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Luigi Fiorentino


Emanuela Catalano ci racconta normalmente dei grandi artisti napoletani. Questa volta dedica la sua attenzione a un giovane, che nei primi mesi del 2012, ha mostrato al grande pubblico il suo grande potenziale: Luigi Fiorentino.






Sul palco di ITALIA’S GOT TALENT abbiamo avuto l’occasione di vedere un ragazzo di Ischia che delle qualità che contraddistinguono i nativi di quelle terre porta stimmate profonde.

Col solo ausilio di una sfera di cristallo, un giovane, carico della sua potente poesia interiore, nel tempo più breve, un attimo, come un ‘artefice magico, quel  Sik Sik di eduardiana memoria, ci ha trascinati nella sua “magia”.
Come se avesse appreso da Eduardo in persona quelle movenze misurate, quei gesti pacati che permettono ad un’artista di adire alla “magia” del cuore, di riuscire con lievità a trasportarci, nostro malgrado, in un mondo altro da quello del nostro quotidiano vivere, volgare e violento.

Luigi Fiorentino porta in scena un’emozione poetica densa e antica, che discende dalla commedia dell’arte e da quello che Napoli ha trattenuto di questi lontani modi teatrali nella figura di Pulcinella.
Pulcinella nella sua accezione di più elevata poesia, quando suona il mandolino e non quando cerca pantagrueliche razioni di “maccarune” per colmare una fame atavica.

Queste lunari parvenze, rarefazione di un personaggio che diventa umano e provvisto di sentimenti veri e profondi,  espressi attraverso suoni non provenienti dall’apparato fonetico del corpo umano.

Eduardo, che Pulcinella l’aveva nel cuore, ma che teneva, per la sua Napoli, alla coscienza della realtà, nel suo teatro di parola, ha dato spazio, spesso, a personaggi “muti”, privi di parola, come quelli che caratterizzano la commedia “ Le voci di dentro” o come il protagonista di “Mia famiglia” .

Ecco, forse inconscio erede di questa tradizione, con la sua sfera, Luigi Fiorentino non ci predice il futuro ma cattura il nostro sguardo conducendoci con la sua semplice  poesia alla ricerca di quella “magia” che può appagare la nostra anima, far riconoscere in noi stessi quelle qualità altrimenti perdute, che ci definiscono uomini, diversi dalle bestie.


Emanuela Catalano

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