich. La palla a metà tra difensore ed attaccante deve essere del difensore! Ero duro, ma corretto con tutti. Ho marcato nei miei 16 anni di carriera tutti i più grandi attaccanti di due generazioni: Riva, Boninsegna, Prati, Anastasi, Elkjaer, Juary, Rumenigge. Con Bianchi sono poi passato a marcare anche i cosidetti numeri 10: Platinì, Zico, Conti, Fanna tutti giocatori che la palla la nascondevano.
Quicampania: qualche antipatia?
Bruscolotti: antipatie personali, no. Mi è sempre piaciuto giocare contro i giocatori che le davano e le prendevano come me, senza mai lamentarsi. E' il caso di Riva, potente ma corretto, i gomiti li teneva alti per difendere la palla, non per far del male agli avversari. Mi hanno sempre infastidito invece i giocatori pronti a lamentarsi per niente, "arbitro qua, arbitro là". Poi questi giocatori veloci, piccoli e tecnici, come Fanna, Bruno Conti, Juary erano i tipi che se gli andava bene una prima azione poi si esaltavano e non li tenevi più: la mia tattica era di fermarli dall'inizio, facendo sentire da subito la mia fisicità….
Quicampania: ti ricordi di qualche scontro in particolare?
Bruscolotti: il primo anno a ventuno anni feci capire a San Siro a Boninsegna, un tipo che picchiava, che non avevo paura di niente e di nessuno. Con Elkjaer a Verona, lo scontro durò per tutta la partita, le presi e le diedi: nei due anni successivi non è venuto a giocare al San Paolo!
Con Vialli a Napoli, intervenni per sedare una lite con Bagni; Viali non capì e dopo ci furono scintille con un mio intervento un po’ pesante…
Quicampania:: recentemente in occasione di una partita della Nazionale, Gigi Riva ha parlato di te.
Giuseppe Bruscolotti: ha detto: "Voi non sapete come era duro Giuseppe Bruscolotti!"; poi mi ha dato una grande soddisfazione; ha infatti affermato che solo tre giocatori gli avevano dato fastidio nel corso della sua grande carriera di bomber: Burgnich, Vogts( NDR è il mitico terzino della nazionale tedesca avversaria dell'Italia nel celeberrimo Italia-Germania 4-3) e Bruscolotti.
Quicampania: una vera e propria Laurea ad honorem per Giuseppe Bruscolotti!