Oggi 27 Novembre 2015 è morto Luca De Filippo.
Subito mi torna alla mente il suo volto nelle mille sfaccettature che il teatro gli ha permesso. Il suo volto, che il tempo, giorno dopo giorno, faceva sempre più simile a quello di suo padre, come due gocce d’acqua.
Abbiamo perduto un grande Attore ed un uomo riservato che ha saputo vivere una vita difficile e complicata mostrandoci grande serenità.
La sua carriera, come per tutti in famiglia, una famiglia di attori da tre generazioni, era iniziata a soli 7 anni sul palcoscenico, nel ruolo di Peppiniello in Miseria e Nobiltà, l’opera più famosa del suo straordinario nonno paterno: Eduardo Scarpetta.
Luca questo nonno non lo ha neppure conosciuto, ed anzi, per scelta del padre portava il nome dell’altro nonno, Luca De Filippo, nonno materno a cui Eduardo preferiva rifarsi nel ricordo.
"Scetate Lucariello", questa battuta di apertura della commedia Natale in casa Cupiello che Eduardo ha scritto ben prima della nascita del figlio, ci dice che l’ispirazione per quel padre così dolce e poetico derivava da quel Nonno.
Chissà quante volte Eduardo si sarà rivolto al figlio con questo vezzeggiativo affettuoso: "Lucariello", che certo gli suonava nelle orecchie fin dall’infanzia. Questo nome suonava, nella casa abitata dalla famiglia De Filippo con l’eco sorda del silenzi delle stanze dove la morte, ancora quando Luca era in tenera età, aveva infierito, portando via prima Luisella, la sorellina e poi Thea, la mamma.
Quando mi capitava d’incontrarlo mi diceva: “Ma Lei di me sa tutto!”.
Ho seguito quest’attore fin da giovane, quando ne scoprii il nome sulle locandine teatrali torinesi. Ho visto tutti gli spettacoli che, anno dopo anno, portava nei teatri italiani.
Il mio amore per l’opera di Eduardo, iniziato da bambina, quando mio padre mi portava a vederne gli spettacoli teatrali, è proseguito con la televisione, la lettura e lo studio dei testi, e sempre, ancora a teatro.
In quegli anni il gossip era veramente poco, ma non erano le notizie sensazionali quelle che cercavo, ero curiosa di sapere se Luca , così come le altre figlie di suo padre, le commedie, fosse straordinario.
E così era!
Un Attore con la maiuscola, bravo oltre suo padre, oltre ogni altro.
Sono stata fortunata a poterlo vedere e ricordarlo in interpretazioni di teatro moderno e contemporaneo che, scevre della geniale arte del padre mettevano Luca in luce per quel che lui era Attore: interprete fine e spontaneo, misurato eppur gigantesco proprio per la pacatezza dei gesti e dei toni, privo di inflessioni partenopee, per nulla legato alla vena popolaresca che spesso si mostra nei napoletani.
L’ho poi rivisto nelle riprese delle farse del nonno Scarpetta messe in scena da Eduardo regista negli anni’70. Interpretava, col suo fisico allampanato e poetico, Felice Sciosciammocca, il gagà da Vaudeville col quale Luca raggiungeva vertici equivoci straordinariamente espressivi, pienamente calato in un teatro di fine ‘800.
Poi ancora diretto dal padre, protagonista di una delle sue opere più recenti : "De Pretore Vincenzo", una favola moderna, un testo poco rappresentato, ma un punto fermo nella produzione drammaturgica di Eduardo, che nel mio ricordo è fortemente legato alla recitazione di Luca De Filippo.
Dopo la morte del padre, Luca ha deciso di sacrificarsi come attore per mantenerne vivo il teatro. E di questo grande atto d’affetto, generosità e rispetto umani, condotto contro il proprio interesse di Attore dobbiamo dare a Luca De Filippo pieno riconoscimento.
"Ho avuto il privilegio di vivere con mio padre" e questo privilegio ha fatto compiere a Luca un tributo d’amore grande verso quell’eccezionale padre, quell’unico familiare superstite come lui dallo scontro con la morte.
Negli ultimi trent’anni oltre a dirigere la fondazione intitolata ad Eduardo, ha continuare a recitare i testi di suo padre, e solo pochi giorni fa ha interrotto le repliche di "Non ti pago", una commedia storica tra le più straordinarie di Eduardo.
Sempre Luca ha fatto in modo che il Maestro Nicola Piovano potesse lavorare ad un poema inedito di Eduardo traendone un‘opera per voce recitante e musica intitolata Padre Cicogna.
Per realizzare questo progetto ha condiviso con noi anche un suo personalissimo ricordo paterno, la poesia Si te veco.
Grazie a Luca di averci saputo dare tanto di sé, con grande discrezione e stile delicato, da cui si evince l’uomo che è stato.
Firenze, 27 Novembre 2015
Emanuela Catalano
www.artemanuela.it